Grazie all’inflazione registrata nel 2022, da gennaio le pensioni cresceranno del 7,3%, una percentuale che non si vedeva da oltre 30 anni. A novembre chi ha una pensione fino a 35 mila euro annui ha già beneficiato di un anticipo di parte della perequazione grazie al decreto Aiuti-bis, che è arrivato con il conguaglio del 2022. Vediamo insieme cosa succede a gennaio.
L’adeguamento automatico delle pensioni è quel meccanismo che prevede la rivalutazione annua delle pensioni in base all’andamento dell’inflazione. La perequazione automatica (questo è il nome tecnico) è la misura che dovrebbe proteggere le pensioni dalla perdita di potere d’acquisto adeguandone l’importo al costo della vita. Questo meccanismo, in gergo tecnico si chiama perequazione automatica e, a causa dell’inflazione registrata nel 2022, nel 2023 la percentuale riconosciuta per il calcolo degli aumenti sulle pensioni è del 7,3%, di poco inferiore all’8% previsionale.
Inoltre, negli ultimi 10 anni l’adeguamento automatico era stato più volte ritoccato per esigenze di bilancio, garantendo l’adeguamento pieno solo alle pensioni di importo più basse. Il 2022 invece è stato l’anno dello sblocco degli adeguamenti automatici che in base agli scaglioni di reddito consentono la perequazione completa o al 90% e 75%.
La maxirivalutazione del 2023
In base alla variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 3 novembre scorso, il Ministro dell’economia e delle finanze Giorgetti ha firmato il decreto con il valore dell’adeguamento automatico provvisorio per il 2022 pari al 7,3%. Ricordiamo che l’adeguamento è provvisorio perché sarà corrisposto da gennaio 2023 ma sarà ricalcolato come definitivo a novembre 2023 e, visto l’andamento di questi ultimi mesi del 2022 ci aspettiamo un ulteriore conguaglio al rialzo che verrà corrisposto negli ultimi tre mesi del prossimo anno.
Gli aumenti per le pensioni vanno da un minimo di 38 euro netti al mese per le pensioni minime (si passa da 525 a 563 euro), passando per 52 euro netti per le pensioni da mille euro, fino ad arrivare ad aumenti che crescono oltre i 100 euro per le pensioni dai 2.000 euro lordi in su.
L’anticipo di adeguamento di novembre
Quest’anno, a causa del caro vita e in via del tutto eccezionale, si è deciso di anticipare a novembre 2022 la parte di adeguamento che i pensionati avrebbero iniziato a percepire da gennaio 2023.
Dal momento che i dati Istat di luglio hanno registrato un’inflazione a giugno pari all’8%, si è pensato di garantire un incremento del 2,2% mensile rispetto a quanto percepito nell’ultimo trimestre 2022. L’anticipo dell’adeguamento pensionistico è stato riconosciuto in automatico a chi percepisce una pensione mensile lorda entro i 2.692 euro (quindi fino a 35.000 euro l’anno). È bene precisare che questo incremento non viene considerato per l’accesso a tutte quelle prestazioni che prevedono la valutazione del limite reddituale.
Quindi da novembre alla tredicesima chi si situa sotto questa fascia di reddito da pensione ha percepisce il conguaglio per l’adeguamento automatico definitivo del 2021 e l’anticipo di una parte quello provvisorio per il 2022 che è stato fissato al 7,3%.
Come si rivaluta la pensione Inps
L’adeguamento delle pensioni viene fatto sulla base degli incrementi dell’indice annuo dei prezzi al consumo accertati dall’Istat. In particolare, si fa riferimento all’indice FOI cioè l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati al netto dei tabacchi.
A seconda dell’importo dell’assegno pensionistico si applicano diverse percentuali di adeguamento al costo della vita, in particolare dal 2022 le fasce reddituali sono 3 e si basano sul valore del trattamento minimo della pensione che per quest’anno è pari a 525,38 euro mensili. In pratica, al crescere dell’importo della pensione, decresce il valore dell’adeguamento:
- per pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo, cioè fino a 2.101,52 euro lordi al mese, la rivalutazione si applica al 100% del suo importo;
- per importi tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo, cioè fino a 2.626,90 euro lordi al mese, la rivalutazione si applica al 90% del suo importo;
- per pensioni che superano le 5 volte il trattamento minimo, cioè dai 2.626,91 euro lordi al mese, la rivalutazione si applica al 75% del suo importo.
Quando si rivaluta la pensione
Il meccanismo della perequazione delle pensioni non è particolarmente semplice, infatti, prevede adeguamenti provvisori e definitivi che comportano dei conguagli in corso d’anno sulle pensioni. Entro il 20 novembre dell’anno in corso il Ministero delle finanze insieme a quello del lavoro e delle politiche sociali emanano un decreto che contiene:
- l’adeguamento definitivo per l’anno precedente, il cui effetto si applica dal 1°gennaio dell’anno in corso;
- l’adeguamento provvisorio per l’anno in corso che si applica dal 1° gennaio dell’anno successivo.
In pratica, ogni anno a gennaio si applica un adeguamento provvisorio, che viene rivisto entro novembre, se dalla rielaborazione scaturiscono dei conguagli questi verranno effettuati a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo. Spesso però, com’è successo nel 2022, l’indice di adeguamento provvisorio stabilito a novembre viene rivisto a inizio d’anno e le differenze che ne scaturiscono vengono corrisposte nella pensione di marzo.
In ogni caso l’adeguamento non può esser negativo, quindi in caso di inflazione inferiore a zero gli importi delle pensioni non vengono adeguati.
A novembre 2021 la percentuale di perequazione stimata per il 2022 era dell’1,7%, di conseguenza chi si trovava nella prima fascia di reddito vista nel paragrafo precedente ha visto la propria pensione crescere dell’1,7%, la seconda fascia ha ottenuto un incremento dell’1,53% per la parte di reddito che supera la prima fascia, mentre la terza fascia ha applicato la percentuale dei primi due scaglioni e infine quella dell’1,275%. novembre è stato calcolato che la perequazione definitiva per il 2021 è dell’1,9% mentre quella stimata per il 2022 è del 7,3%
Facciamo un esempio, una pensione di 2.500 euro lordi mensili ottiene un incremento dell’1,7% per il primo scaglione di reddito, pari a 35,62 euro e dell1,53% per la parte di reddito che si situa nella seconda fascia di reddito, cioè altri 6, 19 euro per un totale mensile di 41,81 euro. Questi importi vengono calcolati a inizio anno con l’adeguamento provvisorio e poi vengono conguagliati a fine anno utilizzando quello definitivo e vengono versati nelle mensilità di novembre, dicembre e tredicesima.
Quali pensioni vengono adeguate?
Ogni anno viene emanato il decreto interministeriale che contiene l’indice di rivalutazione delle pensioni che viene applicato al cumulo di tutte le pensioni percepite da ogni soggetto, erogate dall’Inps e dagli altri Enti. Quando viene effettuato il calcolo dell’aumento, questo viene poi ripartito proporzionalmente su ogni pensione che concorre a formare il totale.
Il decreto con il valore della perequazione viene utilizzato anche per:
- calcolare il trattamento minimo preso come base di calcolo per diverse prestazioni erogate dall’Inps;
- adeguare il valore delle pensioni sociali e delle prestazioni a favore di mutilati, invalidi civili, ciechi e sordomuti;
- aggiornare il valore dell’assegno sociale, che influisce anche sui requisiti per l’accesso alla pensione per chi ha iniziato a versare i contributi dopo il 31 dicembre 1995 (pensioni interamente contributive). Lo stesso avviene per i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia e a quella anticipata.
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