Dive. Le donne e gli uomini di Marlene Dietrich

Cultura e spettacolo

di Laura Bonelli

A trent’anni dalla morte Marlene Dietrich rimane ancora una delle dive iconiche di tutti i tempi. Di prossima uscita per Graphofeel il libro “Dive. Le donne e gli uomini di Marlene Dietrich” scritto a quattro mani da Gian Stefano Spoto e Anna Marina Gualdesi.

Il libro ripercorre la vita dell’attrice tedesca attraverso gli incontri, gli amanti e gli amori che hanno segnato il suo percorso personale e professionale.

Gian Stefano Spoto

In questa intervista Gian Stefano Spoto ci anticipa le note salienti del libro.

Gli autori:

Gian Stefano Spoto, bolognese, giornalista, inizia a lavorare per la carta stampata nel 1981 e nel 1988 entra in Rai divenendo, fra l’altro, inviato speciale, capo della cronaca al Tg2, dirigente di Raiuno, vicedirettore di Raidue e poi di Rai Internazionale. Nel 2014, allo scoppio della guerra di Gaza, parte per il Medio Oriente come corrispondente Rai. Ha lavorato per numerose testate fra cui “La Repubblica”, “Il Secolo XIX”, “Il Resto del Carlino,” “Il Giornale nuovo”, “Corriere Medico” e “Cosmopolitan”. Ha scritto, con il sociologo Giorgio Pacifici, Un futuro che viene da lontano (Franco Angeli, 2003); M.O.S.T. (Curcio, 2007); Salgari. 150 Indie (Curcio, 2012); Mediorientati. Oltre la storia, le storie (Ianieri, 2017). Con Graphofeel Edizioni ha pubblicato Deserto bianco (2021).

Anna Marina Gualdesi, romana, è laureata in scenografia e ha un diploma in pianoforte al conservatorio di Frosinone. Negli anni ’90 è approdata alla Direzione Esteri della Rai scrivendo i testi di numerosi programmi radiofonici dedicati alla musica classica e alla musica leggera italiana del ‘900.

 

Che cosa affascina ancora oggi, a 30 anni dalla morte, del personaggio Dietrich?

Nel nostro tempo il concetto di diva è una sorta di tributo automatico, industriale, quasi obbligatorio, mentre all’epoca di Marlene Dietrich e Greta Garbo la divinità aleggiava in un mondo in cui la comunicazione non era ossessionante e inflazionata. Si adorava il fascino emanato da molto lontano, non il prodotto petulante e spesso vuoto.

La diva era irraggiungibile, egoista, egocentrica, spesso isterica. Pochissimi avevano il privilegio di vederla o anche solo di intravvederla, e il mito cresceva a dismisura.

Fatta la tara su tutto questo, la fama delle attrici nate nella prima metà del Novecento arriva a noi ulteriormente mitizzata e, anche se molti film dell’epoca ci sembrano semplici, un po’ ingenui, quasi banali, le protagoniste conservano tuttora un magnetismo avvincente.

Le dive erano relativamente poche, e non avevano quasi nulla in comune fra loro: Greta chiusa e riservata, Marlene espansiva e comunicativa, ma a patto di essere sempre il centro dell’ universo e di soggiogare chiunque imponendo il proprio pensiero, giusto o sbagliato che fosse , rispetto a quello del mondo intero. E il mondo, alla fine, le ha sempre dato ragione, specie quando aveva assolutamente torto.

Come è nata l’idea del libro e a che fonti hai fatto riferimento?


Marlene, grande donna. Ma altre due grandi donne hanno più merito di me nella realizzazione di questo libro. Io l’ho scritto, sì, ma lo spunto sull’amore di Marlene con Edith Piaf è di Laura Pacelli, la mia editrice, la quale mi chiese se avessi voglia di approfondire questa storia, l’unica piena di risvolti umani fra quelle vissute dalla Dietrich. L’altra grande donna è Anna Marina Gualdesi: è sua la ricerca di tutto il materiale sugli amori femminili di Marlene. E poi su quelli maschili, e poi su un’epoca molto, molto meno conosciuta e a fuoco di quanto non si pensi. Marina era ricercatrice di immagini in Rai e, durante il mio periodo a Rai Internazionale, lavorò per i miei programmi. Così bene che la sposai.

Scherzo. No, non scherzo. La bibliografia è variegata e appare nel libro, ma gli spunti sono stati tanti: siamo andati persino a Berlino, dove abbiamo trovato chi ci ha raccontato i difficili rapporti fra i tedeschi e l’attrice, che volle essere sepolta nella città che aveva abbandonato per sbarcare a Hollywood.

Infine, le mamme, la mia e quella di Marina. Entrambe della stessa epoca di Marlene, entrambe appassionate della cultura cinematografica di quel tempo, entrambe vissute quasi cento anni: dunque, Isa e Bianca ci hanno educato al culto della bellezza e del buon gusto , raccontandoci spesso della Dietrich, della Garbo e di tanti fra i numerosissimi personaggi che vivono in questo libro.

Che non a caso è dedicato a loro due.

 

Il libro è scritto in prima persona. Il motivo di questa scelta?

Greta Garbo- Marlene Dietrich

Io e Marlene ci diamo del lei , anzi, è la diva a dar del lei a me, io non le faccio mai domande, non oso. Non le sono nemmeno troppo simpatico, e mi tratta piuttosto male. Però con me parla, anche se nel libro si scioglie solo un attimo, per tre o quattro righe: per il resto è dura, non si smentisce mai. Il suo racconto è anche sfogo, accetta di parlare a patto che io non metta in dubbio il fatto che lei sia ancora viva. E rileggendo il mio libro me ne sto quasi convincendo.

Del resto, tutto quadra: Marlene nota come ogni trent’anni uno scrittore che si chiama Spoto sforni un libro su di lei: nel 1992, alla sua morte, che ovviamente nega, Donald Spoto, il più famoso biografo americano, scrisse la storia della sua vita. Nel 2022 esce il lavoro di quello che lei definisce “un giornalista di costume che si diverte a saltare da una vicenda all’altra cercando stranezze e follie, curiosità e paparazzate”. Incasso e taccio.

Perché Marlene è la diva, e io non oso ribattere. Sentirla parlare mi piace, e da lei ho imparato tanto, fino a convincermi di averla realmente ascoltata per mesi, in un lockdown sano che mi sono auto-imposto per immergermi nel suo mondo. Credevo che le dive si svegliassero tardi, invece Marlene , ogni mattina, alle nove, già iniziava a raccontarmi storie sconvolgenti.

 

 Amanti e amore: cos’erano per questa diva?


Sono convinto che la Dietrich abbia amato, anzi, adorato. Ma solo se stessa. Usa sempre la parola “amore” in modo retorico, e , al di là della spettacolarizzazione delle emozioni, non credo abbia mai provato sentimenti veri per nessuno, figlia compresa . Fece l’amore e follie spettacolari con decine di uomini e di donne, senza mai amarli: in diversi casi, ad esempio, si vestì a lutto perché aveva deciso di essere lei la vedova di uomini sposati ai quali si era legata, oscurando del tutto l’esistenza delle loro mogli.

Mi ha detto di non avere mai avuto meno di quattro amanti alla volta, generalmente tre uomini e una donna. Ma faceva tutto per il loro piacere, a lei il sesso non interessava per nulla: ho fatto finta di crederle.

Rifiutava il concetto di omosessualità, e in questo non solo è ancora viva, ma è molto avanti, su posizioni oltre quelle degli odierni progressisti: quando prova attrazione per una persona non le importa se sia uomo o donna, non ci fa proprio caso. Dunque, non le si addice sicuramente il termine lesbica, e nemmeno bisessuale. Lei è Dietrich. Marlene Dietrich.

Come per molte dive realtà e fantasia si fondono nella creazione del personaggio. E’ stato difficile districarsi nel dedalo di notizie vere o presunte sulla sua vita?


Marlene è leggenda, e solo un vecchio cronistaccio come me si preoccupa di verificare certe vicende che si raccontano sulla sua vita. Marlene non è tutto e il suo contrario, è il contrario del contrario del contrario.

E’ la donna che canta davanti a Stravinskij la musica di un balletto che lui non ha mai scritto e poi narra che il musicista, mesi dopo lo stupore, le avrebbe confessato il proprio cruccio per non aver composto quello che lei gli aveva accennato. Peccato che Marlene sia deliziosamente bugiarda, anzi, peggio: è una depuratrice permanente di falsità, che fa omologare come verità assolute.

Ma anche nella follia di storie quasi tutte false che il tempo corrode e muta ci deve essere un filo conduttore e una logica, anche amorale, in grado di ricostruire pensieri, colori, azioni, profumi, atmosfere che non dobbiamo né possiamo giudicare. Né desiderare, né invidiare perché appartengono a un’altra dimensione.

Molto, molto più grande di quella piccola tomba con piante e fiorellini che a Berlino mi emozionò.

Dunque, Marlene è viva.

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