Fontana “La strage di Capaci è una delle pagine più tristi e più gravi della storia d’Italia”. Così il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, nel giorno del trentesimo anniversario della strage di Capaci. “È dovere delle istituzioni – prosegue Fontana – onorare sempre la memoria di chi, come il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della sua scorta, sono rimasti vittime della mafia”. “Il loro ricordo, soprattutto verso le nuove generazioni – conclude – deve essere anche un monito per non abbassare la guardia e a contrastare qualsiasi forma di fenomeno mafioso”.
Palermo, 22 marzo 1989 – Palermo 23 maggio 1992
Era il marzo 1989: Giovanni Falcone parlava ai “suoi” uomini a pochi mesi dall’attentato all’Addaura e a tre anni dalla strage di Capaci. “Non c’è un omicidio sbagliato in seno a Cosa nostra”: a trent’anni da quel 23 maggio 1992, quando con una carica di tritolo sventrò l’autostrada per Palermo uccidendo lo stesso magistrato simbolo della lotta alla mafia, la moglie e tre uomini della scorta, le parole di Falcone – in questo audio esclusivo di askanews (disponibile anche in versione podcast “Falcone: le parole inascoltate”) -suonano quasi come una profezia.
Il magistrato, che cinque giorni prima dell’attentato aveva compiuto 53 anni, aveva dovuto cambiare i programmi all’ultimo minuto prima di tornare a Palermo, annullando una gita in barca a Favignana con la moglie. Ma, come dice lui stesso in questo nastro, “Cosa nostra ha sempre notizie di prima mano”.
Per l’audio inedito di Falcone cliccare ⇒ QUI
Di Serena Sartini e Andrea Tuttoilmondo
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845