“Lo scorso 15 settembre il collega Alberto Di Mauro, in forza all’Ufficio Immigrazione della Questura di Milano, è stato comandato a lavorare presso il Centro di Permanenza per il Rimpatrio. Nella stessa giornata, durante il turno di servizio, si è tolto la vita. E’ stato fatto tutto il possibile per evitare questo gesto inconsulto?”. Così, in una lettera al Capo della Polizia Lamberto Giannini, il segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, Domenico Pianese, che prosegue: “È corretto che un poliziotto che ha segnalato una situazione di disagio personale sia stato inviato a fare servizio presso un Centro di Permanenza per il Rimpatrio, dove sarebbe stato costretto a confrontarsi con la disperazione di chi era lì per essere espulso dal nostro Paese? E perché presso il CPR di Milano era stato disposto che i poliziotti dovessero lasciare le armi d’ordinanza in cassettiere non blindate, che hanno consentito così ad Alberto Di Mauro d’impossessarsi facilmente della pistola di un altro collega? Perché Alberto Di Mauro non è stato impiegato in un servizio in Ufficio e in modalità protetta? Tutti questi interrogativi meritano delle risposte, che sono dovute in primis ai familiari di Alberto, ma anche a tutti i poliziotti. Riteniamo perciò urgente inviare una visita ispettiva presso la Questura di Milano”, continua.
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