Dopo aver perso il lavoro a causa della pandemia, vorrebbe raggiungere la fidanzata rumena nel suo Paese ma non può “perché il mio ultimo Comune di residenza non mi rinnova la carta d’identità in quanto senza dimora”. Nel frattempo, il quartiere lo ha adottato.
Nel giro di due mesi è diventato così invisibile da essere costretto a vivere e dormire in un parco di Milano anche se una casa dove andare ce l’avrebbe.
La storia di Mirko, 47 anni, perito informatico, è tante storie, non solo di sofferenza e burocrazia ma anche di bellezza perché il quartiere Niguarda, periferia nord della città, ha organizzato una staffetta solidale per garantirgli i pasti.
La perdita del lavoro e lo sfratto
Vive tra la panchina, dove di solito dorme, e un maestoso tiglio con le foglie lucide di maggio alla cui ombra ha riposto i sacchi coi vestiti e altre poche cose. “Due mesi fa sono stato sfrattato dalla casa dove vivevo con la mia fidanzata rumena – racconta all’AGI, seduto a un tavolino di legno accanto a Savina, la residente che ha dato vita alla catena di generosità -. Ho lavorato fino alla pandemia, poi ho perso entrambe le mie attività: quella di informatico che andava nelle case ad aggiustare i pc o installare programmi perché la gente aveva paura di farmi entrare per timore del Covid e l’altra da facchino in una pizzeria perché ha chiuso”.
Assieme alla compagna, ha deciso di trasferirsi al Parco nord “perché i ragazzi del bar mi conoscono bene, ci sono le telecamere e mi sento protetto. Dopo una settimana, ho fatto venire la figlia della mia compagna a prenderla perché non volevo facesse questa vita anche se lei ha pianto molto e sarebbe rimasta”.
“Sono più famoso del cigno del parco”
A quel punto il suo progetto è diventato quello di recuperare i soldi per raggiungerla in Romania “ma ho la carta d’identità scaduta nel giugno del 2021 e le persone con cui ho parlato del mio ultimo Comune di residenza, quello di Cormano, hanno detto che non possono rilasciarmene una nuova perché non ho una dimora.
Ho più volte sollecitato i servizi sociali che mi avevano assicurato una soluzione per il momento non arrivata”.
Per la legge in realtà il documento di riconoscimento spetterebbe di diritto anche a chi non ha un’abitazione. “Vorrei solo una residenza provvisoria per superare questa situazione e andare dalla mia compagna” ripete Mirko.
Savina è il suo ‘angelo’: attraverso la pagina Facebook ‘Solidarietà di quartiere’ ha lanciato l’dea di lasciare al bar delle donazioni per far sì che Mirko possa rifocillarsi quando ha fame. “Mi sono interessata personalmente della questione del documento, chiamando in Comune e andando di persona. La risposta è stata che senza una residenza non si può fare. Così, in attesa che si sblocchi la burocrazia, ho messo un post su Facebook invitando chi vuole a versare 5 euro per Mirko al bar. Quando avrà la carta di identità, faremo una colletta per mandarlo in Romania”.
La reazione all’appello è stata entusiasta. In tanti hanno lasciato qualche spicciolo e ieri, dopo due mesi, l’abitante del parco ha potuto mangiare un piatto caldo: “Orecchiette con le cime di rapa che per me, pugliese, sono la felicità”.
Le persone gli si avvicinano con un sorriso per avvertirlo dei ‘buoni pasto’. “Viene gente che non conosco: ‘Ma tu sei Mirko?’. Oddio, sono diventato più famoso del cigno del parco” ride, guardando il laghetto azzurro di fronte al suo tiglio.
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