Il fallimento del tentativo di mediazione turco per un possibile meccanismo che consenta il trasporto del grano e lo sblocco del porto di Odessa, ci pone innanzi ad una prospettiva drammatica, con all’orizzonte una crisi alimentare devastante e senza precedenti che avrà effetti dirompenti, specie nell’area del Mediterraneo allargato e nell’Africa, con tutto il corollario di problematiche accessorie che ne derivano per l’Europa e per una realtà rivierasca come l’Italia.
Non dimentichiamo, infatti, che la crisi alimentare è stato uno dei fattori co-scatenanti delle cosiddette ‘Primavere arabe’, alimentate dall’aumento dei prezzi, dalla scarsità di materie prime alimentari oltre che dai diversi interessi geopolitici ed economici che si condensarono sulla Regione.
Non è accettabile né da parte della Russia né di chicchessia, che si utilizzi la crisi alimentare come arma di ricatto, come strumento di pressione e di condizionamento i cui effetti ricadono su popolazioni inermi. Esiste, per citare Sant’Agostino, uno ‘ius in bellum’ che andrebbe rispettato, visto che nella stessa dichiarazione dei Diritti Umani si fa riferimento esplicito al ‘diritto al cibo’.
È pertanto necessario essere attori attivi, impegnarci, come Italia e come Europa, per una soluzione che favorisca la creazione rapida di ‘corridoi di solidarietà’ che permettano di sbloccare Odessa, e che consenta altresì di individuare ulteriori e sicuri percorsi terrestri per il grano.
Post Stefania Craxi
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