I Fantozzi, un po’ infreddoliti per i termosifoni razionati, si accalcano ad ascoltare, tanto l’Italia è fuori dai mondiali. Non è come per la chiamata notturna della visione spintanea in sala mensa della cagata pazzesca della Corazzata Potemkin di Ejzenstejn di un tempo; fosse programmato lo presenterebbe il direttore del Salone del libro di Torino, il 49nne barese Lagioia. Non è stato nemmeno proiettato un film del Uolter su Berlinguer, solo documentari su bradipi salvati mentre arrancano in autostrada, gli unghioli stringenti mazzette di banconote. I Fantocci non sanno cosa siano i Monk e pensano che il jazz sia un aperitivo desueto; si tengono a distanza dai conti Catellani, dai pochi capelli, nasi gocciolanti, parrucchini, baffetti, occhiali appannati che rimpiangono i tempi quando moraleggiavano sui vizi altrui. Oltre loro, nell’aria purissima, rarefattissima, su nell’altissimo, il brusio chiocciante e pigolante multilingua delle giovani nipotine Alfonsine, Melisenda, Pie ed Elly Serbelloni Mazzanti Vien dalla Suizzera. Detlinde è raggiante sotto il ritratto ad olio figurativo dell’amata Marzotto, ispiratrice di tutte loro.
L’Opa politica è stata lanciata su quella che Bersani chiamava la Ditta e che qui viene rilanciata come Megaditta, sottoposta all’Onda di banchi di miliardi di sardini, che nemmeno le nuotatrici coreografiche acquatiche della Williams, in ridistribuzioni di competenze e profumi naturali. I Fantozzi sono pronti ad accettare tutto anche questa Schlein, aristostrogota che minaccia di rivoltarli come tanti calzini. Casu e Majorini, goffi, accappottonati, tozzi, ammiccano a sentir parlare di odori naturali, stallaticamente chiamati in causa. Massa di paglia e fieno di capelli, Majorino gracchia costipato il suo umile ringraziamento alla contessa che ha rivolto un guantato segno di saluto ai proletari delle mense Caritas; snocciola auguri di felicità e figli maschi per tutta la sorellanza, anche quella diplomatica finita sotto protezione proprio prima della candidatura della sorella. Coincidenze temporali. Finendo di leggere da un taccuino visibilmente unto e macchiato, balbetta circostanziato infine l’hurrà per la Divina proprietà, la Megadirettrice galattica, tutta la famiglia che sta alle porte del cosmo su in Svizzera ed il Sistema che, mugugna tacitamente ed ossessivamente tra se e se, gli ha permesso di mai lavorare mai, per cui mai cambiare mai. stracolmi
I Filini Bettini li avvertono di non fare davvero una voce che si rischia il meccanico scioglimento di sudore ascellare, giusto uno step prima dell’estrazione degli organi Anche i Fracchia, più mostruosi, vedono male, le nobilpolitiche troppo lontane, troppo alte, in zeppa peripatetica. Folkloristici i vecchi governatori si guardano male l’un altro – il comunista sceriffo e l’usurpatore magistrato -, ma si intendono in un antico dialetto politichese, pane, politica e fantasia; sgradito ospite il leccaculo, cerca di farsi ammettere, impossibilitato a nascondere il passato socialista, abituato da decenni a sopportare il bullismo riservato ai semiti che si pavoneggiano nelle nere uniformi degli aguzzini. Cannottierati, raybanizzati, sandalizzati con calzino corto, i bagnini di maggioranza, fanno cerchio al loro esponente favorito dai sondaggi che non smette di calare la tazza in un’acqua melmosa per poi portarla alla bocca e berla, esclamando l’acqua di Rimini è buona anche per un bambino.
Le ex masse di fabbrica sono in imprenditori di nicchia protetta e lavoratori pubblici, coperti dalla seconda e terza attività che vanno avanti grazie a neri in nero. Simulacri e nerbo del passato restano i pensionati, in ottima salute, sindacalizzati e pullmanati, sempre a girare per manifestazioni.
I e le giovani non sanno nulla degli odi consumati, dei suicidi, delle belle manette tintinnanti che bloccavano il nemico destro. Non sanno nulla, di Fronte, Barriera Antifascista, Pci; non hanno neanche mai visto i Fantozzi. Ne approfittano tanti che dopo aver dato la caccia per decenni ai nemici politici da arrestare si sono ridotti a pontificare, novelle vergini, sui blog delle ex vittime in nome di tutti i principi già calpestati per la fu sanguigna legalità proletaria. Tutto è passato, non risulta alla memoria dell’avantgarde delle giovani del palco. Ora tocca alle principesse senza favole, madri inadeguate, figlie amate o abbandonate, donne imperfette, brutte lesbiche giustoviolente. Dopo le Lidie, Tane, Concite, Lilly, ora tocca all’Elly, al suo libretto, dal colore a foglia morta con french, La nostra parte ortodossamente amarxista. L’urlo della cozza nascente è una scossa elettrica degna dei torturatori brasiliani sui congressisti Fantozzi. Che sperano che l’ebrea aschenazita germanorientale americana svizzera anti Israele terzomondista bohème del Dams volontaria per Obama lesbica amazzone Zanzan ambientalista rotonde e Ztl amica di Gassmann e Ferragni, sia più ricca del Qatar.
Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.