Festival cinematografico milanese dedicato al design compie dieci anni e decide di rinnovarsi con la direzione di Cristiana Perrella che propone una lettura inedita dei designer, un focus sulle persone oltre che sui personaggi, comunque prima delle loro opere. Sguardi originali, non istituzionali, poco celebrativi, intorno al design e all’architettura, due filiere essenziali per la città di Milano come ha ricordato anche l’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi.
Interessante il cortometraggio Desertions with Enzo Mari in America, dedicato al grande designer che odiava l’America e tutti i suoi simboli come il capitalismo e che si trova a vivere un’avventura in un mondo nel quale è totalmente estraneo, che non ama, di cui non conosce la lingua. Figura difficile, geniale, il primo designer ‘popolare’, filoso della forma al quale la Triennale di Milano ha dedicato una personale di grande interesse qui precedente articolo di bebeez, ora al centro del lavoro di Giovanna Silva – autrice di libri di viaggio, vive e lavora a Milano dove si è laureata in Architettura al Politecnico conseguendo poi una laurea magistrale in Antropologia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia – che racconta un viaggio del 2007. Questo road movie parla proprio di un viaggio che nasce molto tempo prima del film come commissione di Domus, rivista per la quale allora lavorava. Nasce da un’idea di Gianluigi Recuperati e poi diventa il viaggio di Enzo Mari, ripreso e guidato da Giovanna Silva che anche praticamente, guidava e organizzava le tappe del percorso, filmando. In realtà fu pubblicato un

servizio su Abitare quindi un libro Desertions (a+m bookstore edizioni 2009). Una volta esaurito l’editore le chiese di pensare a un film, realizzato con Studio Mare il cui focus è il designer con il suo immancabile panama bianco. Tante ore di girato che diventano un omaggio affettivo della giovane fotografa di allora che si sentì adottata dal filosofo del design. Il viaggio non è solo quello delle immagini che era legato alla raccolta di oggetti abbandonati nel deserto che raccontano il grande assente, l’uomo, ma le conversazioni con un uomo a dir poco particolare tra lezioni di design, riflessioni politiche, e anche vita quotidiana. Seguendo Enzo Mari ci lasciamo trasportare in un mondo straniante quanto estraneo per lui sul tema delle forme perché la sua ricerca è stata proprio intorno alla forma in senso originario, all’essenza. Malgrado gli scenari siano sconfinati – dalla California, al Nevada, da Los Angeles a Las Vegas l’atmosfera è molto intima e segue i passi del designer e il processo di trasformazione che imprime agli oggetti trovati.
Di tutt’altro genere Palazzo Luce, scritto e diretto da Alessandra Galletta, un documentario che racconta il progetto di Anna Maria Enselmi di trasformare il Palazzo Dei Conti di Lecce in custode della sua straordinaria collezione di design storico e contemporaneo di opere d’arte.

Dal primo momento che lo ha visto Anna Maria Enselmi ha capito che questo luogo nel centro storico di Lecce sarebbe stato la sede ideale per la sua importante collezione di design storico, un luogo di incredibile bellezza che ha scelto di chiamare Palazzo Luce perché quello che l’aveva colpita di più era proprio la sua luminosità straordinaria.
Comincia con il racconto di questa ricerca il docufilm che segue il progetto di ristrutturazione del Palazzo fino al suo compimento: un processo che nel tempo si arricchisce di opere di arte contemporanea e progetti site-specific trasformando la dimora storica di Maria D’Enghien, Regina consorte di Napoli dal 1407 al 1414, in un luogo unico al mondo grazie al contributo di importanti designer e artisti internazionali.
“Ho voluto definire questo progetto il mio testamento – dice Anna Maria Enselmi – Ti chiedi cosa posso lasciare di bello? Al di là di uno scritto in cui doni le cose a cui tieni di più ai tuoi cari, lasci ciò che sei e che la gente lo deve sapere, anche se sei una pazza visionaria, una persona che ha speso tutto quello che aveva per comprare oggetti… quindi mi sono detta: Palazzo Luce è il segno più puro che posso lasciare di me. C’è la mia folle visione, la mia passione per l’estetica, per l’arte, per il design, e questo io lo considero un testamento.”

Palazzo Luce è un racconto corale costruito grazie alle testimonianze delle esperte di design moderno e contemporaneo Rossella Colombari e Nina Yashar, che hanno aperto per Anna Maria Enselmi i loro archivi unici, dell’architetto Giuliano Andrea dell’Uva, che ha firmato il progetto di ristrutturazione e trasformazione del Palazzo nel segno della grande lezione di Gio Ponti, di artisti che si muovono sul confine tra arte e design come Martino Gamper e Antonio Marras, che hanno realizzato per lo spazio opere in dialogo con oggetti storici di Gio Ponti. E ancora la testimonianza della gallerista Lia Rumma, che ha affiancato Anna Maria Enselmi nella scelta e nella collocazione di una serie di opere nelle stanze del Palazzo, e quella di artisti del calibro di David Tremlett e Joseph Kosuth, che hanno ideato per il palazzo due interventi site specific. Site specific hanno realizzato anche gli artisti Marzia Migliora e Giuliano Dal Molin. Accanto a loro altri artisti di ultima generazione come Gian Maria Tosatti e Michele Guido, che nel documentario parlano delle loro opere presenti e il loro personale dialogo con il palazzo.
Palazzo Luce viene raccontato fino a quando ogni suo spazio, ogni stanza arriva a comporre un luogo armonico in cui architettura, arte e design convivono, dialogano, si esaltano nella loro vicinanza.
Affacciato sulla cavea del Teatro Romano, nel cuore antico di Lecce, Palazzo Luce è un progetto culturale corale ambizioso e straordinario, uno spazio immaginifico e in divenire dimora di una collezionista che si apre al mondo, in cui i volumi monumentali dell’edificio storico e le forme creative più attuali dialogano. Immaginato come una casa d’arte che accoglie i suoi ospiti, Palazzo Luce si svela in percorsi sempre diversi, che assecondano l’affascinante dedalo dell’edificio disegnato nel corso dei secoli: ogni spazio è abitato da opere d’arte e di design, interventi speciali, pensati dagli artisti in una dimensione viva e luminosa. Una fluida successione di ambienti invita alla scoperta e alla sorpresa: stanze, saloni, corridoi, dal piano nobile alle suppine, al coronamento della grande terrazza, al verde ombroso del giardino mediterraneo, con la sua vista segreta sul Teatro antico.
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