Marche: i geologi dicono “Non solo maltempo”

Attualità

Fabio Luino (Fabio Luino, geologo, Coordinatore dell’Area Tematica “Dissesto Idrogeologico” della Società Italiana di Geologia Ambientale e ricercatore del CNR) : “Il nubifragio che si è abbattuto sulle Marche ieri è stato rilevante: le precipitazioni misurate alla stazione di Cantiano (strumento della Regione Marche) riferiscono di valori pari a 101,4mm in 1 ora, 256,6mm in 3 ore, 384mm in 6 ore, 419mm in 12 ore (ma concentrate in 8).Io attirerei però l’attenzione sull’aspetto peggiorativo dell’interferenza con ”le nefandezze urbanistiche” che emergono sempre il giorno dopo”.

Enrico Gennari  (Coordinatore Nazionale Area Tematica Coordinatore Area Tematica “Agenda 2030 Sviluppo Sostenibile- Ecologia”, della Società Italiana Geologia – Ambientale (SIGEA) ) : “«Il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana» Papa Francesco al punto 6 dell’enciclica Laudato sì, già dal 2015, ha tracciato la rotta con un “progetto politico rivoluzionario”.

Paola Pino D’Astore ( Consigliere Nazionale della Società Italiana Geologia Ambientale) : “Questi fenomeni sono un assaggio del futuro che potrebbe arrivare”.

“Il nubifragio che si è abbattuto sulle Marche è stato rilevante: le precipitazioni misurate alla stazione di Cantiano (strumento della Regione Marche) riferiscono di valori pari a 101,4mm in 1 ora, 256,6mm in 3 ore, 384mm in 6 ore, 419mm in 12 ore (ma concentrate in 8).

I 384mm in 6 ore sembrano tanti, ma si collocano “solo” al sedicesimo posto nella classifica italiana di sempre.

Ritengo tuttavia che i valori dell’evento vadano letti in termini più relativi alla zona colpita.

Considerando la climatologia  locale (che i marchigiani conoscono molto meglio di me che mi occupo di Bacino Padano), 419 mm in sole 8 ore nell’entroterra marchigiano credo siano qualcosa di veramente anomalo. Bisognerebbe avere sotto mano le serie storiche per poter verificare se su quella regione sia mai piovuto tanto in un lasso di tempo simile.

Se poi ci sia stato un contributo di mare e atmosfera troppo caldi. lo potranno dire le eventuali analisi di “weather attribution””. Lo ha dichiarato Fabio Luino, geologo, Coordinatore dell’Area Tematica “Dissesto Idrogeologico” della Società Italiana di Geologia Ambientale e ricercatore del CNR.

“Io attirerei però l’attenzione sull’aspetto peggiorativo dell’interferenza con ”le nefandezze urbanistiche” che emergono sempre il giorno dopo. Anche in questo caso una semplice analisi con street view dell’ abitato di Cantiano ci mostra il corso d’acqua principale parzialmente “tombato” (cioè coperto) – ha continuato Luino –  ed anche un ponte a luce decisamente insufficiente a monte del quale (pochi metri) hanno costruito più recentemente un ponte ancor più basso!! Praticamente uno sbarramento!
Una cattiva gestione del territorio purtroppo viene sempre esaltata dall’episodio parossistico. Dispiace che ne paghino le conseguenze persone  che non hanno alcuna responsabilità.

In Italia dopo l’evento del 1966 si prese seriamente in considerazione del problema del dissesto geo-idrologico: la commissione De Marchi, dopo 4 anni di studi, diede delle precise linee guida che il Governo (qualunque esso fosse) avrebbe dovuto percorrere. Ma purtroppo poco o nulla venne fatto: nessun Governo ha mai preso seriamente in considerazione il problema del dissesto geo-idrologico, così come il ruolo del geologo, spesso considerato solamente una cassandra”.

La vallata del Misa!

“Più “che Dio ci aiuti” come invocato da qualche sindaco, speriamo che Dio non lasci che le conseguenze dei nostri comportamenti, ostinatamente scriteriati, producano prima o poi i loro effetti devastanti e dolorosi. Ancora alluvioni, morti e distruzione! Purtroppo sì, nuovamente sotto è andata la vallata del Misa e dell’alto Metauro in provincia di Ancona e Pesaro, pagando il conto più alto! «Il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana» Papa Francesco al punto 6 dell’enciclica Laudato sì, già dal 2015, ha tracciato la rotta con un “progetto politico rivoluzionario” –  ha dichiarato il geologo Enrico Gennari, Coordinatore Area Tematica “Agenda 2030 Sviluppo Sostenibile- Ecologia”, della Società Italiana Geologia – Ambientale – basato ci piaccia o meno, su alcuni concetti fondamentali. Tutto è intimamente connesso e “siamo tutti sulla stessa barca”, e quindi davvero siamo tutti uniti anche nella tragedia, visto che ne facciamo tutti le spese, da chi con le mani nel fango sta piangendo i propri cari, a chi, magari da lontano dietro ad una scrivania, dovrà curare, risanare, risarcire, ricostruire e governare, in maniera più lungimirante attraverso la concertazione dal basso. Questo possono fare i Contratti di Fiume, se solo ci si credesse, mettendo a terra piani e programmi ambiziosi, che mirano, cosa di non poco conto, a cambiare anche stili di vita e di governo. Sì, perché non è solo Francesco che va ripetendo l’urgenza di una “ecologia integrale” che parte dalla riscoperta della “cura” e “cultura della cura” della casa comune, attraverso una conversione ecologica e comunitaria. La nostra Terra, che abbiamo violato, sfruttato, rapinato, cementato in lungo e in largo, sta gridando, e possiamo uscirne solo ripartendo dalla “cultura della cura” dello “zerbino” e dei beni comuni a noi più prossimi fuori del portone di casa, fino al più lontano spartiacque del bacino idrografico di turno, quello purtroppo ieri sera dell’alto pasarese-anconetano. L’ennesima “boma d’acqua”, con tempi di ritorno non più secolari ma di pochi anni, segno fin troppo evidente d’un cambiamento climatico dovuto anche al nostro scriteriato impegno, ha picchiato duro con precipitazioni tropicali di oltre 400 mm che, in pochissime ore, qui come purtroppo nella maggior parte della nostra amata Italia, hanno sbriciolato la nostra bella casa comune, portandosi dietro con l’acqua, fango, alberi che intasano ponti, morti e distruzioni catastrofiche”.

Quanto è accaduto nelle Marche confermerebbe un crescente trend.

“Quanto è accaduto nelle Marche è la manifestazione di un crescente trend di fenomeni atmosferici collegati ai cambiamenti climatici a cui purtroppo facciamo fatica ad adattarci. Questi fenomeni sono un assaggio del futuro che potrebbe arrivare.  Possiamo sicuramente rafforzare i modelli di previsione e monitoraggio di questi fenomeni  – ha affermato la marchigiana, Paola Pino D’Astore, Consigliere Nazionale della Società Italiana Ambientale – nonché migliorare la pianificazione, utilizzo e gestione intelligente del territorio Bisogna avere il coraggio di immaginare un futuro che preveda uno sviluppo sostenibile che permetta all’ uomo di coesistere pacificamente con la natura”. Lo ha affermato la marchigiana, Paola Pino D’Astore, Consigliere Nazionale della Società Italiana Ambientale”. (Marche Ora)

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