«Sappiamo della visita dei tre grandi dell’Europa, ma cambia poco. Per noi gente comune la lotta è arrivare a fine mese. Non abbiamo lavoro, l’economia è al collasso, la guerra sarà lunga. I Big possono fare realmente qualcosa per invertire la rotta? Non penso». Anton, giovane di Kiev che conosce bene la situazione e ha la testa sulle spalle, esprime il sentimento, secondo lui, maggioritario nella capitale sulla missione di Draghi, Macron e Scholz.
Anche un volontario di Leopoli, pro combattenti al fronte, che è venuto a prendermi alla frontiera polacca ha altri pensieri rispetto la super visita. «Non solo il carburante scarseggia – spiega – ma per un pieno di diesel spendi l’equivalente di 80-100 euro. Guadagno 200 euro al mese. Significa che mi va via metà dello stipendio». Gli ucraini all’inizio erano entusiasti e orgogliosi delle missioni lampo dei Big europei considerandole uno schiaffo ai russi. «Poi abbiamo visto che non migliora nulla e ci siamo stufati» è il tagliente giudizio di Anton. La missione dei tre grandi potrebbe essere in salita non solo per il disinteresse della gente comune indaffarata a trovare un modo per tirare avanti. Il consigliere del presidente ucraino, Oleskjy Arestovych, ha già messo le mani avanti: «Diranno che dobbiamo porre fine alla guerra che sta causando problemi alimentari ed economici». Gli ucraini temono che i leader europei arrivino promettendo mare e monti, a cominciare dal sostegno militare, politico, al piano per salvare il raccolto di grano, fino alle cose spicciole come Odessa patrimonio dell’umanità gemellata a Venezia. In cambio, però, insisteranno per il cessate il fuoco, che i russi potrebbero, forse, accettare solo congelando le posizioni sul terreno dopo la conquista del Donbass. Una mutilazione dolorosa, difficile da digerire, con il 20% del territorio occupato dal nemico. Non a caso il consigliere di Zelensky è andato giù duro: «Diranno che russi e ucraini stanno morendo, che dobbiamo salvare la faccia a Putin, che hanno commesso errori, ma che dobbiamo perdonarli facendoli tornare nella comunità internazionale». Zelensky continua a chiedere armi, paventando che i russi potrebbero arrivare fino a Praga. Comprensibile, ma duro da sostenere in eterno per gli europei. Curioso che alla vigilia della visita il presidente americano abbia telefonato a Kiev annunciando un ulteriore miliardo di dollari in aiuti militari. Anche gli ambasciatori ucraini, in due paesi dei «grandi» su tre, non sono stati teneri. Da Berlino, Andriy Melnyk, ha sentenziato: «Gli ucraini si aspettano che Scholz esca dall’ombra dell’esitazione tedesca sulla fornitura di armi pesanti e lo status di candidato Ue». Yaroslav Melnyk, ambasciatore a Roma, ha colto l’occasione per «invitare le imprese italiane a interrompere le attività con la Russia e in tal modo a rifiutare di finanziare la violenza, gli omicidi e i crimini contro l’umanità».
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845