venerdì, Novembre 29, 2024

Milano al bivio, tra sviluppo e innalzamento vertiginoso delle diseguaglianze

Milano
Investitori, sviluppatori e progettisti stanno convergendo verso la prospettiva di una ‘città di prossimità’ in relazione allo ‘sviluppo veloce’ che Milano sta vivendo, talvolta ricondotto esplicitamente a ‘modello’. Le dinamiche immobiliari e gli incrementi edilizi arrivano prima dello sviluppo urbano, generando una forte crescita del valore degli immobili. Sicché la rigenerazione urbana, che è uno dei motori principali della ‘città di prossimità’, rappresenta un driver portatore di benessere ma, allo stesso tempo, anche di divari territori.

Milano oggi è a un bivio, si colloca su un pendolo oscillante tra le significative opportunità di sviluppo urbano e l’innalzamento vertiginoso delle disuguaglianze, che si riflette nell’espulsione di fasce di classe media verso i comuni dell’hinterland.

La porosità socio-spaziale che ha contraddistinto Milano negli ultimi decenni sta arrancando in modo direttamente proporzionale alla rimodulazione della ‘mano pubblica’ che è sfidata a reggere il sistema dato dai molteplici grandi progetti delegando agli operatori privati lo sviluppo delle singole grandi aree, come avverrà per i Giochi Olimpici Invernali Milano-Cortina 2026. Inoltre, le pratiche di finanziarizzazione del mercato immobiliare, spingono gli operatori a ‘standardizzare’ le strategie di sviluppo urbano (su edifici, aree, infrastrutture) rendendo senz’altro i progetti più competitivi nel mercato finanziario ma, parallelamente, alienando eccessivamente le nuove porzioni di città dai quartieri già presenti i quali subiscono l’aumento del valore degli immobili e del costo dei servizi annessi.

La metropoli ambrosiana vive dunque una contraddizione interna divergente sul proprio modello di sviluppo. Così come nel passaggio da capitale del lavoro secondario a quello terziario Milano si è adattata guardando alla qualità del vivere attraverso Expo 2015, oggi la prospettiva di crescita nel rango internazionale mette in crisi quello ‘civile’.

Eppure la questione è tutt’altro che semplice perché, se da un lato si sente il bisogno di uscire da una condizione di crisi sociale, dall’altro la dimensione internazionale traina dei processi non governabili, e l’Italia stessa si aggrappa a Milano qualificandola come portatrice dell’innovazione del Paese.

Sicché la sfida sta nel gestire i passaggi del processo di crescita al rango internazionale, ma per farlo servono leve di tecnica politica e urbanistica che oggi la città non ha. Ad esempio, la Città Metropolitana non può emanare leggi e i confini amministrativi del Comune di Milano sono troppo limitati per disegnare politiche di coesione con l’hinterland, anche attraverso un utilizzo più affinato della Programmazione Triennale dei lavori pubblici. Eppure la dimensione metropolitana rappresenta il perno per la gestione del processo riadattando il quadro di policy verso una formula mista, in grado di alternare sviluppo economico e compensazioni socio-spaziali. In questo senso, servirebbe un nuovo grande disegno metropolitano partendo dall’esperienza degli anni ’60 del Piano Intercomunale Milanese (PIM).

Per questo motivo, l’eredità dei Giochi Olimpici sarà determinante nel colmare o meno la divergenza tra sviluppo e urbanità (qualità di vita, accessibilità alla casa e ai servizi essenziali). Così come è stato per l’Expo 2015, nel quale la governance è stata definita dalla convergenza poliarchica d’intenti tra i soggetti coinvolti, oggi Milano necessita di una significativa regia pubblica per mettere a sistema attori pubblici e privati e garantire uno sviluppo capace di contemplare anche le compensazioni sull’abitare, come la disponibilità di residenze a canone concordato.

In altre parole, l’accelerazione al rango internazionale deve essere riconfigurata attraverso una visione che procede nella direzione di maggiore uguaglianza nel territorio. Milano è un ‘corridore’ che gareggia già con altre capitali dell’Europa del sud come Barcellona o Vienna ma ha bisogno di politiche pubbliche per implementare l’accessibilità ai servizi di cittadinanza e alla casa, soprattutto per continuare ad attrarre conoscenza, innovazione, studenti e ricercatori, ricalibrando i rapporti socio-spaziali.

In conclusione, per scegliere la giusta strada da percorrere e superare quel bivio nel quale Milano si trova, è fondamentale rimettere al centro il ruolo dell’attore pubblico facendo perno su strategie multilivello che abbiano però la capacità di trasformare il mercato immobiliare prendendovi parte, agendo come promotore dei partenariati pubblico-privato sui grandi progetti e investendo in nuovi progetti generati dalla spesa in conto di capitale (residenze, scuole, infrastrutture, servizi).

(Alberto Bertolotti- Huffpost)

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