Un doppio concerto, frutto della collaborazione tra Volume, negozio di dischi e libri e luogo d’incontro, nel quartiere Isola del capoluogo lombardo, per gli appassionati di musica, e lo Spazio Teatro 89 di Milano: mercoledì 2 novembre, nell’auditorium di via Fratelli Zoia 89 è in programma un evento imperdibile con l’arpista ambient americana Mary Lattimore e il chitarrista e cantautore avant-garde canadese Eric Chenaux, due musicisti di punta del panorama indipendente e sperimentale internazionale. Lattimore e Chenaux si alterneranno sul palco del teatro per due live intimi e indimenticabili: una serata da segnare in agenda per tutti gli amanti della musica di ricerca e per ritrovare il tempo di un ascolto immersivo in risposta al rumore del mondo. Il concerto inizierà alle ore 21 (ingresso 20 euro più prevendita; biglietti su www.mailticket.it/manifestazione/AN34/mary-lattimore–eric-chenaux). Mary Lattimore è un’arpista originaria della Pennsylvania da tempo residente a Los Angeles. Ha all’attivo numerosi album solisti, adorati da critica e pubblico, e vanta collaborazioni con personaggi del calibro di Kurt Vile, Grouper, Thurston Moore, Meg Baird e Steve Gunn. Il suo ultimo e bellissimo lavoro si intitola “Silver Ladders”, è stato prodotto da Neil Halstead, chitarrista e cantante degli Slowdive, ed è stato inserito tra i dischi migliori del 2020 nelle classifiche di fine anno di Pitchfork, NPR e The New Yorker. Con l’uso originalissimo dell’arpa e l’ausilio di sottili e calibrati innesti di elettronica, Mary realizza musica sognante, lunare e ovattata in cui è bellissimo perdersi. Eric Chenaux è canadese. Voce e chitarra elettrica, è dotato di grande talento e di uno stile unico. I suoi dischi affrontano la relazione tra struttura e improvvisazione, ma in fondo quelle di Chenaux sono canzoni d’amore: le canta con voce dolce e limpida, mentre la chitarra si piega delicatamente, diverge e scompone. Prima di “Say Laura”, album uscito la scorsa primavera per l’etichetta Constellation Records, Chenaux aveva pubblicato “Slowly Paradise” (2018), fino ad oggi considerato dalla critica il suo capolavoro.
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