Il commento di Luciano: 26a giornata di serie A

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Buona settimana ai lettori, siamo alla settima di ritorno, 12 al termine, e sia in cima che in fondo tutto rimane in bilico, e le sorprese sono sempre in agguato. Ne sanno qualcosa in questo turno prima la Juventus, poi il Milan e infine l’Inter. Gli anticipi partono venerdì con il derby della Mole, a Torino c’è una Juventus che cerca di cavalcare l’onda dell’entusiasmo per i nuovi arrivati che, di primo impatto, sembravano aver cambiato corso alla stagione bianconera. Ma come spesso accade, le apparenze ingannano, e dopo un primo tempo quasi monotono a cura Juventus, le cose cambiano, e non di poco, nella ripresa si presenta un Torino che affila le corna e costringe i rivali a schivare qualche colpo imprevisto. Ma la spiegazione non sta solo nella squadra di Juric che ha cambiato marcia, sta anche nell’inconsistenza di una Juventus che sembra aver già esaurito il “gas” prodotto dall’ingaggio di Vlahovic, addirittura sostituito e pressoché evanescente in campo. Ingannevole quindi la sensazione (credo non solo mia) che in chiusura del primo tempo la partita potesse già considerarsi fuori dalla portata del Torino. Infatti è bastato che i granata iniziassero a mordere le caviglie degli avversari per dare un’altra impronta alla ripresa. E alla fine, il pari (1-1) ad opera di un Belotti che non segnava da una vitapremia più la Juve che il Torino.
Qualche cenno di cronaca, specie sull’unico bianconero davvero in palla, DeLigt: progressivamente, negli ultimi giorni e poi nelle ultime ore, ha visto scomparire tutti i possibili partner di difesa. Prima Chiellini, poi Bonucci, infine Rugani. Ma che l’olandese sia un calciatore dalla qualità superiore, nonostante le sue iniziali difficoltà, è certificato. E così, eccolo andare a realizzare l’1-0, eccolo chiudere in maniera pulita e spettacolare su Belotti al limite dell’area, e fermare Brekalo davanti a con un intervento provvidenziale. Una roccia. Il migliore di una Juve appannatissima e, salvo ribaltoni ormai sempre meno probabili, fuori dalla corsa scudetto.
Altro anticipo, a Genova se la giocano Sampdoria ed Empoli. In attesa della piena disponibilità del neoacquisto Sebastian Giovinco, la Sampdoria supera “all’inglese” l’Empoli di Andreazzoli, a digiuno di vittorie, ora, da nove partite. Gara decisa da una splendida doppietta di Fabio Quagliarella (arrivato a 100 reti in maglia blucerchiata), ispirato da Candreva Bereszynski. Finisce 2-0: doriani che provano a chiamarsi fuori dalla zona retrocessione più tumultuosa salendo a 26 punti. Empoli che resta, invece, a quota 31.
Una Roma piena di assenze viene salvata da una sconfitta, al cospetto del Verona, dai sorprendenti giovani mandati in campo da Mourinho nel secondo tempo. Inizio fantastico del Verona di Tudor che grazie a due azioni ottimamente confezionate va sopra di due reti in 20 minuti: apre il solito Barak, decimo centro stagionale, raddoppia Tameze su assist di CaprariMourinho cambia all’intervallo e inserisce Zalewski capace di dare un cambio di ritmo ai suoi. Gli ingressi decisivi sono però quelli di Volpato Bove che entrambi, a pochi minuti dall’entrata in campo, realizzano il primo gol in Serie A. Ennesima rimonta subita dal Verona, dal doppio vantaggio al finale in parità (2-2)  mentre per la Roma preoccupa la prestazione dei primi 45 minuti.
In casa Salernitana, finché c’è Nicola, c’è speranza. E con Davide Nicola (alla prima da neoallenatore) anche la voglia di lottare e di battagliare vista questa sera. I granata sfoderano quella che potrebbe essere la miglior prestazione stagionale e fermano la capolista Milan. La partita viene aperta da Messias, che sfrutta più che altro un’amnesia di Ranieri in marcatura. Il pareggio è fantastico: rovesciata di Bonazzoli. Nel secondo tempo poi sale di colpo Leao, ma la classe del portoghese non basta ai rossoneri, stasera troppo a strappi e slegati nella continuità. A 20 minuti dalla fine Djuric timbra il vantaggio e porta l’Arechi in un’altra dimensione, ma un destro provvidenziale di Rebic (con Sepe non irreprensibile) riaccende la luce dentro l’oscurità più nera che rossonera. Per la banda di Pioli è uno stop pesante: domani l’Inter può tentare il controsorpasso. La Salernitana, invece, guadagna un punticino e prova a rilanciarsi nella corsa salvezza.
Domenica, pranzo in compagnia di Fiorentina e Atalanta al Franchi di Firenze. La spunta la viola, al termine di una gara un po’ nervosa, soprattutto nel finale quando si è notato anche qualche accenno di rissa, e Gasperini rimedia un’altra espulsione per proteste. La Fiorentina si mostra più intraprendente dall’inizio, una buona iniziativa sulla destra di Sottil al 20′ favorisce una girata di testa di Nico GonzalesMusso sventa il tentativo centrale. Buona occasione Atalanta al 33′ con Koopmeiners, che calcia di destro da buona posizione ma Dragowsky para. La Viola ci riprova con Castrovilli al 47′, destro dal limite e palla fuori di poco, ma il gol arriva nella ripresa, al minuto 11, quando il “pistolero” Piatek” aggancia al volo un cross in mezzo di Gonzales e di piatto destro mette alle spalle di Musso, vantaggio Fiorentina non demeritato. La risposta atalantina tarda soltanto 5 minuti, Malinowski pescato da un lancio in profondità di Pessina arriva al limite e spara il suo sinistro che non lascia scampo a Dragowsky. Purtroppo per lui, e per l’Atalanta, il VAR rileva un fuorigioco abbastanza dubbio, almeno dal vivo, di Hateboer, e il pareggio lampo dei nerazzurri è vanificato.  La Fiorentina di Italiano porta così a casa 3 punti che le aprono prospettive europee, con l’aggancio della Lazio a quota 42, sesto posto a 2 punti proprio dai nerazzurri dell’arrabbiatissimo Gasperini.
Lo scontro salvezza tra Genoa e Venezia finisce in parità, quarto segno x consecutivo per i rossoblu dall’arrivo di A.Blessin. Un 1-1, quello del Penzo, che fa sorridere parzialmente solo il Venezia, che si mantiene a +6 sul Grifone, in attesa di capire cosa combinerà il Cagliari nel posticipo di domani contro il Napoli. Accade tutto nel primo tempo: sblocca Henry di testa, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, e pareggia Ekuban al termine di una bella azione personale. Gara intensa, equilibrata, con occasioni da una parte e dall’altra. Il Genoa prova fino alla fine e portarsi a casa l’intera posta in palio, per due volte sfiora il colpaccio nel finale, ma di nuovo non riesce ad andare oltre il pari. Un passettino dopo l’altro che, però, mantiene Destro e compagni in pienissima zona retrocessione. Le ultime spiagge stanno diminuendo partita dopo partita.
Inter-Sassuolo, al 26′ gol di Scamacca

Passiamo a quella che per le intenzioni dell’Inter doveva essere la partita del ri-sorpasso. Missione fallita, e le cause si possono riassumere in due o tre fattori base: il momento di autentico splendore fisico-atletico del Sassuolo, assestato molto bene dal mister Dionisi, in secondo luogo il momento di difficoltà psicofisica di un’Inter un po’ stressata da una sequenza di impegni decisamente dispendiosi, senza il faro Brozovic e l’esterno sinistro della difesa (Bastoni) titolare, e terzo il motivo storico che certifica (finora) la squadra neroverde come la classica “bestia nera” dell’Inter, ben rappresentata ormai da anni da quel portiere, Consigli, che puntualmente sembra ribadire di avere chissà quali conti in sospeso con i nerazzurri a S.Siro, impedendo loro di andare in gol con interventi da acrobata circense.  Ma l’andamento della partita è stato chiaro fin dall’inizio: dopo 8 minuti, una delle prime ripartenze del Sassuolo si sviluppa come da manuale, sorprendendo in velocità la difesa nerazzurra con uno dei suoi principali oggetti del desiderio nel futuro mercato, Raspadori. Al 26′, è l’altro oggetto del desiderio proprio dell’Inter, Scamacca, a firmare di testa il clamoroso raddoppio. Reagisce rabbiosamente ma senza fortuna l’Inter, al 31′ incorna a colpo sicuro Skriniar e Consigli inizia il suo show personale. Non basta, ci prova anche Berardi e solo la traversa impedisce addirittura il 3-0. Nella ripresa l’Inter spinge nel tentativo di recuperare una situazione decisamente critica, e trova sempre un super Consigli o in alternativa, l’imprecisione e la sfortuna di Dzeko e Lautaro increduli di fronte ad occasioni colossali gettate alle ortiche. Nel finale, a confermare di una serata assolutamente da dimenticare per l’Inter, il gol della bandiera di DeVrji viene annullato per un tocco di mano di DiMarco, rilevato dal VAR. Epilogo, come detto in prefazione, le sorprese non mancano mai, e il campionato rimane sospeso in bilico dall’alto al basso.

Chiude la domenica un UdineseLazio, anche questa che almeno all’inizio sorprende i bookmakers con i fiurlani che vanno in vantaggio con Deulofeu dopo appena 5′ e sfiorano più volte il raddoppio, con la Lazio in palese affanno prima di acciuffare invece il pari con F.Anderson, proprio allo scadere della prima frazione. Nonostante la superiorità tecnica laziale, la partita non si indirizza però dalla sua parte, e il punteggio rimane fissato sul pareggio (1-1) fino alla fine, ma al 93′ è l’Udinese ad avere rimpianti: gran botta di Molina  dal limite destro dell’area, traversa piena e pallone che torna in campo! L’ennesima sorpresa della giornata è svanita di un soffio, infrangendosi contro un legno che la Lazio stavolta benedice, perchè grazie a lui può rimanere al sesto posto, un solo punto dietro l’Atalanta.
Termina lunedì la 26a, con gli incontri Cagliari-Napoli e Bologna-Spezia.
Arrivederci alla prossima!

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