Su Startmag Francesco Damato scrive: «La sensazione è che dietro tanta apparente agitazione, tante minacce, tante voglie di apparire diversi da quelli che si è, un po’ per stanchezza e un po’ per opportunismo la maggioranza resisterà – come si è lasciato scappare di recente il segretario del Pd Enrico Letta con involontario umorismo – “sino all’ultimo giorno”. E che significa?, mi chiederete pensando che ad ognuno di noi capiterà di vivere appunto sino all’ultimo giorno. Significa, nel nostro caso, anche oltre la fine della legislatura prevista sino a qualche mese fa per marzo del 2023».
La sensazione è che anche i commentatori più intelligenti e preparati si stiano assuefacendo alla disgregazione italiana con un Parlamento che non rappresenta più nessuno, con partiti e movimenti in via di disfacimento, con la rappresentanza politica sempre più affidata a condottieri e compagnie di ventura perlopiù eterodiretti dall’estero. Persino Parigi finisce per essere destabilizzata, come dimostrano le elezioni francesi di domenica, dal tentativo di “sospendere” la politica, figurarsi uno Stato fragile come il nostro.
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Sul Sussidiario Antonio Pilati dice: «Germania e Francia hanno difeso i loro interessi anche quando collidevano con l’europeismo ideologico. Noi invece abbiamo sempre avuto una posizione da diligente allievo dell’ideologia ufficiale, alla quale abbiamo sacrificato spesso e volentieri i nostri interessi nazionali».
Il commissariamento della politica italiana è la base per la sottomissione della nostra economia.
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Su Formiche Francesco Bechis scrive: «Che prende poi a sciorinare una lunga ricetta per spiegare perché, per fortuna, le aziende italiane sanno adattarsi alla tempesta e non vogliono lasciare Mosca. Certo, non è facile. “Non solo hanno il problema delle sanzioni occidentali, ma anche quello delle misure prese dal governo russo”, sospira Gozzi. “Non dico se sono giuste o sbagliate, è un fatto oggettivo. Non possono portare in Italia ricavi e profitti, avere transazioni libere”. Ma le pmi italiane, garantisce, “hanno sempre mostrato un alto livello di adattabilità e di flessibilità, l’unica cosa che permetterà ad alcune di loro di sopravvivere”. Modello vincente, dunque. Tanto che la Russia, spiega il confindustriale, dovrebbe prendere esempio. “La Russia dovrebbe sviluppare il modello delle Pmi locali per permettere alle Pmi di paesi esteri di adattarsi a un nuovo mercato, dove le grandi aziende russe prenderanno il posto delle multinazionali che lo hanno abbandonato. Nella nostra visione questo è un passo fondamentale”.
Se lo Stato non coordina più la difesa degli interessi nazionali prevalenti, questi alla fine cercano di difendersi da soli.
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Su Scenari economici Giuseppina Perlasca scrive: «Perseguendo una politica di neutralità nei confronti dell’Ucraina, l’India ha raccolto un enorme beneficio economico, pagando prezzi stracciati per il petrolio, i fertilizzanti e varie altre materie prime. Il cambiamento nell’approvvigionamento di petrolio è particolarmente evidente: dall’inizio del conflitto in Ucraina, l’India è passata dall’importare quasi zero barili russi al giorno a circa 800.000. Così, mentre altri paesi si autoinfliggono danni economici attraverso le sanzioni commerciali, come ad esempio tutti i paesi europei, l’India riceve una spinta dai prezzi energetici più economici. Nel frattempo, le entrate petrolifere della Russia sono ancora più elevate rispetto a prima della guerra, una situazione che di recente ha suscitato un patetico appello da parte dell’inviato speciale degli Stati Uniti per gli affari energetici Amos Hochstein».
Quando la politica nazionale non è commissariata, cerca di esprimere i propri interessi nazionali puntando a un ordine internazionale condiviso, non imposto.
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