Il riflesso pavloviano della sinistra arcobaleno e genderfluid (da non confondere con quella marxista, vedremo poi perché), quando sente la parola merito, è sbavare con convinzione. Di rabbia, di norma. La spiegazione è sempre più o meno la stessa: state premiando la ricchezza di partenza. Il che è tipicamente un fesseria, visto che il minimo comune denominatore delle borse di studio è l’ISEE basso. Ma è una fesseria su molti altri piani.
Il primo è quello della realtà: eccellere è il modo migliore per uscire da una situazione di partenza disagiata. Un nome che pochi ricordano: Giulio Andreotti, nato in condizioni di povertà estrema, si riscattò con enormi sacrifici e solo grazie al merito. Senza meritocrazia la scala mobile si rompe e si torna ai tempi dell’aristocrazia di sangue e toga.
La sinistra ovviamente lo sa. La parte pensante, quanto meno. E allora perché odia così tanto la meritocrazia?
- La sinistra marxista, forse la meno ostile all’idea, ha un problema ideologico: se vige il merito, la lotta di classe diventa inutile. Riemerge prepotente la libertà dell’individuo e cadono le rivendicazioni sociali.
- La sinistra cattolica ha un noto problema di fede: non vuole nuovi ricchi perché ha sostituito alla fede la sociologia e sa che sta creando nemici di classe, non di individui che potranno un giorno salvarsi. E quindi abbiamo i disegnini di Don Milani che, avendo perso anche la speranza, sostituita dall’ideologia, riduce gli allievi a numeri e statistiche. E, avendo accuratamente messo da parte la carità per procedere con una più razionalmente solida piattaforma politica, chiede che la ricchezza sia redistribuita. Il merito, quindi, non può e non deve esistere perché introduce un elemento di disturbo (anche noto come UOMO), che potrebbe far realizzare che il delirio ideologico si sostituisce alla REALTA’. E quindi, a Dio. Meglio quindi toglierlo dal tavolo subito.
- La sinistra petalosa e liberal non crede, di fondo, nella libertà dell’individuo e soprattutto divide il mondo in categorie di vittime e carnefici. Le nuove classi. E chi cessa di essere vittima diventa carnefice. Il merito quindi è una grave condanna, da evitare con grande perizia.
- Esiste poi una fetta di mondo docente che sostiene questo odio per un banale calcolo pratico: se il ragazzo povero, difficile o portatore di BES può effettivamente farcela, quelli che NON ce la fanno richiedono una indagine approfondita sul motivo. E queste indagini hanno il brutto difetto di chiedere, per essere corrette, un sistema di valutazioni del personale docente. Ecco, i docenti odiano farsi dare voti. Il perché ve lo lascio immaginare. Ma se vi dicono che i voti dati A LORO sono troppo discrezionali avete il diritto costituzionale di ridergli in faccia.
Ecco, in definitiva, la meritocrazia, pur con tutti i suoi limiti, è la kryptonite di tre generazioni di comunisti. Esiste forse un motivo migliore per esigerla prima di subito?
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,