Occhi lucidi e pochissima voglia di parlare: gli amici di Luca Marengoni piangono il 14enne travolto mentre andava a scuola e puntano il dito contro un attraversamento troppo affollato e troppo poco protetto.
Stava andando in bicicletta a scuola come ogni giorno, pedalando insieme al suo migliore amico, un compagno di classe, quando un tram lo ha investito e ucciso. E’ morto così a Milano Luca Marengoni, 14 anni. L’incidente in via Tito Livio, quando a neanche 100 metri dall’ingresso del liceo scientifico Einstein dove frequentava la prima D, ha attraversato i binari senza guardare, questa l’ipotesi, ed è finito sotto un tram della linea 16. A quanto si apprende il conducente del tram si era accorto del ragazzo, ha suonato e ha provato a frenare ma non è riuscito a evitare l’impatto.
Sotto shock, il tramviere è stato preso in carico dai soccorritori del 118. Adesso, è indagato con l’ipotesi di reato di omicidio stradale colposo. Vicinanza alla famiglia è stata espressa dal presidente della Regione Attilio Fontana e dal sindaco Beppe Sala che ha proclamato una giornata di lutto cittadino.
La notizia della morte di Luca si è diffusa molto velocemente, perché ad assistere alla tragedia c’era anche il padre di un’altra alunna, che stava accompagnando la figlia a scuola. E’ stato lui “a dare l’allarme” avvisando la coordinatrice della classe di Luca, portandosi via da quella scena di morte il compagno di pedalata del ragazzo, che quando si è voltato ha visto il suo amico sotto al tram. La professoressa, che all’AGI chiede di non fare il suo nome, è molto provata, è dovuta andare sul luogo dell’incidente. E’ stata dura “ma sono i nostri ragazzi”, dice, e sentiva il dovere di farlo.
Esclude che Luca possa non aver sentito arrivare il tram perché ascoltava musica: “Sia chiaro che non aveva le cuffiette, probabilmente ha girato per attraversare, senza guardare” in un tratto dove possono attraversare le auto, mentre per i pedoni le strisce sono qualche metro più avanti.
“Mi hanno chiesto di riconoscerlo ma mi sono rifiutata. Poi è arrivata la famiglia e se ne sono occupati loro, hanno voluto vederlo”, racconta l’insegnante. La scuola, che alle 11.30 ha osservato un minuto di silenzio, si stringe come un cordone protettivo intorno ai compagni di classe di Luca. All’uscita quasi tutti hanno trovato i genitori ad aspettarli. Due in particolare erano visibilmente turbati: “I nostri figli erano i migliori amici di Luca, andavano a scuola insieme già dalle medie. Lo conoscevamo molto bene. Era un ragazzo splendido. Molto bravo a scuola, preparato, qui sono tutti molto bravi, ma lui era eccellente”. Altro non vogliono aggiungere, legano un fascio di rose bianche al cancello e abbracciano i loro figli che nel frattempo arrivano.
Il carattere solare di Luca lo ricordano due compagnie di classe Sofia e Camilla, lui “era estremamente allegro, sempre sorridente. Ci conoscevamo da poco, in classe siamo in 28, lui sedeva al primo banco, in prima fila”. Le parole escono a fatica. Oggi il “clima è di lutto, è bruttissimo” dice un professore. “Tra le scale dell’istituto, durante la ricreazione – racconta la professoressa di inglese, Marina Di Sessa – ho trovato parecchi ragazzi che piangevano, molto commossi, molto dispiaciuti. Una tragedia così non lascia indifferente nessuno”.
Come si andrà avanti da domani si vedrà, quel che è certo è che quella strada, via Tito Livio, viene considerata “pericolosa”, ha due sensi di marcia per le auto, con la corsia dei tram al centro. “I ragazzi – annuncia la coordinatrice vorrebbero fare qualcosa, forse una petizione, insieme a quelli del Verri, per chiedere di metterla in sicurezza. Qui la mattina ci sono 2.500 persone, noi siamo 1.300 e 1.200 il Verri. E’ un punto nevralgico”. (AGI)
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