Arriva il decreto-lavoro: contratto a tempo determinato più facile, via i vincoli fino a due anni.

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Verso la cancellazione delle causali previste per le assunzioni a termine

Sarà più facile per le aziende assumere lavoratori a tempo determinato con contratti fino a due anni. Dopo il Reddito di cittadinanza, il governo si prepara a rivedere anche le norme di un altro dei provvedimenti bandiera del Movimento Cinque Stelle, il cosiddetto «decreto dignità». Si tratta delle norme, approvate dal primo governo Conte, e che avevano introdotto delle stringenti causali alla sottoscrizione di contratti a termine superiori a 12 mesi da parte delle imprese, ossia esigenze temporanee e oggettive estranee all’attività ordinaria; sostituzione di lavoratori; e incrementi temporanei e significativi dell’attività. Sul tavolo del ministro del lavoro Marina Calderone, c’è un decreto legge in tema di lavoro che dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri entro la fine del mese. Il punto centrale del provvedimento sarà il superamento dei vincoli ai contratti a tempo determinato.

Contratto a tempo determinato, cosa cambia

L’intenzione è comunque di dare un ruolo centrale alla contrattazione collettiva. La regola generale sarà che fino a 24 mesi i contratti a tempo potranno essere stipulati dall’azienda e il lavoratore senza la necessità di introdurre una causale. Sarà poi possibile una ulteriore eventuale estensione di 12 mesi in base agli accordi che saranno inseriti nei contratti collettivi nazionali, territoriali e aziendali. Saranno, insomma, questi ultimi, a decidere le “causali” di una eventuale estensione dei contratti a termine. I contratti collettivi, secondo quanto riportano fonti al lavoro sul provvedimento, potranno anche stabilire che le causali debbano applicarsi prima dei 24 mesi, ma andrà chiaramente indicato perché la regola generale sarà l’assenza di vincoli per le assunzioni fino a 2 anni. Sul tema era intervenuto anche il governo Draghi con il decreto Sostegni-bis. Il provvedimento, accanto alle causali “legali”, aveva già introdotto possibili ulteriori motivi per allungare i contratti demandandone l’individuazione alla contrattazione collettiva. Ma la norma è scaduta a inizio ottobre e non è stata rinnovata.
«L’intenzione», spiega il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon, «è dare maggiore libertà e rimettere al centro la contrattazione collettiva».

Il provvedimento, tuttavia, affronterà anche altri temi, come un ammorbidimento anche dei vincoli informativi introdotti con il decreto trasparenza dell’ex ministro del lavoro Andrea Orlando che ha recepito la direttiva europea in tema di prevedibilità delle condizioni di lavoro. Il provvedimento prevede una serie di informazioni sui diritti e doveri che conseguono alla stipula del contratto di lavoro: i congedi retribuiti, l’importo iniziale della retribuzione con l’indicazione del periodo e delle modalità di pagamento, la durata delle ferie, la programmazione dell’orario di lavoro, nonché la previsione di prescrizioni minime relative alle condizioni di lavoro come il periodo di prova, il cumulo di impieghi, la prevedibilità minima del lavoro, la possibilità per il lavoratore con un’anzianità di almeno sei mesi di richiedere il riconoscimento di una forma di lavoro con condizioni più stabili.

I PASSAGGI

Tutte queste informazioni devono essere fornite al lavoratore in forma scritta, altrimenti le aziende sono passibili di sanzioni fino a 5.000 euro al mese. Da tempo le organizzazioni datoriali e i consulenti del lavoro, lamentano l’aggravio burocratico dovuto al decreto trasparenza. Soprattutto il fatto che le informazioni possono essere fornite, come prevede la stessa direttiva, sotto forma di un riferimento alle disposizioni legislative, regolamentari, amministrative o statutarie o ai contratti collettivi. Ma il governo Draghi non ha ritenuto di recepire questa semplificazione. Non solo. Il decreto trasparenza ha anche introdotto obblighi non espressamente previsti dalla direttiva. Dunque, soprattutto su pressione della Lega, l’intenzione sarebbe di “ammorbidire” i precetti del decreto trasparenza riducendo la mole di informazioni di fornire ai dipendenti. Il provvedimento allo studio, inoltre, dovrebbe affrontare anche la questione di Opzione donna, ripristinando le vecchie regole, probabilmente con qualche “aggiustamento” per i prossimi sei mesi in attesa che arrivi la riforma complessiva della legge Fornero. (Il Messaggero)

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