Referendum Giustizia: silenzi, scorrettezze, i commenti a caldo di Roberto Calderoli

Attualità

Ieri, dopo la constatazione dell’insufficienza di elettori per raggiungere il quorum nei Referendum sulla Giustizia, questi i commenti di Roberto Calderoli:

“Avevo capito che ci fosse un silenzio elettorale in vigore fino alle 23 di stasera.

Ma il quotidiano la Repubblica, notoriamente super partes, ieri mattina pubblica un editoriale per schierarsi per il no ai referendum sulla giustizia e per l’astensione per far mancare il quorum.

Posizione legittima se questo editoriale fosse stato pubblicato venerdì, ma non il sabato con il silenzio elettorale.

Adesso Repubblica sul proprio sito commentando i dati di affluenza delle 12, dando il 5% e non il 6% come comunicato dal Viminale, titola ‘verso il fallimento dei referendum’, quando ancora mancano 11 ore alla chiusura dei seggi!

Così non si influenzano gli elettori?

Alla faccia del silenzio elettorale!

Come dite? Repubblica non è un partito e non fa politica? Se lo dite voi…

Personalmente pur non condividendone la linea editoriale ho comunque sempre comprato e letto la Repubblica, ma da oggi hanno perso un lettore, il sottoscritto…

Il responsabile della regolarità del voto in qualunque elezione è unicamente il ministro degli Interni, che oggi risponde al nome di Luciana Lamorgese.

In Sicilia stamattina per un certo numero di ore non si è potuto votare, negando un diritto garantito dalla Costituzione, per la vergognosa mancanza di presidenti di seggio e i cittadini che si sono presentati ai seggi sono stati invitati a tornare più tardi.

Se le urne sono aperte dalle 7 alle 23 tutti i cittadini in quello spazio temporale hanno il diritto costituzionale di votare, diritto che oggi in Sicilia è stato negato.

Un vulnus enorme del diritto di voto.

Non solo, nei tanti comuni dove si vota per le amministrative gli scrutatori al seggio hanno chiesto se l’elettore volesse o meno anche le schede per il referendum, opzione che non discende da un operatore di seggio ma discende direttamente dalla Costituzione, e quindi l’operatore avrebbe dovuto solo consegnare le schede per le amministrative e per i referendum, senza porre domande.

Un altro vulnus nel diritto di voto.

È evidente a tutti che la riduzione del tempo per poter esprimere il voto e il considerare opzionale il voto referendario rappresentano un doppio vulnus della Costituzione e del nostro ordinamento, pertanto chi oggi non è stato in grado come ministro degli Interni di garantire il rispetto della Costituzione e delle nostre leggi deve fare solo una cosa: dimettersi.

Noi del ministro Lamorgese ci ricorderemo per sempre in negativo e non solo per il voto di oggi!

Post di ieri di Roberto Calderoli

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