La madre della piccola Diana morta di stenti, ha chiesto una foto della bimba da tenere in cella, un lampo di ricordo, forse.
L’avvocato ha, inoltre, riferito della sua assistita “Mi ha chiesto una foto della bambina da tenere in carcere. E’ in difficoltà perché nella sua mente si sta schiarendo la storia. Sta cominciando ad elaborare. Comunque – ha concluso rispondendo a una domanda precisa – in qualche modo vedrà i nostri consulenti per gli esami neuroscientifici”.
Infatti “L’incidente probatorio comincerà settimana prossima con un primo incontro tra gli esperti – ha spiegato l’avvocato Marchignoli – mentre bisogna decidere la data dell’ingresso nell’appartamento per l’accesso ai luoghi da noi chiesto. Il gip ha anche accolto la nostra istanza di allargare il quesito peritale agli oggetti trovati vicino al letto di Diana, in particolare il pannolino, e al materassino e al cuscino”.
Tempo fa la donna chiese la motivazione del totale abbandono delle persone care, dei familiari, avvertendo la percezione di essere lasciata sola.
Non so ovviamente quale sia la dinamica che fa affiorare ed elaborare gli avvenimenti per cui la piccola è andata in cielo e neppure la durata del tempo per un tale risveglio, ma penso che l’orrore commesso sia talmente grave che sarà molto difficile perdonarsi e ottenere un po’ di pace. Nonostante tutto è forse il momento della pietas.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano