di Laura Bonelli
Quanto è grande il mondo di questo piccolo topo?
Dario: Il mondo di Topolino è immenso, smisurato, racchiude tutto il mondo reale e molto di più. È sospeso nello spazio e nel tempo, ci racconta di realtà ormai remote e getta uno sguardo sul futuro, facendo delle previsioni che spesso si realizzano. Sinceramente il mio ricordo di Topolino era molto limitato, si riferiva a quel decennio a cavallo degli anni sessanta e settanta in cui ho letto i sui fumetti; poi, però, l’ho abbandonato, come fanno in molti, quasi tutti, perché si ritiene che sia una cosa da bambini. Ed è un grave errore, perché io, scrivendo questo libro, recuperando tantissime storie e corti, ho scoperto quello che c’era prima e dopo i miei ricordi, qualcosa di meraviglioso che adesso sono felice di affidare ai lettori.
Tra i vari personaggi che affiancano Topolino quale ha avuto la più grande trasformazione nel tempo?
Dario: L’universo dei topi è in continua evoluzione, tutti i personaggi negli anni hanno cambiato look, carattere, abitudini, tratti somatici. Topolino più di tutti perché è cresciuto, il monellaccio di un tempo è maturato, a un certo punto è diventato troppo “perfettino” e così c’è stato un ritorno alle origini. I personaggi che lo affiancano hanno seguito un po’ la sua evoluzione, Minni più di tutti, ma anche gli altri, come del resto è cambiata Topolinia, che da centro rurale è diventata una metropoli. Stiamo parlando di cento anni di storia e di tanti geniali creativi che hanno affiancato Walt e poi purtroppo hanno dovuto sostituirlo dopo la sua morte. Ognuno di loro ci ha messo del suo, in maniera eccezionale ed è per questo, che dopo cento anni, Topolino è sempre Topolino e anche di più. C’è però un personaggio che è cambiato meno degli altri ed è rimasto sempre uguale a se stesso, perché modificarlo significherebbe snaturarlo e si perderebbe una carta vincente, un vero e proprio asso nella manica delle storie di Topolino. Si tratta ovviamente di Pippo, che vive sospeso tra genio e follia, filtrando la realtà con la sua logica completamente illogica; ognuno di noi al suo posto sarebbe destinato al fallimento, ma lui, una specie di Forrest Gump ante litteram, risolve le situazioni più intricate senza nemmeno rendersene conto.
Topolino, nei suoi 100 anni di vita, si è sempre confrontato con la società “umana”. In che modo l’attualità è entrata nei fumetti?
Dario: L’attualità dei cento anni di Topolino c’è tutta nelle sue storie. Walt Disney e i suoi grandi autori non si sono mai tirati indietro quando si è trattato di prendere posizione, indicando in alcuni casi la via da seguire. Il New Deal dopo la Grande Depressione, la Seconda guerra mondiale, il pericolo di una guerra atomica, la Guerra fredda, il Vietnam, le crisi economiche, la conquista dello spazio, l’avvento di internet, i più grandi personaggi storici di tutte le epoche, il cambiamento dei costumi, le problematiche ambientali: c’è tutto questo e molto di più nelle storie di Topolino, che non si possono riassumere in poche righe. Alcuni, addirittura, sostengono che il fisico nucleare Ettore Majorana abbia deciso di scomparire dopo aver letto il fumetto Topolino e il mistero dell’uomo nuvola. Sono ovviamente leggende metropolitane, che però danno un’idea del grande impatto che ha avuto e continua ad avere Topolino sulla società.
Dario Amadei
Come avete affrontato le ricerche d’archivio?
Elena: Premetto di essere interessata, anzi, proprio affascinata dal mondo di Walt Disney da molti anni, da quando ho iniziato gli studi di psicologia, perché Walt è un cardine in ambito della creatività organizzativa. Questo mi ha permesso, quando Laura ha proposto la scrittura del libro su Topolino a Dario e mi sono stati affidati gli approfondimenti sulla vita del topo più famoso del mondo, di indirizzarmi subito su quei siti che appartengono all’universo Disney e che contengono un’infinità di notizie ufficiali, curiosità, avvenimenti, quindi ho avuto un bel po’ da navigare. Poi naturalmente il mio pensiero si è rivolto subito agli archivi delle testate statunitensi, come il “New York Times”, o il “Daily”, perché immaginavo di trovare articoli originali dell’epoca in cui Walt Disney dava vita al suo amico topo e così è stato. Leggere dalle sue parole come è avvenuta la creazione è stato davvero illuminante, conoscerne dettagli, preoccupazioni, gioie, sembrava di essere lì in quegli anni. Mi sono poi imbattuta, con non poca sorpresa, in riviste italiane della prima metà del Novecento, che raccontavano di Topolino e delle sue vicende, come il quindicinale “Il dramma” o l’archivio del sito del Teatro Stabile di Torino. Pura meraviglia è stato scoprire la passione per Topolino di Pavese e Vittorini e anche l’intervista che la Fallaci ha fatto a Walt Disney mi ha molto sorpreso. Poi naturalmente la mia ricerca si è spostata sulle testate italiane più importanti, come “La Repubblica”, o il “Corriere” e nei loro archivi ho trovato tantissimi articoli dell’epoca italiana di Topolino, fino ad arrivare ai giorni nostri. Gli articoli che più mi hanno coinvolto sono stati quelli su Romano Scarpa e Casty, ma anche le prime pagine sui successi di “Topolino giornale”. Potrei continuare ancora ma lascio ai lettori la curiosità di scoprire le varie schede di approfondimento. Sono felice di questa opportunità che mi è stata data e spero di aver arricchito, con il mio lavoro di ricerca, la preziosa e puntuale ricostruzione biografica su Topolino di Dario che, come spesso gli capita quando “caccia nuove storie”, per mesi ha vissuto immerso nel mondo di Topolinia.
Dario: Per quanto mi riguarda, posso solo aggiungere che è stato molto bello per me rintracciare, rivedere e rileggere tutti i corti e i fumetti che cito nel libro. Un’affascinante viaggio nel tempo che mi ha anche permesso di recuperare dei ricordi dolcissimi.
Una parte del vostro saggio è dedicato al Topolino di illustratori e sceneggiatori italiani. In cosa differiscono da quelli statunitensi?
Dario: Floyd Gottfredson, il grande fumettista americano, ha disegnato Topolino per quasi cinquant’anni, durante i quali il suo stile ha dettato legge. Ha creato una grande tradizione che non è stato facile continuare e più di tutti ci sono riusciti proprio i disegnatori e sceneggiatori italiani, che è impossibile citare in questa risposta, si correrebbe il rischio di dimenticare qualcuno, ma tutti insieme, hanno fatto tesoro della preziosa eredità di Gottfredson, arricchendola con la loro creatività. Ci sono stati dei periodi di inevitabile crisi, dei malintesi con gli editori e i direttori di testata che in Italia si sono susseguiti, creando un po’ di scompiglio, ma i fumetti italiani di Topolino sono indubbiamente di altissima qualità. Tra le curiosità, c’è da dire che alcuni personaggi precocemente spariti nei fumetti di produzione americana, sono stati ripresi e valorizzati nelle storie italiane. Eta Beta, ad esempio, negli Stati Uniti ha avuto, alla fine degli anni quaranta, un grande seguito, ma all’apice del suo successo è stato rimandato bruscamente nel mondo da cui proveniva; sembra perché Walt aveva paura che offuscasse la fama di Topolino, relegandolo a un ruolo di comprimario. E anche Macchia Nera, un villain di grande spessore, un’importante alternativa al cattivo di sempre, Pietro Gambadilegno, a un certo punto, in America, è sparito nel nulla, forse perché, secondo alcuni, il suo volto somigliava troppo a quello di Walt Disney in persona. Realtà? Fantasia? Altre leggende metropoline? Nessuno alla Disney smentisce o conferma mai queste affermazioni e ciò, indubbiamente, contribuisce ad aumentare il fascino delle storie del topo più famoso del mondo.
Elena: I creativi disney italiani hanno anche dato vita a nuovi personaggi che hanno subito fatto breccia nel cuore dei lettori, divenendo i protagonisti di saghe molto importanti. Voglio citare, tra i tanti, Zapotec e Marlin, i professori del Museo di Topolinia che hanno realizzato la Macchina del tempo, grazie alla quale Topolino e Pippo incontrano i più famosi personaggi storici di tutti i tempi. E concludo con un plauso a tutte quelle geniali parodie letterarie che gli autori italiani hanno realizzato, avvicinando i lettori alla grande letteratura di tutti i tempi.
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