Continua a volare l’inflazione nell’Eurozona e si rafforzano così le aspettative di un rapido aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea da luglio in poi. Anche in Italia i prezzi al consumo, su base annua, volano ai massimi da 36 anni. Nel dettaglio la stima flash dell’Eurostat indica un altro record toccato a giugno dell’inflazione, l’8,6%. A maggio il tasso annuo era all’8,1%. L’energia, spinta dalle perturbazioni dei mercati per la guerra in Ucraina, continua a trainare gli altri settori. Il tasso energetico è al 41,9%, rispetto al 39,1% di maggio, seguita da cibo, alcol e tabacco (8,9%, rispetto al 7,5% di maggio), beni industriali non energetici (4,3%, contro il 4,2% di maggio) e servizi (3,4%, contro il 3,5% di maggio). A livello di Stati, gli unici cali dei tassi di inflazione vengono registrati in Germania (8,2% dall’8,7%) e Paesi Bassi (9,9 dal 10,2). I livelli più alti vengono confermati nei Baltici: Estonia 22%, Lituania 20,5% e Lettonia 19%. Tra i big la Francia resiste al 6,5%, mentre la Spagna vola al 10%. Tra i peggiori la Grecia con il 12%.
In Italia l’inflazione è in forte accelerazione: secondo le stime preliminari diffuse dall’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell’1,2% su base mensile (dal +0,8% di maggio) e dell’8,0% su base annua (da +6,8% del mese precedente). “A giugno – commenta l’Istat – l’inflazione accelera di nuovo salendo a un livello (+8,0%) che non si registrava da gennaio 1986 (quando fu pari a +8,2%). Le tensioni inflazionistiche continuano a propagarsi dai Beni energetici agli altri comparti merceologici, nell’ambito sia dei beni sia dei servizi. Pertanto, i prezzi al consumo al netto degli energetici e degli alimentari freschi (componente di fondo; +3,8%) e al netto dei soli beni energetici (+4,2%) registrano aumenti che non si vedevano rispettivamente da agosto 1996 e da giugno 1996“.
Nello stesso tempo, l’accelerazione dei prezzi degli alimentari, lavorati e non, spingono ancora più in alto la crescita di quelli del cosiddetto “carrello della spesa” (+8,3%, mai così alta da gennaio 1986, quando fu +8,6%). L’Istat spiega che l’ulteriore aumento della crescita su base tendenziale dei prezzi al consumo si deve prevalentemente da una parte ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +42,6% di maggio a +48,7%) e in particolare degli energetici non regolamentati (da +32,9% a +39,9%; i prezzi dei beni energetici regolamentati continuano a registrare una crescita molto elevata ma stabile a +64,3%), e dall’altra a quelli dei beni alimentari, sia lavorati (da +6,6% a +8,2%) sia non lavorati (da +7,9% a +9,6%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,4% a +5,0%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +7,2%). L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto a diverse componenti e in particolare ai prezzi dei beni energetici non regolamentati (+6,0%), dei servizi relativi ai trasporti (+2,0%), degli alimentari lavorati (+1,7%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,3%) e dei beni non durevoli (+0,7%). L’inflazione acquisita per il 2022 e’ pari a +6,4% per l’indice generale e a +2,9% per la componente di fondo.
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