C’erano una volta il Colosso di Rodi, Ercules, Perseo, il Cid, Orlando, Rolando, Lancilotto, il guascone, la maschera di ferro, i corsari di tutti i colori, i pupi, la Romana, l’Ardito, l’eroe dei due modi, Giovanni dalle bande nere, il cavalier tristo, il cavalier servente, il passator cortese, l’anarchico, il terrorista, il brigatista nero e rosso, il brigante, il Cesare. Ricordi confusi di miti e ubriacature, di spacconate e di mirabili gesti, di onnipresenti figuri sempre lontani, sempre presenti.
Ah, ecco, c’era Delle Chiaie. Un mito, una fantasia, un incubo, una fola ricorrente, le mamme la sera ammonivano i figli, guarda chiamo Drakul assieme al suo amico Delle Chiaie. Se ne parlò la prima volta nel ’66, una goliardata satirica (Operazione manifesti cinesi) che, dicono, diede l’avvio alla strategia della tensione. Il nostro aveva 30 anni, passati nell’anonimato; 16 passati tra i missini, trascorsi anonimamente in un partito in fondo, più che discriminato, anonimo che passava il tempo a litigare con l’altro partito del passato, il monarchico, ormai anonimo anche quello. Per inciso la tristezza della solitudine dei due partiti, isolati e solitari, che solo nel decennio precedente rappresentavano i massimi poteri del Paese, la Corte Reale ed il fascismo, ricordano oggi l’analoga fine di due grandi poteri del passato, delle due grandi chiese dei comunisti e dei cattolici, anch’essi nascosti, pigiati quattro piedi in mezza scarpa, costretti a stare nascosti in un partito dove comandano altri parvenu, senza passato, senza futuro, ridotti a recitare gobbi quando intervistati. Dal ’66, Delle Chiaie sorpreso si ritrovò allibito e allucinato a leggere i fumettoni delle sue imprese, degne di Diabolik e di Kriminal; ed a chiedersi, possibile che sia stato capace di tanto, di tutto? E poi inorgoglito, a confermarsi, a stimarsi, se qualcuno lo scrive lo devo essere stato, lo devo essere.
Così i ragazzi leggevano le storie della Marvel e della Dc comics, dell’Uomo Ragno e di Batman; e gli adulti leggevano sul Corrierone e su Lotta Continua altre storie fumettare, quelle dei grandi neri, dei grandi mostri, dei grandi vecchi. Delle Chiaie era ubicumque, si sdoppiava ai piedi dell’Altare della patria ed assieme a Barcellona, una bomba ed una nacchera per ogni mano; si nascondeva a Caracas in Venezuela, fuggiva nello stesso momento a Madrid e a Albano Laziale, in un salto dal Sudamerica era a Nizza per fondere movimenti rivoluzionari destri, nel frattempo autosciolti o sciolti d’autorità. Spaziava dall’Oas francese dei pied noirs ai narcotrafficanti sudamericani fino agli aristocratici Sisto Enrico di Borbone Parma impegnati in risse anacronistiche per la leadership di incomprensibili movimenti legittimisti. Gli affidavano di tutto, la lotta paramilitare mercenaria che oggi diremmo da contractor per il MinInterno boliviano, la propaganda cilena per la Dirección Nacional de Inteligencia, l’operazione Condor per la persecuzione dei dissidenti, la consultancy politica. E forse doveva valere qualcosa se l’aveva assunto alla testa dei contractor Galil governo socialista spagnolo di González contro il gruppo terrorista basco dell’ETA; doveva valere qualcosa se nell’82 al primo tentativo di estradarlo, Cia e mercenari francesi volevano ucciderlo.
Giganteggiavano sinistramente i suoi terribili amici, i compari detti i fidanzati della morte come scrisse l’Unitànell’87; si susseguivano le ombre cinesi di Klaus Barbie, Manuel Contreras, Junio Valerio Borghese, Yves Guillou alias Guérin Sérac, del Cecato Carmignani e infine di Gelli, mancavano Sindona e Carli. Un grande caleidoscopio nel quale il Nostro, novello Ziggy Stardust, reggeva una rete enorme che andava dalla Cia all’Fbi, dalla mafia alla massoneria, dal centrosinistra e dal pentapartito alla destra eversiva e non, fino alla Reazione internazionale, in un grande piano anticomunista che si reggeva su gambe da tavolo diversamente modellate, altissime quelle delle stragi di piazza Fontana e dell’Italicus, medie quelle del golpe Borghese, lillipuziane quelle delle bombe all’alba sui binari ferroviari di Valmontone, Colleferro, Cisterna di Latina, Palmi, Gioia Tauro, Lamezia Terme del ’72, microscopiche quelle dei convegni politici sulla guerra rivoluzionaria e sulla fusione tra Ordine Nuovo, già sciolto per ricostituzione di partito Fascista e Avanguardia Nazionale all’epoca non ancora sotto processo.
Fu grande delusione vederlo arrendersi ed alla sbarra, accusato di reati che neanche conosceva. Ancora più deludente vedere l’imputato colpevole molto fortunato, oppure innocente molto sfortunato, assolto da tutto. Assoltonell’84 e nell’86 per il golpe Borghese, dopo la condanna del ’77, perché il fatto non sussiste; assolto nell’85per gli attentati ferroviari del ’72per prescrizione; assolto nell’88 e nel ’92 per la strage di Bologna per insufficienza di prove; assolto nell’89per piazza Fontana per non aver commesso il fatto; proscioltonell’91dall’accusa di associazione eversiva. Assolto anche nei tempi supplementari, Alla fine dei ’90 Delle Chiaie venne indagato per le stragi di via Georgofili ed affini a Firenze e Milano e per l’indagine Sistemi criminali sulla presunta sovversione fasciomafiosa. Cinque mandati di cattura per associazione sovversiva, banda armata e concorso in strage, diciassette anni di latitanza e un figlio, Riccardo, suicida in carcere, accuse di alleanze coi cattivi della storia, la Cia ieri, la Mafia poi; tutto per niente. Come poteva essere che uno come lui, intimo di Pinochet, di Borghese e dei generalissimi Meza Tejada e Torrelio Villa, dittatori boliviani tra l’80 e l’82, frequentatore dell’aristocrazia dei cattivi Stalin di destra di mezzo mondo e dell’entourage di Franco, l’ultimo grande fascista d’Europa, l’unico cui il Cecato si fidasse di consegnargli danaro, finisse in trattorie e tuguri a fare riunioni di serie C con altri fantasmi di movimenti evanescenti, clochard della politica, invasati di sogni ed incubi fantasticati; finisse descritto informatore degli sbirri, piccolo, er Caccola, non solo di statura.
Non poteva essere che tutto si sgonfiasse così ed il verde romano De Luca, membro della commissione stragi, rimase pronto a giurare che, anche se non l’aveva mai visto, Delle Chiaie comandasse armi in pugno l’irruzione nel Min Interno durante il golpe Borghese. Non poteva essere e fortunatamente vennero trovati nel ’74 a Lisbona nuovi fumettoni grazie al casuale ritrovamento in un ufficetto dell’agenzia di stampa Aginter vicina alla polizia politica Pide del governo fascista portoghese di Salazar, di una monumentale documentazione su una rete fantasmagorica e fantasplendente relativa all’universo mondo, una rete di intelligence, crittografica, di security e militare. La relativa decrittazione del filone italiano, con grande soddisfazione di tutti, impegnò stampa, giustizia, media, forze dell’ordine fino alla fine degli anni ’90, senza trovare nulla ma confortando chi voleva essere confermato nelle sue convinzioni. I ragazzi di scorcio sui fumetti Marvel trovavano strane similitudini con i giornaloni, tra Agintere l’eroico antinazista Shield al seguito di Captain America.
Vent’anni dopo langue la campagna elettorale, esangue anche nella riproposizione delle interviste di Berlinguer. Le commemorazioni dei grandi magistrati, un fascista ed un socialista, languono tanto che verrebbe voglia di spronare qualche gruppo di vandali per ridargli smalto. Malgrado gli sforzi inauditi, non si sono trovati agganci tra le filiali della Banca dell’Agricoltura e le ragazze facili di certe cene eleganti, ma non è mai detto che i loro nonni non vi tenessero i conti correnti ed i risparmi. Fortunatamente, ancora, passa il maresciallo in pensione Giustini che rivendica benemerenze non riconosciute sui fatti dell’assassinio di Falcone. Rimette in campo le confidenze a suo tempo raccolte dalla coppia Lo Cicero, non senza la rilettura dei documenti del tempo, portatigli premurosamente dal giornalista. Trasforma il falegname pentito (della professione?) Lo Cicero in un boss e l’autista di Riina in quello del latitante Gambino. Ma non importa; conta che il Lo Cicero, defunto da tempo, andò da Borsellino e da Grasso a parlare di strani movimenti di Cosa Nostra a Capaci prima della strage; stranamente non visti da nessuno. Facci ricorda che Capaci è uno svincolo di autostrada in mezzo al nulla. Forse c’era gente alla cava di un certo Sensale, nomen omen; oppure all’Hotel Jonio di Capaci, dove Romeo, fratello della ex compagna di Lo Cicero, tenne incontri pubblici per la Lega Nazional Popolare in occasione delle elezioni ’92con Delle Chiaie. Ecco, l’impronta fascista sulle stragi. Arriva la rivelazione, già nota, per la felicità della Rai, torna l’ombra della bestia nera ad aggirarsi, pedestre, su rampe e svincoli, nel pissi bau bau di un ex carabiniere e di una ex compagna del falegname, a suo tempo considerato inattendibile. Torna Delle Chiaie per la notizia del ritorno delle trame nere. A ricordarci che anche a Capaci si votava e si vota. Si eccitano l’Usigrai, i magistrati morti e pensionati, i media, i fan, i Fiano, le Boldrini. Una voce sconsolata annuncia a tutti loro che ricordiamo ai congressisti che Delle Chiaie è morto nel 2019. Nulla contro di lui ma per la mozione che lo sostiene ricordiamo che è morto. A Report non ci stanno e si tengono stretta l’effige. Non ci toglierete mai Delle Chiaie, è nostro. Non ci fosse stato, l’avrebbero dovuto inventare.

Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.