Per capire meglio la dinamica della propaganda e le motivazioni pregiudiziali di Putin
Riportiamo integralmente, per completezza d’informazione, il discorso di Vladimir Putin che ha di fatto dato inizio alle operazioni militari. 28 minuti di argomentazioni, giustificazioni e attacchi che rappresentano la posizione del governo russo su quanto sta accadendo. Pochi media, o forse nessuno, riporterà integralmente l’intervento di Putin, noi riteniamo invece importante farlo per mostrare le ragioni di tutte le parti in causa, per tutelare l’informazione obiettiva e indipendente. Di seguito la traduzione integrale del discorso con il quale il presidente russo Valdimir Putin ha annunciato ai cittadini russi l’inizio delle operazioni militari in Ucraina. Il discorso è stato trasmesso dalla televisione russa quando in Italia erano le 03:50 del 24 febbraio 2022.
«Cari cittadini russi. Cari amici.
Oggi ancora una volta ritengo necessario tornare sui tragici eventi tragici che stanno accadendo in Donbass e sulle questioni chiave per garantire la sicurezza russa. Inizierò con ciò che ho detto nel mio discorso del 21 febbraio, partendo da quello che ci fa quindi sprofondare in uno stato di preoccupazione e ansia: le minacce nei nostri confronti che di anno in anno, passo dopo passo, sgarbatamente e senza tante cerimonie, sono state avanzate da politici irresponsabili in occidente. Intendo l’estensione del blocco NATO a est, cosa che permette all’Alleanza di avvicinare le sue forze ai nostri confini. Negli ultimi trent’anni siamo stati pazienti e abbiamo cercato di negoziare con i leader dei paesi della NATO sui principi di uguaglianza e sicurezza in Europa. In risposta alle nostre proposte, abbiamo ricevuto soltanto inganni e menzogne, a cui si aggiungono i tentativi di pressioni e ricatti. L’alleanza nordatlantica, nonostante tutte le nostre proteste e preoccupazioni, ha continuato la propria espansione, facendo avanzare la loro macchina da guerra verso i nostri confini. Perché sta succedendo tutto questo? Da dove viene questo modo sfacciato di parlare di posizioni di esclusività, infallibilità e permissività, trattando i nostri interessi e richieste legittime con un atteggiamento incurante e sprezzante. La risposta è chiara e ha un’origine storica, risalente a quando l’Unione Sovietica alla fine degli anni Ottanta si è indebolita per poi dissolversi, perdendo la sua potenza. A noi però quegli eventi ci servono oggi da lezione, mostrandoci come la mancanza di forza di volontà sia il primo passo verso il degrado e l’oblio.
Le forze nel mondo si sono rivelate divise e questo ha portato a una conclusione: i precedenti trattati, gli accordi, la persuasione non funzionano più. Chiedere non risolve nulla. Tutto ciò che non si addice all’egemone, al potere, viene dichiarato arcaico, obsoleto, non necessario. E viceversa: tutto ciò che sembra loro vantaggioso è presentato come la verità ultima, spinta a tutti i costi, rozzamente, con tutti i mezzi. I dissidenti vengono ridotti in ginocchio. Dopo il crollo dell’URSS gli Stati Uniti si proclamarono, insieme agli alleati, come i vincitori della Guerra Fredda e avvenne la redistribuzione dei territori nel mondo. Questa però avrebbe dovuto tener conto degli interessi di tutti i Paesi coinvolti, e invece no. Uno spirito di euforia e di assoluta supremazia prevalse e le cose si svilupparono in modo diverso. Senza alcuna sanzione da parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU, hanno condotto una sanguinosa operazione militare contro Belgrado, dove per diverse settimane continui bombardamenti devastarono la città. Devo ricordare questi eventi ad alcuni colleghi occidentali a cui non piace farlo. Poi è stata la volta dell’Iraq, Libia, Siria: tutte accomunate dal fatto di essere state invase con forze militari non legittime. Nel caso della Libia, le decisioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU hanno portato alla distruzione dello Stato, alla nascita di un enorme focolaio di terrorismo internazionale e di una catastrofe umanitaria. Una tragedia che ha condannato centinaia di migliaia di persone, non solo in Libia ma in tutta la regione, dando origine a massicci esodi verso l’Europa. Un destino simile è stato preparato per la Siria, dove diverse operazioni militari della coalizione occidentale si sono susseguite sul territorio, senza il consenso del Governo. Un posto speciale in questa serie di eventi è riservato all’Iraq e alla sua invasione senza alcune base giuridica, inscenata su quella che si rivelò poi una menzogna: la presenza di armi di distruzione di massa nel Paese. Un enorme bluff da parte degli Stati Uniti. I risultati dei loro interventi non solo hanno portato a numerose vittime, ma anche a una pesante ondata di terrorismo. L’impressione generale nei Paesi in cui vengono a imporre il loro ordine è quasi ovunque la medesima: sangue, ferite non cicatrizzate, terrorismo ed estremismo è tutto ciò che portano con sé.
Tornando alla Russia, ripeto che con le loro parole siamo stati ingannati. Il loro comportamento non è solo contrario ai principi delle relazioni internazionali ma anche, e soprattutto, agli standard generalmente accettati di moralità, giustizia e verità. Il tutto si è rivelato soltanto un mucchio di bugie e ipocrisia. A proposito, diversi politici, scienziati e giornalisti americani scrivono e parlano di cosa si nasconda realmente negli Stati Uniti: un impero delle bugie. Come non essere d’accordo? Loro restano tuttavia il grande Paese rappresentante la spina dorsale degli Stati satellite, che docilmente e in modo sottomesso li supportano in qualsiasi momento e occasione, anche copiando i loro comportamenti e accettando le regole imposte. Sono sicuro che si possa dire che tutto il cosiddetto blocco occidentale si sia plasmato sul modello degli Stati Uniti, assumendo sembianze imperiali. Dopo il crollo dell’URSS anche noi ci siamo aperti nei loro confronti, lavorando onestamente sia con gli Stati Uniti sia con i partner occidentali, anche a condizione di un disarmo unilaterale con cui di fatto hanno cercato di finirci e distruggerci completamente, finanziando perfino i mercenari separatisti nel sud della Russia. Noi abbiamo resistito e abbiamo spezzato la spina dorsale del terrorismo internazionale nel Caucaso. Ma loro (occidentali) continuano a minacciare i nostri valori per imporci i propri, tentando di corrompere la nostra gente. Questo non accadrà mai. Nonostante tutto, nel dicembre 2021, abbiamo comunque tentato ancora una volta di trovare un accordo con gli Stati Uniti e i suoi alleati sul principio di sicurezza in Europa e sulla non espansione della NATO. Tutto è stato vano, la posizione degli Stati Uniti non è cambiata. Non ritengono necessario negoziare con la Russia e perseguono i propri obiettivi, trascurando i nostri.
Naturalmente ci siamo chiesti: “Cosa fare?”, “Cosa aspettarsi?”. Dalla storia è arrivata una lezione. Era il 1941 e l’URSS cercava di prevenire o almeno ritardare l’inizio della guerra, non provocando il potenziale aggressore. Non servì a nulla e il 22 giugno la Germania nazista, senza dichiarare guerra, ci invase. Allora riuscimmo a fermare l’avanzata del nemico, schiacciandolo, a un costo umano però elevatissimo. Dunque il tentativo di placare gli aggressori alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale si è rivelato un errore che è costato caro alle nostre persone. Non faremo lo stesso errore una seconda volta. Coloro che rivendicano il dominio del mondo, pubblicamente e impunemente, dichiarano noi, la Russia, il loro nemico. Oggi hanno grandi capacità finanziarie, scientifiche, tecnologiche e militari. Ne siamo consapevoli e valutiamo oggettivamente le minacce che ci vengono costantemente rivolte in ambito economico, nonché la nostra capacità di resistere a questo ricatto sfacciato e permanente. Ripeto, li valutiamo senza illusioni, in modo estremamente realistico. Per quanto riguarda la sfera militare, la Russia moderna anche dopo il crollo dell’URSS resta una potenza mondiale, con un proprio arsenale nucleare e altro ancora (nuovi tipi di armi). Nessuno dovrebbe dubitare del fatto che un attacco diretto al nostro Paese si tradurrebbe in distruzione dell’aggressore. Ci sarebbero terribili conseguenze per chiunque.
Allo stesso tempo lo sviluppo militare adiacente ai nostri confini rappresenta una minaccia per la Russia in costante crescita: se lo permettessimo, la situazione rimarrebbe tale per i decenni a venire o forse per sempre. Mentre la NATO si espande a est la situazione per il nostro Paese peggiora sempre di più, diventando pericolosa. Non possiamo più permettercelo: un’ulteriore espansione delle infrastrutture dell’Alleanza, compreso lo sviluppo militare nel territorio dell’Ucraina, è inaccettabile per noi. Questa presenza a est sta nutrendo nei territori storicamente affini alla Russia un sentimento di ostilità verso la nostra Patria. Si tratta di territori posti sotto il pieno controllo esterno fortemente plasmato dalle forze della NATO. Questa situazione porta la Russia di fronte un bivio: vita o morte? Da questa decisione dipende il nostro futuro, come Stato e come persone. Questa non è un’esagerazione ma la realtà: c’è una vera minaccia alla nostra porta, e rappresenta un pericolo per i nostri interessi e per l’esistenza stessa del nostro Paese. C’è in gioco la sovranità della Russia. La linea rossa, citata diverse volta, è stata superata. Loro l’hanno superata.
Anche i tentativi, durati 8 anni, di risolvere la questione in Donbass sono stati vani. È stato dunque necessario fermare immediatamente l’incubo di questo genocidio contro i milioni di abitanti che fanno affidamento esclusivamente sulla Russia. Soltanto su di noi. Il loro dolore è stata dunque la nostra motivazione principale per riconoscere le Repubbliche popolari del Donbass. In Ucraina, i nazisti del regime di Kiev non perdonano e non lo faranno mai l’annessione della Crimea, una riunificazione dettata dalla libera scelta degli abitanti. Quindi si riverseranno sicuramente nella penisola, come avvenuto in Donbass, per uccidere persone indifese e innocenti, così come fecero anni fa le bande nazionaliste ucraine, complici del massacro di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale. Loro rivendicano un certo numero di territori russi e le informazioni in nostro possesso lo dimostrano. Allora lo scontro con la Russia è inevitabilmente solo questione di tempo. Loro si stanno preparando e aspettano il momento giusto per attaccare. Non lasceremo che accada come nel 1941.
La Russia, dopo il crollo dell’URSS, ha rispettato i trattati internazionali e le nuove realtà geopolitiche, mostrando vicinanza e supporto quando la loro sovranità è stata minacciata, come nel recente caso del Kazakistan. Oggi però non possiamo stare tranquilli con la minaccia proveniente dal territorio della moderna Ucraina. Non abbiamo altro modo per proteggerci da quello che useremo oggi. La circostanza ci impone un’azione immediata. Le Repubbliche popolari del Donbass si sono rivolte alla Russia con una richiesta di assistenza. A questo proposito, ai sensi dell’articolo 51 della parte 7 della Carta delle Nazioni Unite, con l’approvazione del Consiglio della Federazione russa e in applicazione dei trattati di amicizia e assistenza reciproca ratificati dall’Assemblea federale il 22 febbraio di quest’anno con la Repubblica popolare di Donetsk e Repubblica popolare di Luhansk, ho deciso di condurre un’operazione militare speciale. L’obiettivo è proteggere le persone che per otto anni hanno subito abusi e genocidi da parte del regime di Kiev. Per questo ci adopereremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché per assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa. Voglio ribadire che i nostri piani non includono l’occupazione dei territori ucraini. Non imporremo nulla a nessuno con la forza.
Negli ultimi tempi in Occidente si afferma sempre più l’idea secondo cui i documenti firmati dal regime sovietico, che consolidano i risultati della seconda guerra mondiale, non dovrebbero più essere eseguiti. Ebbene, i risultati della Seconda Guerra Mondiale, così come i sacrifici fatti dal nostro popolo sull’altare della vittoria sul nazismo, sono sacri. Ma questo non contraddice gli alti valori dei diritti umani e delle libertà, radicati nelle realtà che si sono sviluppate in tutti i decenni del dopoguerra. Inoltre, non annulla il diritto delle nazioni all’autodeterminazione, sancito dall’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite. Va ricordato poi che né durante la creazione dell’URSS, né dopo la seconda guerra mondiale, alle persone sia stato mai imposta l’organizzazione della propria vita. La nostra politica si basa sulla libertà, la libertà di scelta per ciascuno di determinare autonomamente il proprio futuro e il futuro dei propri figli. E riteniamo importante che questo diritto, il diritto di scelta, possa essere utilizzato da tutti i popoli che vivono sul territorio dell’odierna Ucraina, da chiunque lo desideri.
A questo proposito, mi rivolgo ai cittadini ucraini. Nel 2014, la Russia è stata obbligata a proteggere gli abitanti della Crimea e di Sebastopoli da coloro che possono essere definiti nazisti. Lì i residenti hanno scelto di stare con la loro patria storica, con la Russia, e noi lo abbiamo sostenuto. Ripeto, semplicemente non avremmo potuto fare altrimenti. Gli eventi di oggi non sono collegati al desiderio di violare gli interessi dell’Ucraina e del popolo ucraino, ma sono connessi alla protezione della stessa Russia da coloro che hanno preso in ostaggio lo Stato e stanno cercando di usarlo contro il nostro Paese e il suo popolo. Ripeto, le nostre azioni sono semplice autodifesa contro le minacce che si stanno creando nei nostri confronti. Per quanto difficile possa essere, vi chiedo di capirlo e di collaborare per voltare al più presto questa tragica pagina e andare avanti insieme, per non permettere a nessuno di interferire nei nostri affari, nelle nostre relazioni, ma per costruirli da soli, in modo tale da creare le condizioni necessarie per superare tutti i problemi e, nonostante la presenza di confini statali, di rafforzarci nel nostro insieme. Credo che questo sia il nostro futuro.
Vorrei anche rivolgermi al personale militare delle forze armate ucraine… Cari compagni.
I vostri padri, nonni, bisnonni hanno combattuto i nazisti, difendendo la nostra Patria comune, ma oggi i neonazisti hanno preso il potere in Ucraina. Voi avete giurato fedeltà al vostro popolo e non alla giunta antipopolare che saccheggia il Paese e deride queste stesse persone. Non seguite i suoi ordini criminali. Vi esorto a deporre immediatamente le armi e ad andare a casa. Mi spiego meglio: tutti i militari dell’esercito ucraino che lo faranno, potranno lasciare liberamente la zona di combattimento e tornare dalle loro famiglie. Ancora una volta, sottolineo con forza: ogni responsabilità per un possibile spargimento di sangue sarà interamente sulla coscienza del regime che regna sul territorio dell’Ucraina.
Adesso voglio dire alcune parole importanti, rivolgendomi a coloro che potrebbero essere tentati di intervenire negli eventi in corso. Chiunque tenti di ostacolarci, e ancor di più di creare minacce per il nostro Paese, per il nostro popolo, deve sapere che la risposta della Russia arriverà immediatamente e porterà a conseguenze che non avete mai visto nella storia. Siamo pronti per qualsiasi scenario. Tutte le decisioni necessarie al riguardo sono state prese, spero di essere ascoltato.
Cari cittadini russi.
Il benessere, l’esistenza stessa di interi stati e popoli, il loro successo e la loro vitalità hanno sempre origine nel potente apparato radicale della loro cultura e valori, esperienze e tradizioni dei loro antenati e, ovviamente, dipendono direttamente dalla capacità di adattarsi rapidamente a una vita in continuo cambiamento, sulla coesione della società, sulla sua disponibilità a consolidarsi, a raccogliere tutte le forze per andare avanti. Le forze sono necessarie sempre, ma la forza può essere di qualità diversa. Al centro della politica dell‘”impero della menzogna“, di cui ho parlato all’inizio del discorso, c’è principalmente la forza bruta e schietta. In questi casi, diciamo: “C’è potere, la mente non è necessaria”. Mentre noi sappiamo che la vera forza risieda nella giustizia e nella verità, che è dalla nostra parte. E se è così, allora è difficile non essere d’accordo con il fatto che sono la forza e la volontà di combattere che stanno alla base dell’indipendenza e della sovranità, rappresentando le fondamenta su cui poter progettare in modo affidabile il futuro, costruire la vostra casa, la vostra famiglia, la vostra patria…
Cari connazionali.
Sono fiducioso che i soldati e gli ufficiali delle forze armate russe devoti al loro Paese adempiranno al loro dovere con professionalità e coraggio. Non ho dubbi che tutti i livelli di Governo, gli specialisti responsabili della stabilità della nostra economia, del sistema finanziario, della sfera sociale, i capi delle nostre aziende e tutte le imprese russe agiranno in modo coordinato ed efficiente. Conto su una posizione consolidata e patriottica di tutti i partiti parlamentari e delle forze pubbliche. In definitiva, come è sempre stato nella storia, il destino della Russia è nelle mani affidabili del nostro popolo multinazionale. E questo significa che le decisioni prese saranno attuate, gli obiettivi fissati saranno raggiunti, la sicurezza della nostra Patria sarà garantita in modo affidabile. Credo nel vostro sostegno, in quella forza invincibile che ci dà il nostro amore per la Patria». (fonte L’Indipendente)
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845