1933: una enorme folla radunata sulle sponde dell’Idroscalo…

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Una enorme folla si ammassa sulle sponde dell’Idroscalo dopo la “fine” dei lavori nel 1933.

I lavori per realizzare il gigantesco bacino di atterraggio per gli idrovolanti iniziarono nel 1928.

Incaricata dei lavori fu la famiglia di industriali Lucchini, che erano anche proprietari di una parte dei terreni; i lavori iniziarono con quattro draghe e sei escavatori e fu stesa una rete di binari di oltre trenta chilometri, per far spostare circa tremila vagoni porta terra, spinti da dodici locomotori.

L’accordo prevedeva che i Lucchini avrebbero scavato gratuitamente il bacino e in cambio avrebbero venduto tutta la terra, sabbia e ghiaia estratte, soprattutto per il cantiere della nuova Stazione Centrale e per le massicciate ferroviarie delle due nuove linee di cintura.

Durante i lavori vennero alla luce reperti di tutte le epoche, anche pre-romana: terrecotte, vomeri di aratri, tombe, monili, monete. Quasi tutto andato perduto.

Nel settembre 1930, a metà dell’opera, iniziarono gli atterraggi dei primi idrovolanti e l’Idroscalo venne inaugurato il 28 ottobre 1930, anche se era ancora un colossale cantiere.

Il 15 aprile 1931 il Re Vittorio Emanuele III volle visitare l’Idroscalo e a bordo di una barchetta attraversò il bacino. Anche Mussolini visitò il cantiere.

Nei successivi due anni i lavori rimasero praticamente fermi e i Lucchini entrarono in crisi.

Nel 1933 infatti la crisi economica mondiale arrivò anche a Milano, e il settore dell’edilizia ne fu colpito pesantemente. I Lucchini non sapevano più a chi vendere sabbia, terra e ghiaia dragate dall’Idroscalo…

Queste iniziarono ad accumularsi in enormi montagnole nell’area della Cascina Biscioja, dove oggi si trova il Quartiere Forlanini.

Montagnole alte decine di metri che d’inverno, con la neve, divennero campi da sci e da discesa con le slitte.

Con un atto d’imperio la Provincia requisì il cantiere ai Lucchini e in 160 giorni venne scavato esattamente quanto nei cinque anni precedenti. Furono più di quattrocento gli operai che lavoravano su tre turni h24, sette giorni su sette.

Per la fine del 1933 l’Idroscalo, era quasi terminato; vennero rilasciati 150.000 anguille, 10.000 trote e 2.000 carpe, il tutto per creare un ecosistema ex novo, che portasse alla scomparsa della zanzara anofele e quindi della malaria.

Proprio di malaria, infatti, si erano ammalati a centinaia tra i badilanti che non solo lavoravano tutto il giorno nelle acque stagnanti ma dormivano nei vicini cascinali del Castello di Linate.

Nel 1939 il bacino venne intitolato a Galeazzo Ciano.

Con la guerra i lavori conclusivi si bloccarono e ripresero solo nel 1946 quando furono effettuati gli ultimi scavi per regolare la profondità del lago.

Nel 1947 i lavori erano effettivamente conclusi.

Nelle foto:

1 La “finta” inaugurazione dell’Idroscalo che i gerarchi milanesi organizzarono per dimostrare di aver rispettato le tempistiche di lavoro; in realtà seguirono altri 14 anni di lavori!

2 il re visita l”idroscalo il 15 aprile 1931.

3 il primo idrovolante, guidato dal Comandante De Bernardi atterra nel cantiere dell’Idroscalo, 28 maggio 1930.

4 Mussolini, ancora in abiti civili, tra i carrelli Decauville e le draghe dell’Idroscalo.

Dal sito Milano scomparsa

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