La capacità di silenziare gli appuntamenti elettorali è divenuta una specialità della sinistra. Lo schieramento politico che un tempo aveva come parola d’ordine “partecipazione” ha oramai come obiettivo la massima diserzione.
Le reti RAI, molto solerti nel comunicare ieri le basse percentuali dei votanti per spingere a considerare inutile il voto, hanno nell’ultimo mese completamente oscurato il tema referendum. Sulle reti RAI niente talk show, solo tristissime tribune elettorali anni 50, niente leader di partito ma illustrissimi sconosciuti. Sabato sera al TG1 hanno persino dimenticato di dire che si votava, con la scusa del silenzio elettorale.
Nelle politiche di oscuramento un ruolo importante lo hanno pure i Comuni, non solo coi disastri di Palermo ma anche con l’inerzia di Milano. La Milano di Beppe Sala che già si era distinta per far dimenticare il voto di ottobre per il Comune, ha oscurato tutti i suoi canali social e pubblicitari: rari i tabelloni dedicati alla propaganda elettorale, impossibile rifare le tessere elettorali presso i seggi con la conseguenza che i cittadini sprovvisti di tessera dovevano addirittura andare in Via Larga e quindi desistevano. Inoltre alcuni seggi hanno cambiato sede nelle zone 2,6,7 e 8, spiazzando gli elettori disinformati.
L’oscuramento dei referendum è totalmente riuscito, complice il voto compresso in una sola giornata, peraltro molto calda. Certo hanno nuociuto le solite divisioni dei partiti di centrodestra, per cui se una cosa la promuove Salvini, Meloni rema contro e viceversa. Così prosegue la impossibilità di riformare il sistema giudiziario italiano: fateci caso, negli ultimi 30 anni abbiamo avuto tante riforme: delle pensioni, della sanità, della scuola, della leva, delle leggi elettorali ma nessun cambiamento nella organizzazione della giustizia, nel suo autogoverno, nella selezione dei magistrati, nelle loro carriere e responsabilità verso la collettività. Una parte della politica ritiene di avere dei vantaggi dalle attuali storture, abbondantemente illustrate dal caso Palamara, e preferisce non cambiare nulla. Il voto di quei milioni di italiani che sono andati a votare peserà comunque nelle scelte legislative dei prossimi anni.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.