Si sarebbe tenuto venerdì scorso al Teatro Lirico di Milano un incontro promosso dal sindaco Sala per fare il bilancio della sua Giunta dopo un anno dal suo insediamento. Leggiamo dai resoconti, ampiamente riportati dai nostri “giornalini” locali, che Sala ha parlato di tante cose e, insieme ai suoi assessori, ha elencato la shopping list delle cose che potrebbero essere realizzate da qui al 2026. Alcune novità, fuori programma, altri interventi naturalmente maturati, pensati, programmati e persino iniziati ben prima che Sala diventasse sindaco.
La prima cose che appare veramente strana è il metodo. La tanto decantata partecipazione popolare, tanto promessa e sbandierata, si è consumata in un incontro chiamato “Stati Generali”, di cui nessuno sapeva niente. Probabilmente un incontro a porte chiuse, a inviti, per funzionari e a circuito chiuso, fatto solo per fare un po’ di propaganda e finire sui giornalini, in un momento in cui la Giunta è sotto scacco. Un incontro probabilmente chiuso per evitare che i cittadini, sempre più scontenti, sappiano o, peggio ancora, contestino.
Infatti, a Milano molte cose non tornano. Il disagio è crescente, e molti cittadini e categorie economiche incominciano ad essere sul piede di guerra.
È delle ultime settimane la questione centrale della cosiddetta Area B, rispetto alla quale Sala non intenderebbe demordere, andando probabilmente anche oltre i suoi poteri. Con una visione che alla lunga sarà dannosa non solo per i cittadini più colpiti, ma anche per gli interessi di tutta la città.
Milano prima aveva monetizzato gli ingressi nel centro storico, nell’Area C, e già questo ha favorito chi ne può sostenere il costo, rispetto a chi fa più fatica. Ora con Area B siamo alla “segregazione” dei cittadini che abitano in un’area vasta della città e di quelli che abitano all’esterno. Gli uni non possono uscire, non possono circolare, e non possono accogliere chi sta fuori, a meno di avere un’auto euro 6 diesel o euro 4 a benzina, gli altri, senza mezzi adeguati, non possono entrare in città. Una vera follia in un momento post pandemico e di recessione come questo, che certo peserà in modo particolare sui cittadini più deboli.
Il tutto accarezzando l’idea che, con l’area B, Milano sia sovrastata da una nube di aria più pulita di quella che incombe sull’hinterland, quando invece in cielo non ci sono confini (come già gli epidemiologi avevano scientificamente constatato in merito all’area C).
Un intervento dichiarato “classista” dalla stessa CGIL, classista al pari di molti altri di cui non si è parlato nell’incontro del teatro Lirico. Lì solo rose e fiori.
Non si è parlato dei milioni di metri quadri che il comune si sta apprestando a concedere a privati sulle aree di recupero o dismesse della città. Non si è parlato della vendita del patrimonio immobiliare pubblico del Comune. Non si è parlato del programmato scempio ambientale e immobiliare sulle aree pubbliche di San Siro, da cedere a fondi finanziari e immobiliari con interessi chiaramente speculativi, che sono la vera ragione dell’ipotesi di abbattimento dello stadio Meazza.
Non si è più parlato della altra scelta scellerata di trasferire l’Istituto Besta e l’Istituto dei Tumori a Sesto San Giovanni, per aprire la strada a nuove operazioni immobiliari in un’area di prestigio e delicata come Città Studi.
Tutte scelte urbanistiche in netto contrasto con la favola della cosiddetta “città in 15 minuti” che ha caratterizzato la campagna elettorale di questa maggioranza del 2021.
E non ci risulta che si sia parlato neppure del progetto Navigli, accantonato dal sindaco benché, sull’onda della spinta popolare e del referendum del 2011, sia stato il suo cavallo di battaglia nella campagna elettorale del 2016.
Sala solo qualche settimana prima diceva che per i Navigli non c’erano soldi e non c’erano nemmeno per altri interventi: “mancano i soldi, siamo sotto di 500 milioni, Roma deve intervenire e i deve aiutarci”. In netta contraddizione con le dichiarazioni dell’assessore Conte che sempre ieri avrebbe raccontato che “garantiremo per gli investimenti una copertura finanziaria di 5 miliardi. Le risorse ci sono, sono sane e robuste”.
Dove sta la verità? I cittadini sembrano sempre più disorientati in merito alle grandi come alle piccole cose. La città non è curata, appare trascurata, meno sicura e persino più sporca di una volta (basta leggere le lettere che arrivano ai giornali). In attesa di una Giunta che sappia dare risposte chiare, i cittadini aspettano che almeno i consiglieri comunali facciano sentire la loro voce, che svolgano quell’azione di controllo e di indirizzo democratico che il mandato elettorale impone loro.
Una città con una giunta sorda e una massa di cittadini che mugugnano come sudditi, non funziona.
E non è all’altezza di Milano.
Roberto Biscardini (Il Migliorista)
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