Ve lo meritate tutto

Attualità

Il riflesso pavloviano della sinistra arcobaleno e genderfluid (da non confondere con quella marxista, vedremo poi perché), quando sente la parola merito, è sbavare con convinzione. Di rabbia, di norma. La spiegazione è sempre più o meno la stessa: state premiando la ricchezza di partenza. Il che è tipicamente un fesseria, visto che il minimo comune denominatore delle borse di studio è l’ISEE basso. Ma è una fesseria su molti altri piani.

Il primo è quello della realtà: eccellere è il modo migliore per uscire da una situazione di partenza disagiata. Un nome che pochi ricordano: Giulio Andreotti, nato in condizioni di povertà estrema, si riscattò con enormi sacrifici e solo grazie al merito. Senza meritocrazia la scala mobile si rompe e si torna ai tempi dell’aristocrazia di sangue e toga.

La sinistra ovviamente lo sa. La parte pensante, quanto meno. E allora perché odia così tanto la meritocrazia?

  1. La sinistra marxista, forse la meno ostile all’idea, ha un problema ideologico: se vige il merito, la lotta di classe diventa inutile. Riemerge prepotente la libertà dell’individuo e cadono le rivendicazioni sociali.
  2. La sinistra cattolica ha un noto problema di fede: non vuole nuovi ricchi perché ha sostituito alla fede la sociologia e sa che sta creando nemici di classe, non di individui che potranno un giorno salvarsi. E quindi abbiamo i disegnini di Don Milani che, avendo perso anche la speranza, sostituita dall’ideologia, riduce gli allievi a numeri e statistiche. E, avendo accuratamente messo da parte la carità per procedere con una più razionalmente solida piattaforma politica, chiede che la ricchezza sia redistribuita. Il merito, quindi, non può e non deve esistere perché introduce un elemento di disturbo (anche noto come UOMO), che potrebbe far realizzare che il delirio ideologico si sostituisce alla REALTA’. E quindi, a Dio. Meglio quindi toglierlo dal tavolo subito.
  3. La sinistra petalosa e liberal non crede, di fondo, nella libertà dell’individuo e soprattutto divide il mondo in categorie di vittime e carnefici. Le nuove classi. E chi cessa di essere vittima diventa carnefice. Il merito quindi è una grave condanna, da evitare con grande perizia.
  4. Esiste poi una fetta di mondo docente che sostiene questo odio per un banale calcolo pratico: se il ragazzo povero, difficile o portatore di BES può effettivamente farcela, quelli che NON ce la fanno richiedono una indagine approfondita sul motivo. E queste indagini hanno il brutto difetto di chiedere, per essere corrette, un sistema di valutazioni del personale docente. Ecco, i docenti odiano farsi dare voti. Il perché ve lo lascio immaginare. Ma se vi dicono che i voti dati A LORO sono troppo discrezionali avete il diritto costituzionale di ridergli in faccia.

Ecco, in definitiva, la meritocrazia, pur con tutti i suoi limiti, è la kryptonite di tre generazioni di comunisti. Esiste forse un motivo migliore per esigerla prima di subito?

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