“Se la situazione in via Morgantini è unica, l’idea che per decenni si possano ignorare i problemi è abbastanza comune. Così come i cantieri fantasma. Da via Omero, agli ascensori di via Saint Bon fino alle altre case MM del Municipio 7 il criterio è sempre il medesimo: tempi dilatati, disagi infiniti e degrado che si insinua. Nelle prossime settimane farò un giro a raccogliere le testimonianze degli inquilini, così da poter fare un dossier completo.
Ma se i muri si vedono, vogliamo parlare delle caldaie? In via Rizzoli aspettano una caldaia nuova dal 1983, saranno 40 anni il prossimo anno. E intanto d’inverno non possono essere spenti i caloriferi perché altrimenti si rischia il blocco. E la scelta è tra 25 gradi di notte e 15 gradi a mezzogiorno. Senza terze opzioni. A tacere delle cassette delle lettere, sostituite per la prima volta un paio d’anni fa, dopo 35 anni di onorato servizio.
Queste sono situazioni disparate, ma hanno tutte un punto che le rende simili, ovvero che il pubblico, chiunque sia, non gestisce il proprio patrimonio all’altezza delle aspettative dei Milanesi. Molti tentativi sono stati fatti per rendere migliore la situazione, ma tocca vigilare sempre perché l’inerzia non vinca.
È per questo che mi sono sempre impegnato in prima persona, perché non c’è alternativa alla collaborazione tra cittadini e istituzioni. Altrimenti le lombosciatalgie degli architetti, come in via Morgantini, possono durare decenni.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,