“Mamma, ho paura. È difficile…”Mamma, non sono più in Crimea. Sono in Ucraina, c’è una guerra vera qui. Ho paura. Bombardiamo tutte le città e attacchiamo anche i civili” “Ci avevano detto che ci avrebbero accolto a braccia aperte. E invece stanno cadendo sotto i nostri mezzi blindati. Si lanciano sotto le ruote per non farci passare e ci chiamano fascisti. È molto dura.”
Così i prigionieri russi in Ucraina. Piangono, si commuovono davanti a un gesto di pietas degli ucraini che è rispetto, misericordia verso il nemico. Un piatto per rifocillarsi, una vicinanza umana e forse la comprensione dell’inganno e delle falsità di Putin. La forza imposta e la fiera reazione del popolo ucraino. Un patriottismo che grida indipendenza, autodeterminazione, a qualsiasi costo. Non piangono gli Ucraini, non hanno paura. La loro è una visione di libertà.
Il Giornale esaminando gli errori di Putin si sofferma sul fattore umano e scrive “Concentriamoci sul quarto punto, quello legato al capitale umano. La composizione dell’esercito di Mosca inviato in Ucraina mostra una netta spaccatura tra giovani reclute imberbi e veterani. Le difficoltà nella capacità di combattimento hanno riguardato soprattutto le prime, soprattutto coloro che sono stati arruolati dopo l’inizio della pandemia e dunque hanno potuto godere di una ridotta capacità di addestramento. Aggiungiamo a ciò il fatto che l’impossibilità di comunicare con le proprie case e le famiglie, dopo esser stati caricati da una narrazione che parlava di una campagna trionfale e di breve durata, ha ridotto la capacità combattiva di queste truppe.”
Altro decisivo fattore collegato, “…il collo di bottiglia nella catena di comando. Sul milione di soldati che può schierare la Russia, “circa 260.000 sono coscritti e 410.000 sono soldati a contratto (kontraktniki)” con ferme di 2, 6 o 10 anni. “Il periodo di leva, ridotto da due anni a 12 mesi, prevede al massimo cinque mesi di tempo di impiego per questi militari. I coscritti rimangono circa un quarto della forza anche nelle unità di commando d’élite (spetsnaz)”.
Ne consegue che “un’alta percentuale dei militari che indossano i gradi da sottufficiale sono poco più che coscritti anziani verso la fine del loro mandato”, e questo porta a un eccessivo aumento della dimensione delle unità operative di base, come le compagnie, che diventano dunque meno mobili, maggiormente esposte al fuoco nemico, più vulnerabili.,,,,.Impreparate a una reazione più vigorosa, prive di informazioni strutturate e chiare sul nemico, centrate su un nucleo di truppe impreparate e convinte di essere accolte come liberatrici, prive della struttura organizzativa a livello micro (compagnie) e macro (brigate) per esprimere il massimo della forza d’urto le armate di Mosca hanno presto dovuto sperimentare il problema dell’impantanamento. E ora la questione si fa spinosa sul piano militare, complicando la ricerca di una via d’uscita che ora più che mai appare difficile da scovare in Ucraina.”
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano