“Delle varie forze che governano il mondo, la più forte è l’amore”.
Gianni di Gregorio non delude le attese, e con “Astolfo”, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2022, propone il suo cinema fatto di piccole cose, una commedia piena di garbo e delicatezza, con un’incantevole Stefania Sandrelli, e lo stesso regista nel ruolo di protagonista.
Astolfo è un timido professore 70enne, ormai in pensione, che in una vita di lavoro non è riuscito ad accumulare particolari ricchezze e, quando è costretto a lasciare l’appartamento romano perché sfrattato (la figlia della proprietaria si sposa), decide di tornare a vivere in provincia, sulle colline di Artena, un paesino del centro Italia dove non metteva piede da 20 anni.
Nel palazzo nobiliare di famiglia, ormai fatiscente, la porzione che gli appartiene è “la parte sinistra che arriva fino alla casa dei preti”, glielo ricorda al telefono la ex moglie dal quale è separato da tanti anni, interpretata da Agnese Nano.
Arrivato sul posto, scopre che in casa c’è un inquilino abusivo, che ci vive ormai da molti anni: solidarizza con lui e con altri due personaggi che si trasferiscono di lì a breve in pianta stabile, dove si ritrovano a chiacchierare, giocare a carte e a cucinare.
Rivede poi il vecchio amico Carlo, un farfallone ormai spiantato, che tuttavia non si vuole rassegnare a lasciare la bella vita.
Ma il suo arrivo non è benvisto da tutti: dal sindaco, che nel corso degli anni è riuscito ad impossessarsi di una parte dei suoi terreni, e ci ha costruito la sua abitazione, e anche dal prete invadente, suo vicino di casa e proprietario di una parte del palazzo.
Astolfo si adegua subito alla vita di provincia: si arrangia, vivacchia, si azzuffa col sindaco e battibecca più volte anche con il prete, che – in sua assenza – gli ha persino portato via uno dei più bei saloni del palazzo, e l’ha adibito a sala ricreativa per i giovani, creando un muro divisorio che prima non esisteva.
Come dicevamo, non è che il paese lo accoglie proprio bene: al suo arrivo la prima battuta detta al bar è “ancora campa questo?”.
Ma lui riesce a superare tutto con grande naturalezza: le crepe sui muri, la mancanza di luce elettrica, la cucina vecchia che quasi esplode.
Il suo è un personaggio che combatte il sopruso e l’arroganza del potere con il sorriso, che è capace di arrendersi quando è il momento di farlo, non per mancanza di coraggio, ma perché alle volte è necessario combattere il troppo rumore con il silenzio.
E poi, un giorno, complice un incontro a quattro in un ristorante, combinato dall’amico Carlo che corteggia Ottavia, conosce Stefania, la cugina di lei, una vedova che ha all’incirca la sua età, che il figlio vorrebbe confinare al ruolo di nonna, e che invece è piena di voglia di vivere; se ne innamora perdutamente, e comincia a corteggiarla, sperando che il suo sentimento sia ricambiato.