Biennale Venezia, il Padiglione della Russia sarà chiuso: artisti e curatore si ritirano per protesta

Cultura e spettacolo

Rimarrà chiuso il Padiglione della Russia alla Biennale di Venezia 2022: è di pochi minuti fa la notizia che l’organizzazione del padiglione, a causa del ritiro dei due artisti che avrebbero dovuto esporre ovvero i russi Alexandra Sukhareva e Kirill Savchenkov, e del curatore lituano Raimundas Malašauskas, ha deciso di lasciarlo chiuso. Non si terrà dunque la mostra in programma, intitolata 914“Il Padiglione della Russia”, si legge in un post su Instagram dell’organizzazione, “è una casa per gli artisti, per l’arte e per i creativi. Abbiamo lavorato a stretto contatto con gli artisti e il curatore sin dal primo giorno su questo progetto e abbiamo atteso le loro decisioni indipendenti, che rispettiamo e soprattutto sosteniamo. Kirill Savchenkov, Alexandra Sukhareva e Raimundas Malašauskas hanno appena annunciato che non faranno parte del progetto del Padiglione Russo alla 59a Biennale di Venezia e di conseguenza il Padiglione Russo rimarrà chiuso”. Le ragioni del ritiro sono state esplicitate ieri pomeriggio. “Non c’è posto per l’arte quando civili muoiono sotto il fuoco dei missili, quando i cittadini dell’Ucraina si nascondono nei rifugi e quando chi protesta in Russia viene ridotto al silenzio”, ha scritto oggi Sukhareva in una nota in cui era taggato anche Savchenkov. “Poiché sono nata in Russia, non presenterò il mio lavoro al Padiglione della Russia alla Biennale di Venezia”.

“Oggi (ieri ndr) ho rassegnato le dimissioni da curatore del Padiglione della Russia per la 59a Biennale di Venezia, che era in programma ad aprile di quest’anno”, ha spiegato invece Malašauskas. “Esprimo la mia ammirazione e la mia gratitudine per gli artisti russi Alexandra Sukhareva e Kirill Savchenkov, con i quali ho lavorato per sviluppare il progetto della Biennale. Tuttavia, non posso continuare a lavorare su questo progetto alla luce dell’invasione militare della Russia e del bombardamento dell’Ucraina. Questa guerra è insostenibile sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista emotivo. Come sapete, sono nato e cresciuto in Lituania quando era parte dell’Unione Sovietica. Ho vissuto lì fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1989, e ho seguito lo sviluppo del mio paese fin da allora. L’idea di tornare indietro o di continuare a vivere sotto un impero, russo o di chiunque altro, è semplicemente intollerabile”. Il padiglione dell’Ucraina rimane invece in forse: l’organizzazione venerdì aveva fatto sapere che continuerà a lavorare al progetto se ci saranno le condizioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.