Le centinaia di migliaia di persone che hanno festeggiato a Milano per lo scudetto del Milan, milioni di immagini su social e Tv su Milan e Inter che danno vita a un emozionante campionato ci hanno ricordato quanto il calcio sia ancora un fenomeno sociale di massa e quanto le 2 squadre milanesi siano 2 brand popolari in tutto il mondo. Due simboli che attraggono turismo, merchandising ma anche conferiscono prestigio e valore nella competizione fra metropoli che caratterizza il nuovo millennio.
In questa cornice densa di opportunità per il futuro tutti, ma proprio tutti gli esperti (dal Politecnico al Coni), segnalano la necessità di dotarsi di uno stadio moderno e polifunzionale per creare ricchezza e lavoro da questo fenomeno sociale. Certo si può obiettare che vi siano opere più urgenti da finanziare, ma se l’opera venisse finanziata da privati nessuna persona sensata dovrebbe opporsi a nuovo lavoro e nuove opportunità di business che tale infrastruttura genera.
Per questo è prima inspiegabile e poi dannoso l’atteggiamento del Sindaco Beppe Sala: uscite contraddittorie, opinioni balbettanti, non si è capito cosa vuole fare.
Sono passati più di 3 anni da quando Milan e Inter hanno presentato il loro progetto per costruire un nuovo Stadio a San Siro. La politica, l’architettura, i cittadini ne hanno discusso. Il Consiglio Comunale nel frattempo ha votato un documento ufficiale che fissava degli indirizzi (o “paletti”): dalle volumetrie massime alla destinazione degli oneri di urbanizzazione, ai criteri per mantenere in vita il ricordo dell’iconico edificio del vecchio San Siro.
Pensavo che il pavido Sala volesse lasciar passare le elezioni comunali per non turbare la sua nuova immagine green ma che poi avrebbe deciso, in un senso o nell’altro. Le elezioni sono passate da 8 mesi ma sullo stadio non si è deciso nulla: l’ultima baggianata propinata ai milanesi è organizzare un “dibattito pubblico”, un procedimento che porterà via un altro anno e costerà un centinaio di migliaia di euro ai milanesi per confrontare opinioni e pregiudizi già noti.
È chiaro che si tratta di melina, dal momento che su San Siro si discute da più di 3 anni e che le posizioni di partiti, comitati e società sono chiare.Vi sono state pure delle elezioni dove i cittadini si sono espressi per partiti e candidati pro o contro il nuovo San Siro. Né Beppe Sala può raccontarci che non ha i poteri o i numeri per decidere. E’ stato appena rieletto con percentuali bulgare, è solito comportarsi da sultano nei confronti della sua maggioranza PD e del Consiglio Comunale. Quando vuole, Beppe, decide in 5 minuti e senza ascoltare alcuna categoria, vedi ad esempio sulla mobilità.
Sul nuovo stadio invece, per non scontentare il mondo verde, continua a traccheggiare, ma la sua paura di decidere produce un danno enorme alla città perché si ritardano investimenti per 1,2 miliardi di euro e nuova occupazione per migliaia di persone. Il danno è pure al bilancio comunale. Presto infatti le società si stancheranno del Sindaco tentenna e cercheranno di farsi uno stadio tutto loro a Sesto San Giovanni o a San Donato mettendo in crisi il Comune che si ritroverà un bene , San Siro, inutilizzato, da mantenere e senza più acquirenti.
Peccato che oggi per farsi una buona reputazione da Sindaco basti un uso sapiente dei social e tanti giornaloni ammaestrati. Per amministrare bene Milano invece, oggi, domani, come pure in passato servirebbe avere visione e coraggio di decidere, seguendo le bussole del lavoro e della innovazione, autentici valori di questa dinamica città.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.
Personalmente, sarei dell’idea che i tentennamenti di Sala andrebbero superati con la decisione, da parte di Milan e Inter, di costruire il nuovo stadio nell’area ex Falk di Sesto S.G. , che sta per essere convertita in un nuovo polo commerciale, finanziario e scientifico. La disponibilità dell’amministrazione sestese, per nome di Roberto Di Stefano, è già stata confermata e sarebbe un peccato non approfittarne, considerato che Sesto è parte della città metropolitana milanese ed è servita da numerosi collegamenti viabilistici, ferrovie e metrò. Sarebbe un grande risultato avere un nuovo stadio moderno, in ottima posizione, pronto entro il via alle Olimpiadi invernali del 2026. Sala cincischia? E chi se ne infischia…
Il problema é che il dibattito pubblico è obbligatorio per legge per opere sopra i 300 mln di euro (fonte vari quotidiani, tra cui gazzetta dello sport), quindi non so cosa possa fare il comune . Speriamo si faccia se no è una rovina
Se le due società si fanno carico dei costi dell’opera e degli oneri di urbanizzazione, all’amministrazione non resterebbe soltanto da definire la cessione del lotto di terreno e provvedere al rilascio delle autorizzazioni per l’apertura del cantiere? Chiedo, non sono competente in materia…
Uno scrivere che non sembra tenga conto della demolizione del Meazza. Cosa che e’ certamente al centro della discussione. Resta a questo stadio l’icona che chiunque venga a Milano mette come cosa da vedere.Si parla di una possibile ristrutturazione e nessuno urla in favore di un legittimo diritto che vanterebbero le squadre, a speculare sulla faccenda. L’ interesse della Citta’ e’ valorizzare non concedere al privato occasioni con ricatto. Milan e Inter non subirebbero nessuna conseguenza negativa, ss mai gli investitori dal fare uno stadio a Sesto dove la speculazione vedrebbe un drastico taglio sul valore di tutto quello che vorrebbero costruire intorno allo specchietto per le allodole detto nuovo stadio.