Buon lunedì amici sportivi , eccoci all’epilogo, metà del cielo sorride e l’altra piange, ma da che la palla rotola questo è il calcio. Una galoppata comunque vincente per Milano, che porta sotto la madonnina tutti i trofei nazionali disponibili nella stagione, e non accadeva da diversi lustri. L’ultima situazione analoga, con Milan e Inter prima e seconda classificata, risale esattamente alla stagione 1992/93, quando il Milan di Capello vinse il titolo staccando di 4 punti l’Inter allenata da Osvaldo Bagnoli. Distacco ancora più ridotto stavolta tra le due milanesi, entrambe ancora vincenti col medesimo punteggio.
Inizia quest’ultima giornata con l’anticipo di venerdì tra Torino e Roma, in vista della imminente finale di Conference L. tra i giallorossi e il Leicester. Serviva una vittoria alla formazione di Mourinho per non dipendere dai risultati delle concorrenti, e una vittoria è arrivata, rotonda e convincente. Un 3-0 su un Torino senza più obiettivi, affossato da una serie di errori individuali nei momenti decisivi della gara, che chiude il proprio campionato dal decimo posto in giù. Decidono Abraham e Pellegrini, due a cui Mou non rinuncia nemmeno a ridosso della finale col Feyenoord: l’inglese spacca la partita, gol su azione e poi su rigore, e nel finale il capitano chiude i conti ancora dal dischetto. La Roma si accoda alla Lazio, che rimane sopra di un punto grazie al pareggio di Verona, al sesto posto, e tiene a distanza Fiorentina, vincente contro la Juventus e promossa in Conference League. E ora, testa alla finalissima. Mercoledì Abraham e compagni hanno la grande chance di riportare un trofeo europeo in Italia.
La Lazio vince la volata per il quinto posto, con il pareggio pirotecnico contro il Verona. Inizio shock per la squadra di Sarri che va sotto di 2 gol nel primo quarto d’ora: segnano Simeone, assist di Lazovic, e Lasagna. Cabral riapre subito il match, complice una deviazione di Sutalo e prima della mezz’ora Felipe Anderson ristabilisce la parità. Pedro trova il tap-in del vantaggio all’ora di gioco, ma la squadra di Tudor ha la forza per trovare il definitivo 3-3 con Hongla che spinge in rete un servizio di Lazovic. Biancocelesti che chiudono con un punto di vantaggio sulla Roma.
Tra Genoa e Bologna è la cornice di pubblico l’immagine più bella di un pomeriggio senza obiettivi per nessuna delle due squadre: un affetto clamoroso, considerata la cocente delusione della retrocessione. Sul campo a vincere sono però con merito gli emiliani, pieni zeppi di giovanissimi messi in vetrina per l’occasione da Mihajlovic. Il primo tempo, come prevedibile vista la totale assenza di motivazioni per entrambe le squadre, si gioca su ritmi blandi ed è caratterizzato da tanta confusione, specialmente tra le fila genoane. Sono comunque i padroni di casa a bussare per primi con Portanova, prima del miracolo di Semper che vola a neutralizzare il colpo di testa di De Silvestri. Ritmi bassi anche nella ripresa fino al 66′, quando Barrow si avventa su un pallone svirgolato in area e segna la rete decisiva. Il Grifone ci prova con forza nel finale, colpendo anche un clamoroso palo con Frendrup, ma senza
sfondare: ultimi scampoli di gara indicativi anche della tremenda stagione dei liguri, ora chiamati a ripartire da zero in Serie B.
La Fiorentina è in Conference League. Dopo cinque anni, i viola torneranno ad assaporare l’atmosfera dell’Europa. La squadra di Italiano si impone per 2-0 su una Juventus senza stimoli né motivazioni, conquista la prima vittoria stagionale sui bianconeri e ottiene un settimo posto finale che sa tanto di rinascimento dopo le sofferenze delle scorse stagioni. Ininfluente la contemporanea sconfitta dell’Atalanta contro l’Empoli: anche vincendo i nerazzurri sarebbero stati sopravanzati dai viola a causa degli scontri diretti sfavorevoli. Gara bloccata, con ritmi non altissimi. La decidono Duncan, a segno pochi secondi prima dell’intervallo, e nel recupero della ripresa Nico Gonzalez su calcio di rigore, concesso per un tocco in area di Bonucci su Torreira. E la Juve? Non pervenuta. Zero minacce nell’area di Terracciano, zero tiri in porta. Zero di zero. Una sconfitta inevitabile nella serata degli addii di Chiellini, Bernardeschi e Dybala. E la chiusura più malinconica possibile di una stagione più nera che bianca.
La qualificazione alla Conference League sarebbe sfumata comunque in virtù della vittoria della Fiorentina contro la Juventus. Ma l’Atalanta non riesce a salutare il campionato regalando un successo ai propri tifosi: l’Empoli vince 1-0 al Gewiss Stadium con il gol di Stulac al 79′. Una partita maledetta per la Dea, che crea tantissimo ma sbatte su Vicario e anche sulla traversa, colpita da Boga e Zapata nella ripresa. Nonostante tutto, ottima risposta del pubblico: tributo ai giocatori, a Gasperini e a Ilicic, tornato in campo nel finale. Per la formazione di Andreazzoli è una grande conclusione di un’annata ottima.
Un Napoli già certo del terzo posto saluta nel migliore dei modi Insigne, Ghoulam e gli altri destinati a lasciare a fine anno con un secco 3-0 allo Spezia, chiudendo alla quota di 79 punti, con soli 31 gol subiti. Il Napoli passa già al 4′ grazie a Politano, che taglia in due come un coltello nel burro la difesa ligure, e dal limite dell’area fulmina Provedel con un preciso sinistro. A rovinare ulteriormente la giornata di festa bianconera ci pensano le due tifoserie, che costringono il direttore di gara Marchetti a sospendere la gara per più di 10 minuti a
causa di tafferugli e lancio di oggetti. Uno “spettacolo” ingiustificabile, che il Napoli prova a dimenticare alla ripresa del gioco consolandosi con le reti di Zielinski e Demme, a sistemare definitivamente una partita di fatto già ampiamente indirizzata.
Le traverse di Erlic e Manaj sono invece gli unici due squilli di un secondo tempo avaro di emozioni, e con le squadre comprensibilmente già in vacanza. Per il Napoli, adesso, è ora di pensare ad un mercato fondamentale: ricostruire appare inevitabile, farlo nel migliore dei modi è più che obbligatorio.
E arriviamo così alla sfida finale, a distanza, tra le prime due del campionato che chiude i battenti. Risultati esattamente speculari, quasi scontati in partenza ma con quel pizzico di doverosa suspence, tensione e speranza per ciascuna delle due squadre, che le cose andassero come nei loro desideri. E’ stata accontentata la squadra di Pioli, vincitrice con merito per aver meglio amministrato un vantaggio minimo, suscettibile di svanire per un nulla, un episodio, una svista, un rimpallo. Macchè… tutto è andato come le quote dei bookmakers avevano stabilito: inizia il Milan con Giroud che al 17′ e 32′ mette in pratica una pietra tombale sia sulle velleità del Sassuolo che sulle speranze dell’Inter. Kessié al 36′ mette il sigillo finale sul successo dei rossoneri, l’ultimo stagionale, il più importante. Il Milan, per nulla condizionato dall’avere a disposizione due risultati su tre, chiude il discorso già nel primo tempo, complice anche un atteggiamento molto passivo dei neroverdi di Dionisi. Nota: tutti e tre gli assist sono firmati da un monumentale Leao. Ripresa al piccolo trotto, nel finale entra anche Ibrahimovic e nel finale c’è spazio solo per la festa a tinte rossonere. Il Milan non vinceva uno scudetto da 11 anni.
L’Inter, dal canto suo, parte con la solita energia contro la Samp in un S.Siro gremito, un avvio di partita anche abbastanza convincente, ma la notizia che rimbalza dagli spalti e racconta del Milan in vantaggio a Sassuolo, smorza visibilmente la carica agonistica della squadra di Inzaghi. nerazzurri che tuttavia concludono il primo tempo collezionando una serie di occasioni da gol mancate di poco, specie grazie ad alcuni interventi prodigiosi di Audero, che toglie letteralmente dalla porta almeno un paio di gol già fatti. Si va al riposo sullo 0-0, ma al rientro in campo i nerazzurri sembrano aver metabolizzato la delusione proveniente da Reggio Emilia, si rimettono a giocare con la qualità già comprovata e nello spazio di soli 8 minuti vanno a segno ben 3 volte, prima in vantaggio con Perisic al 49′ su morbido assist di Barella, un altro gol di ottima fattura per l’esterno croato. Solo 5 minuti dopo, Calhanoglu largo per Perisic, dentro per Calhanoglu, appoggio per la corsa di Correa e destro a giro sul secondo palo. 2-0 e champagne! Passano altri due minuti, contropiede guidato e concluso da Correa, che si fa tutto il campo palla al piede e poi supera Audero con un bel destro incrociato. 3-0 e partita chiusa, nerazzurri straripanti ma tutto ciò non è bastato: dopo una stagione il tricolore cambia padrone restando però sulle sponde del Naviglio. Per Milano è un nuovo punto di orgoglio.
Partita d’onore per l’Udinese che non concede regali e strapazza (0-4) una Salernitana “quasi” consenziente dopo la conquista della salvezza a spese del Cagliari, che non va oltre lo 0-0 a Venezia. I bianconeri aggrediscono la formazione di Nicola in avvio e Deulofeu sblocca il risultato dopo 6 minuti. La reazione della Salernitana c’è, ma Nestorovski raddoppia per i friulani e in chiusura di tempo Udogie cala il clamoroso tris. Nel recupero della prima frazione, Fazio colpisce un palo in mischia, poi Belec si oppone ad un rigore calciato da Pereyra. Nel secondo tempo Pereyra cala il poker in contropiede e il finale di gara è tesissimo.
Il pareggio del Cagliari (0-0) a Venezia manda in estasi l’Arechi a partita conclusa.
La squadra di Agostini non riesce ad approfittare della resa salernitana e non sfonda il muro arancioneroverde, arrendendosi alla retrocessione nella serie cadetta.
E’ tutto per questo campionato, congratulazioni ai vincitori e onore ai vinti, buone vacanze a tutti gli sportivi e arrivederci alla prossima stagione!
