La dignità, la coerenza conseguente fanno parte della persona, chiudono il cerchio dell’onestà intellettuale, permettono la proverbiale schiena dritta di chi ne è proprietario. Boris Bondarev, russo, era in servizio all’Onu e si è dimesso.
«Non mi sono mai vergognato tanto del mio Paese come il 24 febbraio. La guerra di aggressione voluta da Putin, di fatto contro l’intero mondo occidentale, non è solo un crimine contro l’Ucraina, ma anche uno dei crimini più gravi compiuti contro il popolo russo». Non è stata una decisione a cuor leggero per un consigliere diplomatico di Mosca all’Onu di Ginevra, ma poi ha scritto una lettera e l’ha inviata per mail a decine di diplomatici. La lettera è riportata da Il Giornale «Avrei voluto farlo subito, ma dovevo sistemare alcune questioni familiari e trovare la determinazione necessaria. Chi ha concepito questa guerra vuole una cosa sola: rimanere al potere per sempre, continuare a vivere in palazzi disgustosamente lussuosi, navigare su yacht di dimensioni paragonabili a quelli dell’interna marina da guerra russa, godere di un potere illimitato e di illimitata impunità. Per ottenere l’obiettivo non esita a sacrificare vite umane. Migliaia di ucraini e russi sono già morti per questo. Il Ministro Lavrov è un buon esempio di questo degrado. In 18 anni è passato dall’essere un intellettuale educato e professionale a uno che minaccia il mondo (e anche la Russia), di usare le armi nucleari. Oggi il Ministero degli Esteri russo non si occupa di diplomazia ma di odio, bugie e propaganda bellica». Ma non è il solo e relaziona il quotidiano “Nei primi giorni della guerra il capo della delegazione russa a un vertice Onu sul clima, Oleg Anisimov, si era scusato «a nome di tutti i russi che non erano riusciti a impedire il conflitto». Una ventina di giorni fa sulla pagina Instagram del consolato russo di Edinburgo il console Andrei Yakovlev in persona aveva condannato la guerra, salvo poi spiegare che il sito era stato hackerato… Di recente è accaduta una cosa del genere tra alcuni alti manager di una delle maggiori banche, Sberbank: se ne sono andati senza scandali. Tra i funzionari pubblici è però un fenomeno raro, prevale il conformismo e non vedo una tendenza in questo senso….Tutt’altra cosa è il disagio della società civile, testimoniato dalle decine di migliaia di russi che nelle settimane successive all’invasione hanno deciso di cercare un futuro all’estero: giornalisti e intellettuali, artisti, perfino la prima ballerina del Bolscioi, Olga Smirnova. Un’ondata di emigrazione che è stata paragonata a quella successiva alla presa del potere dei bolscevichi, nei primi anni Venti, in cui lasciarono la Russia artisti come Marc Chagall e Vasily Kandinsky o scrittori come Vladimir Nabokov e Ivan Bunin (primo russo a vincere il premio Nobel).”
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