Sala indubbiamente sa che la candidatura per il Parlamento gli è stata offerta su un piatto d’argento dal deus machina del PD Letta che, contravvenendo alle regole fissate dallo stesso Pd per cui i sindaci non potrebbero candidarsi, ha proposto appunto ai sindaci in carica di candidarsi nella città dove sono stati eletti.
Nella foga di ampliare il pìù possibile “il campo largo”, tutto fa brodo. E così probabilmente vedremo Calenda con i fuoriusciti da Forza Italia in un ressemblement che si estende fino ai comunisti puri, vedasi Speranza.
Sala sa il valore dell’addizione, già furbescamente applicato, conosce la politica nazionale di cui esprime giudizi ogni giorno, ha l’ambizione di lavorare a livello nazionale, ha già gli sponsor politici e finanziari per la campagna elettorale, ha sondato il peso degli eventuali “centristi”, è per vocazione, un personaggio per i grandi sistemi (definizione anche di Renzi) e allora prenda la palla al balzo e “fusse la volta bbona” che si dimette da Sindaco di Milano.
Con i piedi per terra appare vergognoso il “Venghino” tutti senza una linea politica seria e condivisa.
Osserva Il Giornale “Ironia della sorte il governo Draghi cade perché i 5 stelle non vogliono il termovalorizzatore che il pd vuole fare a Roma, e poi il pd candida un sindaco contrario allo stesso impianto a Bari”
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano