Fra le tante delusioni che questa campagna elettorale sta riservando alla sinistra c’è quella di dover ingoiare e appoggiare personaggi poco graditi al popolo di sinistra.
Un caso da manuale è quello del collegio 8 di Milano, un territorio che comprende tutte le periferie a sud della città, da Via Mecenate a Baggio passando per il Vigentino, il Gratosoglio, la Barona e il Lorenteggio.
E chi ha candidato Enrico Letta in questo collegio ritenuto sicuro? Non un personaggio della sinistra sindacale o un amministratore locale tipo Maran bensì l’imprenditore di Saronno Gianfranco Librandi.
Ai poveri elettori piddini delle periferie milanesi il partito nazionale ha paracadutato questo industriale da tempo prestato alla politica che è un autentico recordman del cambio casacche.
Gianfranco Librandi nasce politicamente come consigliere comunale di Saronno per Forza Italia. Nel 2009 esce e fonda il partito Unìone Italiana. Nel 2011 dopo aver riempito per mesi la città di megaposter Unione Italiana prende lo 0,2 % alle comunali di Milano. Il grande salto avviene però alle politiche del 2013 quando Librandi diventa deputato per Scelta Civica, il partito di Mario Monti di cui sarà anche il tesoriere.
Librandi però si stufa del Prof e dopo una parentesi nel gruppo ALA ( Liberaldemocratici e Autonomie/Verdini), decide di passare al suo quinto partito nel 2018, il PD allora guidato da Matteo Renzi. Per seguire Renzi nel 2019 aderirà a Italia Viva. A Giugno di quest’anno Librandi annuncia di voler fondare “l’Italia c’è” un partito che dovrebbe riunire Di Maio e Beppe Sala, ma poco prima di depositare le liste ecco un nuovo colpo di scena: Librandi passa con Più Europa, partito dei cui uffici romani l’imprenditore è anche proprietario. E siamo a 8 partiti, uno ogni 2 anni circa!
Ma i voti per farlo eleggere li dovranno raccattare i malcapitati attivisti Piddini del Corvetto e di San Siro, perché il PD nazionale si è fatto carico di ospitare nei collegi di Milano gli esponenti del partito Più Europa, dopo che la Bonino ha litigato con Calenda.
Certo il pensiero di Librandi rimane molto slegato dalla sinistra classica e anche un po’ fuori luogo nel suo popolarissimo collegio milanese. Nel 2020 spiegò a Radio 24 che “i meridionali sono degli africani bianchi e quindi sono più immuni al Covid”. Nel 2021 invece a “Coffe Break” sulla 7 si è concentrato sui sardi perché, testuali parole di Librandi, “ Noi lavoriamo e tiriamo la carretta anche per voi sardi, il vostro Pil non c’è”.
Il multiforme e multicasacca deputato nutre anche una grande passione per la sua immagine. Ha commissionato un film sulla sua vita, al momento proiettato solo a Saronno, ha avuto una Tv locale e adesso è ospite più o meno fisso nelle trasmissioni di Paolo Del Debbio su rete 4. Qui ogni tanto gli scappa il pedale e ultimamente ha spiegato la geopolitica alla collega Sardone “L’Africa è il nostro futuro e tu Sardone finirai per pulire i bagni degli africani”. Ma non si pensi a una gaffe o a un caso di discriminazione contro le donne perché la stessa cosa la ha ribadita mesi dopo al deputato Donzelli.
Non rimane che godersi lo spettacolo dei progressisti milanesi che lo voteranno turandosi il naso e vedere in quanti invece nell’urna cambieranno partito: certo questa è l’ultima cosa che uno come Librandi potrebbe condannare!
Duomino
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