In una data imprecisata, tra il 1946 e il 1949, venne realizzato a Trenno il Milan War Cemetery, il cimitero delle vittime della Seconda Guerra Mondiale appartenenti alle Forze Armate del Commonwealth Britannico.
Immerso all’epoca nei campi a ovest delle piste di allenamento degli Ippodromi di San Siro, si trovava lungo l’antica strada per Trenno, poi ribattezzata via Cascina Bellaria. I terreni agricoli erano di proprietà della famiglia Scheibler, industriali della seta tedeschi, che nel 1839 si trasferirono a Milano. I terreni diventarono sede di un campo di aviazione durante la Grande Guerra per poi tornare a venire coltivati dal 1919. Dopo il secondo conflitto venne deciso di destinare una parte dei terreni per ospitare un piccolo cimitero di guerra del Commonwealth.
Vi furono sepolti i corpi di 413 militari dell’Impero Britannico, 311 britannici, 39 sudafricani, 22 neozelandesi, 22 australiani, 17 canadesi, 1 indiano, 1 proveniente dalla British East Africa (oggi Kenya o Tanzania); oltre a costoro vi si trovano i resti di 2 soldati cecoslovacchi, di 4 non identificati, di 2 italiani che combattevano con gli Alleati e di un’unica donna, Margaret “Peggy” Helen Fielden, una infermiera specializzata in fisioterapia, aggregata al 64th British General Hospital e che morì a Milano il 29 settembre 1945, ben cinque mesi dopo la fine del conflitto.
Nacque nel 1917 a Godalming, una cinquantina di chilometri a sud di Londra, era figlia di un celebre pianista e di una violinista; crebbe in una famiglia benestante, colta e sportiva, da ventenne viaggiò per l’Europa, praticò l’alpinismo e decise infine di dedicare la sua vita al prossimo.
Studiò infermieristica e medicina con gli ultrasuoni e allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si arruolò volontaria e venne aggregata come infermiera all’esercito britannico in Africa e poi in Italia.
Contrasse la poliomielite e morì a soli 28 anni. A guerra ampiamente terminata.
I suoi resti vennero portati a Trenno e seppelliti nella terra degli Scheibler. La sua lapide, vicina alle altre 422, riporta la scritta:
“COME DOWN, O LOVE DIVINE”
Visse da sola e morì da sola, spirito totalmente libero, non si era voluta sposare e quando morì la famiglia decise di lasciare il suo corpo a Milano.
Il padre, Perceval, morì novantenne nel 1974, mentre la madre Edith Stapley morì molti anni prima. Le sopravvisse un fratello minore, Richard, un cui nipote, dallo stesso nome, vive ancora nel Surrey.
Nel 1971 tutta l’area attorno al piccolo cimitero divenne il Parco di Trenno, oggi intitolato ad Aldo Aniasi.
Visitai per la prima volta il piccolo cimitero nei primi anni Novanta, casualmente, passandoci di fronte, lungo via Bellaria, mi fermai sorpreso dalla sua presenza e dal non averlo mai notato tutte le volte che ero andato a giocare a calcio o a basket a Trenno. Ammetto che non notai la presenza della tomba di Peggy e nemmeno nelle altre due o tre visite che feci successivamente.
Lessi solo anni dopo un articolo su un quotidiano che raccontava della sua presenza e finalmente, pochi anni fa una dottoressa dell’Ospedale Sacco, Silvia Alineri, dopo anni di ricerche ha potuto dare una storia e un passato a Peggy. So che da anni cerca una sua foto.
La foto del cimitero l’ho scattata il 20 ottobre 2007, quelle della lapide sono de La Repubblica.
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