Ecco a voi la città (in)sostenibile del Sindaco Sala

Milano

Qualcuno faccia uscire Beppe Sala da Instagram, dalla home page arcobaleno del suo sito e anche dalle grandi manovre per il piccolo centro con Di Maio e Pizzarotti (non proprio Moro e Fanfani), e lo porti in Stazione Centrale, nel cuore della sua Milano, tardo pomeriggio. Non in un vicolo di Quarto Oggiaro dopo la mezzanotte, parliamo della prima vetrina che un turista si trova davanti quando arriva nel capoluogo lombardo, a due passi dal palazzo della Regione, qualche passo in più per il centro più esclusivo. Ebbene, questa scenario ormai è un mondo a sè, una terra di nessuno (o meglio di troppi, e allo sbando) sottratta a qualsiasi presenza non vogliamo dire di controllo (che siamo nell’utopia pura) ma nemmeno di vaga deterrenza da parte dell’amministrazione, dello Stato con i suoi apparati repressivi, di chi in teoria deve esercitare il monopolio della forza. Monopolio della forza, lì, sotto i grattacieli avveniristici e a tre fermate di metropolitana da via Montenapoleone, e tutto di galantuomini quali l’energumeno di colore che ha spaccato la testa a calci a un 17enne tunisino senza fissa dimora. Immagini raccapriccianti che sembrano provenire da qualche favela in balla dei clan criminali, non dalla città capitale dell’economia, della moda, della sostanza imprenditoriale ma anche, va detto, della fuffa radical.

Essì, perché le parole spese pochi giorni fa dal sindaco (che sul tema è riuscito a farsi dare lezioni di realismo da Chiara Ferragni, per dire quanto alberghi in un’altra galassia), di fronte all’ennesima scena splatter in Piazzale Duca d’Aosta sembrano ancora più lontane, ancora più vacue, ancora meno milanesi, visto il deficit drammatico di concretezza e di operatività risolutiva. «Non c’è mai stata nessuna sottovalutazione del problema sicurezza, lo dico con grande sincerità». Se è davvero sincero, deve allegare le sue dimissioni, visto che ci sta comunicando che il meglio che si riesce a ottenere sono i pestaggi a sangue senza che nessuno intervenga, col sole, in uno dei luoghi-simbolo della città. La quale sarà pure diventata «la città dei 15 minuti», «sempre più verde» grazie al progetto ForestaMi, «sempre più connessa» con nuove aree di co-working (citiamo alla rinfusa dal sito di Beppe, una sorta di esercizio di onanismo virtuale). Epperò, se arrivi in Centrale più in fretta e incrociando più alberi, ma una volta rischiano di ammazzarti, converrete che è dura spacciarlo come esempio di buona amministrazione. Beppe ha appena annunciato «250 agenti in più lì sulle strade» da settembre, quindi da un lato ha ammesso l’emergenza, dall’altro pare quel tizio intento a svuotare il mare con un cucchiaino. Intanto, il treno di chi scrive arriva al capolinea. Milano Centrale. Che Dio m’assista. (Fonte Libero)

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