Destra e Sinistra: tra percezione e realtà

Attualità Società

In questo articolo presentiamo due metodi analitici differenti utilizzati per collocare nello spazio politico unidimensionale (e bidimensionale) i partiti politici. Nella fattispecie, con riferimento alle ultime elezioni politiche italiane del 2018, osserveremo le analisi svolte da Itanes presentate nel volume Vox Populi, Il voto ad alta voce del 2018 (il Mulino) pubblicato nel 2018 e da H. Schadee – P. Segatti – C. Vezzoni ne L’apocalisse della democrazia italiana. Alle origini di due terremoti elettorali (il Mulino) del 2019, e mostreremo i risultati delle analisi, svolte dal sottoscritto, dei dati forniti dal dataset 2018 resi disponibile dal Comparative Manifesto Project (CMP). Il nostro intento è quello di dimostrare lo iato presente tra la collocazione dei partiti politici a opera degli intervistati, e dunque la percezione riguardante le posizioni dei partiti nello spazio politico, e la collocazione effettiva dei partiti politici ottenuta dall’analisi dei loro programmi elettorali. Il tutto finalizzato al rispondere alle seguenti domande: gli italiani (intervistati) sono in grado di riconoscere le posizioni dei partiti sull’asse sinistra-destra e dunque collocarli? È giusto affermare che il M5S sia un partito post-ideologico o di centro? La Lega è un partito di destra?

M5S, Lega, PD, FI, FdI, LeU: dove posizionarli?
Il CMP (1979) è un programma di ricerca che nasce con lo scopo di misurare le posizioni politiche dei partiti analizzando i programmi elettorali di quest’ultimi. Ogni programma elettorale viene manualmente codificato dividendo il testo in unità lessicali, che esprimono un singolo concetto politico, in un primo momento e classificando successivamente queste unità lessicali in 56 categorie, a loro volta raggruppate in 7 domini. Ogni singolo partito viene collocato sulla scala RILE (Right-Left). Questa scala raccoglie 26 delle 56 categorie (13 di “destra” e 13 di “sinistra”) e la posizione del partito considerato viene successivamente calcolata come la differenza tra la somma delle frequenze relative delle 13 categorie di “destra” e la somma delle frequenze relative delle 13 categorie di “sinistra”. Ciò che si ottiene è un indice che assume valori che vanno da -100 (nel caso di un programma elettorale interamente codificato in categorie di “sinistra”) a +100 (nel caso di un programma elettorale interamente codificato in categorie
di “destra”).
Partiamo adesso da una provocazione: il M5S è spesso considerato come post-ideologico (varie volte si è autodefinito tale), svincolato dall’asse sinistra-destra e anche come un partito di centro. Se andiamo però ad osservare il suo punteggio nella scala RILE, con particolare riferimento al 2013, notiamo come il Movimento 5 Stelle fosse, dal 1945 al 2013 considerando oltre 4000 programmi, il quarantatreesimo partito più di “sinistra” della storia con un punteggio di -49.032 e il primo tra i partiti italiani (il secondo più di sinistra in Italia è il PSI alle elezioni del 1972 con un punteggio di -40.175, mentre in assoluto il più di “sinistra” della storia è il Partito Comunista Lussemburghese con un punteggio di -74.3 alle elezioni del 1979). Può dunque essere considerato post-ideologico o centrista il partito più di sinistra della storia italiana dal 1945 ad oggi (vedremo come nel 2018 abbiamo valori assai differenti)?
Costruito il nostro asse sinistra-destra con valori che vanno da 0 a 10, possiamo confrontare le posizioni dei partiti sulla scala RILE derivanti dai loro programmi elettorali e le posizioni dei partiti presentate dai sondaggi Itanes pubblicati in Vox Populi (2018).


Osservando e confrontando le due figure possiamo fare le seguenti osservazioni:
1. Liberi e Uguali è percepito più di sinistra rispetto alle sue posizioni programmatiche;
2. Il M5S è un partito di sinistra;
3. Il M5S non rappresenta un polo a sé stante all’interno dell’asse sinistra-destra, bensì un polo di sinistra.
4. PD e M5S sono percepiti più distanti di quanto non lo siano da un punto di vista programmatico;
5. La Lega è il partito meno di destra della “coalizione” di destra Lega-FdI-Fi;
6. La Lega viene percepita come il partito più di destra tra quelli considerati;
7. La Lega e M5S sono percepiti più distanti di quanto non lo siano da un punto di vista programmatico.
8. In generale il M5S è percepito come più distante dagli altri partiti di quanto in realtà non lo sia da un punto di vista programmatico.
A questo punto, una volta osservato lo schieramento dei partiti lungo l’asse sinistra-destra, possiamo spingerci più in là aggiungendo un’altra dimensione al nostro sistema di riferimento. Le dimensioni che andremo a osservare sono le scale markeco, planeco e welfare (rispettivamente Figura 1.3, Figura 1.4 e Figura 1.5) che indicano rispettivamente l’enfasi positiva circa un’economia di mercato, l’enfasi positiva circa un’economia pianificata e l’enfasi positiva circa l’esistenza ed espansione del welfare.

 

Ciò che emerge da queste figure è la maggior presenza dell’economia pianificata rispetto all’economia di mercato nei programmi elettorali dei partiti presi in considerazione, dimostrando come, sui temi economici, in Italia ci sia maggiore enfasi per posizioni di sinistra, nonostante gli esopici “A lupo! A lupo!” nei confronti del “neoliberismo”. Un altro aspetto rilevante in tal senso è come Lega e Fratelli d’Italia, considerati dai più come partiti di destra, presentano punteggi a favore dell’economia pianificata maggiori rispetto a partiti notoriamente considerati di sinistra come Liberi e Uguali e il Partito Democratico, con il Movimento 5 Stelle che, a dimostrazione della sua non post-ideologicità, presenta il secondo punteggio più alto (nel 2013 era il partito in assoluto tra quelli considerati dal CMP, nell’intervallo 2013-2018, con il punteggio più elevato nella dimensione planeco, 23.226 su 100).

Conclusioni
In questo articolo abbiamo visto come vi sia uno iato tra quella che è la percezione degli italiani e, in generale, dei media circa la posizione dei partiti lungo l’asse sinistra-destra e quelle che sono le effettive posizioni espresse dai partiti nei programmi elettorali. A nostro avviso vi è dunque un problema circa la conoscenza effettiva dello spazio politico italiano dovuto da un lato allo scarso incentivo strumentale che caratterizza la scelta di acquisizione di informazioni politiche che rende dunque improbabile che un cittadino possa posizionare un partito solo ed esclusivamente sulla base del programma elettorale e che incentiva l’utilizzo di scorciatoie informative (telegiornali, riviste, giornali opinionisti, talk show, ecc.) e dall’altro alla precisione di queste scorciatoie informative.
Guardare il talk show televisivo tal dei tali o ascoltare il podcast tal dei tali dove si parla del “fenomeno Movimento 5 Stelle” presentato come un polo di centro post-ideologico e accorgersi poi che si tratta, programma elettorale alla mano, di un partito di sinistra è sicuramente fuorviante così come credere al fatto che il pensiero neoliberista sia dominante, visto e considerato che, dati alla mano, l’unico periodo storico in cui nel mondo vi sono più riferimenti positivi al libero mercato sia l’epoca Reagan-Thatcher (come riassunto nella successiva figura).


Gli strumenti per misurare queste cose esistono, sta a noi non fermarci ai luoghi comuni e agli slogan che intasano il dibattito pubblico e andare oltre.

Mario Spoto

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