E’ un campo minato, la Campania. Da Napoli a Caserta, passando per Avellino e Benevento, fino alle isole è tutto un pullulare di case abusive: la bellezza della meta (50,6 per cento) degli immobili, tra i confini della regione, è da demolire. Non è questione di razzismo geografico ma la nuda e cruda realtà. Semplicemente, quelle abitazioni, non sarebbero state da costruire. Perchè è un attimo trovarsi a fare la conta dei morti dopo alluvioni, frane ed esondazioni che non fanno sconti a fondamenta ballerine e vite umane. Solo a Ischia ci sono 600 case in attesa di essere buttate giù. E gli anni passano, per non cambiare mai nulla.
I numeri, snocciolati nella “Relazione sugli Indicatori di Benessere Equo e Sostenibile 2022” pubblicata dal Ministero dell’Economia (riguardante il 2020), sono impietosi. In Italia ci sono 17,1 case fuorilegge ogni 100 edifici autorizzati dai Comuni. I valori più elevati, nemmeno a dirlo, sono al sud e nelle isole, dove l’abusivismo edilizio raggiunge rispettivamente il 44 e il 43 per cento. Di contro, le regioni più virtuose sono quelle del nord-est e del nord-ovest. A guidare la classifica delle regioni maglia nera, detto della regina Campania, ecco Calabria (46,6 per cento di costruzioni illegali), Molise e Abruzzo (45,8) e Sicilia (40).
Un altro dato significativo, contenuti nell’ultimo dossier “Abbatti l’abuso” stilato da Legambiente nel 2021, è quello che riguarda gli abbattimenti. Al sud, dal 2004 al 2020, solo il 32,9 per cento degli immobili colpiti da provvedimento amministrativo è stato demolito. Campania, Sicilia, Puglia, Calabria: in queste quattro regioni sono state emesse 14.485 ordinanze di demolizione 6.996 solo in Campania -e ne sono state eseguite appena 2.517 (il 17,4 per cento). In pratica, cinque volte su sei chi costruisce abusivamente una casa in Meridione è sicuro di passarla liscia. (fonte Libero)
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