Associazione San Fedele e Casa Carità inaugurano nuovi spazi assistenza

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Nel cuore di Milano, a due passi dal Duomo, nasce un nuovo punto di incontro per i più fragili, in cui poter trovare un’accoglienza socio-sanitaria. Questa mattina, nella galleria San Fedele di via Ulrico Hoepli, è stato presentato il progetto “Verso una Casa della Comunità”, nato dalla collaborazione tra Fondazione Casa della Carità Angelo Abriani e Associazione San Fedele Onlus. Si tratta di nuovi servizi assistenziali che l’Associazione metterà a disposizione dei più fragili per aiutarli sia da un punto di vista sanitario che sociale. La casa di comunità sarà formata da diversi ambienti tra cui la farmacia comune al primo piano e la possibilità di interfacciarsi con un medico al piano terra. Questi spazi saranno interconnessi tra di loro e con la chiesa, la galleria d’arte e un bar, per evitare l’isolamento dei più fragili e creare nuove relazioni. Dall’aula della storica Galleria San Fedele, padre Giacomo Costa, presidente della Fondazione San Fedele, ha sottolineato il legame tra la mostra di arte contemporanea ospitata, dal titolo “L’illuminazione dello sguardo”, e l’obiettivo dell’assistenza sociale: “Ci si occupa dell’altro per risituarlo, per fargli riprendere vita nel nuovo contesto umano. Tra le parole d’ordine ripetute durante la pandemia c’era quella di non poter fare più le cose nello stesso modo. Una nuova cultura è importante e vanno fatti dei progetti, modificati degli edifici, e oggi inauguriamo due spazi che abbiamo iniziato a pensare in quel periodo. Occorre integrare la riflessione simbolica con la costruzione di una comunità e fisicamente gli spazi dell’ assistenza sanitaria sono strettamente connessi a questi, e anche all’edificio della chiesa. Questa struttura viene messa ancora più a disposizione di tutti con questo progetto che tiene insieme dimensioni culturali, relazionali e sanitarie”. Anche l’assessore alla Salute e al Welfare Lamberto Bertolé ha sottolineato l’importanza di spazi come questi che riescano a creare connessione tra i cittadini e l’assistenza socio-sanitaria: “Dobbiamo lavorare soprattutto a Milano, una città che è ricca di opportunità sociale, che ha rete di welfare molto articolata, sulla costruzione e sul consolidamento tra tante cose che ci sono, e fare in modo che i fragili possano accedere alle risposte che ci sono e a quelle più appropriate. Spesso chi ha bisogno non sa a chi rivolgersi o si rivolge a persone sbagliate. Bisogna fare grande lavoro per creare forte rete tra le tante realtà nella città e fare emergere ciò che c’è, orientare le persone nelle risposte. 

Le case di comunità hanno una funzione molto importante se riusciamo a farle bene e con giusto rapporto al numero di cittadini a cui sono rivolte”. Questo progetto è nato dalla collaborazione tra enti del terzo settore, con l’obiettivo di far uscire dallo stato di isolamento i più fragili, come ha ricordato Gaia Jacchetti, medico infettivologo della Fondazione Casa della Carità: “Nel 2022 siamo pronti a sperimentare con ATS Milano, abbiamo partecipato insieme con Casa della Carità, Caritas e San Fedele. Il bando era per una struttura di prossimità per le persone fragili e marginali. Il rischio era quello di costruire una nicchia dove stanno bene solo i fragili. Vogliamo costruire una struttura, una casa della comunità che possa essere un modello per tutta la popolazione. Vogliamo essere un modello per tutti”. Il valore di accoglienza di questa casa della comunità viene sottolineato dall’Arcivescovo Mario Delpini, che prima di benedire le stanze ha affermato: “L’idea della casa ha un fascino interessante. Non è uno sportello, non è un ambulatorio, non è un ambiente in cui si prestano servizi orientati alla malattia, ma è una casa. Non inauguriamo un servizio ma una casa, un luogo in cui uno si sente accolti, parte della famiglia. La carità cristiana non è mai beneficienza e basta ma è sempre relazione, modo di prendersi a cuore le persone che vivono vicino. Il nostro scopo è di costruire una fraternità e la casa allude a questo. Un luogo in cui si creano relazioni di corresponsabilità, ci sono fratelli in cui ognuno dà quello che può. Capita spesso di parlare di Milano, di come cresce, di come cambia, di come diventa troppo cara, con metà della popolazione che vive da sola. Una casa della comunità dentro la grande città mi fa riflettere che forse diventa una provocazione per pensare intorno a che cosa si costruisce la città. Dei semi che la comunità cristiana e civile pone per fare costruire questa città non solo intorno agli affari, alla cultura, all’esibizione dell’ innovazione ma intorno al prendersi cura gli uni con gli altri”.

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