Due ragazzi di 21 e 24 anni si sono tolti la vita a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro mentre erano reclusi nel settimo reparto del carcere San Vittore di Milano. Lo ha riferito l’”Osservatorio carcere e territorio” del capoluogo lombardo (Oct), spiegando che Abou El Maati, 24enne italiano di origine egiziana si è ucciso nella notte di giovedì 26 maggio, seguito, ieri, dal 21enne Giacomo Trimarco. L’Osservatorio (nato nel 1993 in seno al Comune di Milano, e a cui aderiscono una 50ina di organizzazioni del privato sociale) ha precisato che il 21enne aveva già tentato due volte il suicidio nelle scorse settimane ed era in attesa da mesi di un trasferimento in luogo di cura e destinatario di una misura di sicurezza in Rems (una struttura sanitaria per l’esecuzione delle misure di sicurezza dedicata alle persone affette da disturbi mentali). “Dall’inizio del 2022 si sono tolte la vita in carcere poco meno di 30 persone, nel 2021 sono state almeno 54 e più di 60 nel 2020” ha ricordato l’Oct, spiegando che “si tratta solo dei suicidi accertati: per molte morti in carcere infatti la causa è difficile da attribuire con precisione”.
“Sono numeri inaccettabili, come è inaccettabile ciascun suicidio che avvenga quando la persona deve essere ‘custodita’ in una struttura detentiva dello Stato” dichiara l’Osservatorio, aggiungendo che “la presenza di persone con forme di sofferenza mentale, spesso con doppia diagnosi, nella casa circondariale milanese ha raggiunto livelli molto preoccupanti e la condizione detentiva non fa che acuire il problema”. “Le Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) hanno lunghe liste di attesa e l’intervento psichiatrico in carcere è totalmente insufficiente” si legge ancora nella nota diffusa dall’Oct, e in cui si sottolinea che “i servizi territoriali per la salute mentale non riescono a garantire un intervento adeguato e la continuità terapeutica” e che invece “resta la positiva esperienza dei centri diurni attivi negli istituti penitenziari milanesi, ma senza una forte ed effettiva collaborazione con i servizi pubblici per la salute mentale e senza un potenziamento degli interventi della sanità all’interno degli istituti, con una maggiore e adeguata presenza di psicologi e psichiatri, non sarà possibile evitare tragedie come queste”. “Il nostro pensiero e il nostro abbraccio – si conclude il comunicato – vanno alle famiglie di questi due ragazzi, che oggi piangono morti difficili da comprendere e accettare.
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