Brandelli di farfalla accatastati in un angolo da formiche insaziabili. Non si chiedeva il perché, Lucy, non era importante, non c’era ragione…ma quella farfalla troppo curiosa, stroncata da un volo ossessivo, era precipitata a terra, le ali aperte di giallo e di viola, senza un lamento per la gioia, si fa per dire, di un esercito di formiche sbucate dal nulla.
Non c’era il sangue della morte, c’era il respiro di una promessa di vita, quasi una trasformazione naturale ad indicare che il sogno ha il dovere di diventare realtà.
Lucy, si accarezza il viso disegnato dai suoi ottant’anni, ricamando con due dita nelle rughe sogni e battaglie, verità di colori evanescenti e quel cuore matto di voglie, quel silenzio della rinuncia.
“La danza era il primo passo per innamorarmi della vita, qualcuno aveva scritto e sì … danzare è poesia, libertà, disegnare il sogno, il tuo, il mio e dare il volto a un’emozione che grida e indicare il mistero e sentire l’infinito della notte…”
Lucy ha maledetto ogni giorno quel moncherino di braccio a sinistra e due dita adunche a destra, dalla nascita, segni distintivi intollerabili di diversità, di emarginazione.
“Non si dica che l’intelligenza, la bellezza di un viso siano i valori che contano soprattutto…sono elementi che non influenzano in alcun modo un’anima lacerata da una menomazione così plateale, ma acuiscono un disagio sempre presente, una persecuzione…e combatti, perché così si deve fare…e te lo dice tua madre, tuo padre, ma quel “poverina” negli occhi degli estranei è la condanna. No, non ho superato quel destino irrazionale…e sicuramente ho adottato protesi innovative e quasi invisibili con i guanti, quando per il freddo diventavano un vezzo diffuso”
Lucy ora irradia un senso di solitudine, di assenza, di distacco, la purezza del viso ancora solenne, didascalie di sentimenti, le due dita, quelle dita, trasmettono pugnali di emozioni con due anelli giganteschi di sole e mare. Ma la voce si anima nel ricordare “Volevo graffiare il mondo, sputare veleno sugli alberi, annegare le stelle, tuffarmi nel mare e non ritornare. Ho mangiato rabbia e vergogna. Ho giocato la partita della vita con la forza della competizione, quando potevo…a modo mio sono stata una snob, una supponente maestrina di trucco e di eleganza, ma il sogno dorato di gesti nel vento, di ritmo che si fa danza… stava nelle immagini delle mie notti ad occhi aperte”
Lucy si guarda senza amore. Il caffè nella tazza rigorosamente di porcellana è freddo. Una litografia di Klee vorrebbe sorrisi. La biblioteca soffoca due pareti. Un leggio del 600, credo, offre un libro di filigrana e il Giappone modula stampe antiche e affreschi di poesia, Le Stagioni di Moucha riprodotte in batik su seta, scandiscono il passare del tempo. Suonano sussurrate dal ricordo gli Haiku di Matsu Basho
Il profumo dell’orchidea
penetra come incenso
le ali di una farfalla.
“Non c’è nulla che puoi vedere che non sia un fiore; non c’è nulla che puoi pensare che non sia la luna.”
Un piccolo giardino di Origami accende una mensola, i ritratti di Carla Fracci e Pina Bausch, le braccia a sfidare un’invisibile armonia.
“Perché il Giappone? Perché sa accarezzare il mondo con lo sguardo, ti annega di colori, sorride. Li vedi i miei servi da passeggio? Protesi modernissime, color carne, da usare con le maniche lunghe, proibitissimo gesticolare, usare il tatto per assaporare la morbidezza di un petalo, allacciarsi le scarpe da ginnastica, accarezzare un viso…ma ho imparato a cucinare, ad infilare perle per i miei gioielli, a dipingere fiori e farfalle…e poi studiare…un obbligo in famiglia, ma la Filosofia non mi ha regalato una risposta…l’Estetica mi ha ripetuto il bello orrido della mia fisicità…la vita mi ha prospettato dolcezze, bellezze e armonie per me impossibili
Mondo di sofferenza:
eppure i ciliegi
sono in fiore.
Come si fa ad abbracciare un uomo, vibrare, accarezzare le sue mani, toccare i suoi capelli, sentire le sue dita tra le mie…? Come si fa a rapire da un pianoforte la dolcezza di Chopin? Come si fa a danzare liberando nei gesti il cuore? Il tempo delle rinunce mi ha reso formica, con l’avidità di accumulare cose, di possedere…oggi per lei, Gaia, la mia bambina adottata in tarda età, piccola crisalide in attesa di volare. La farfalla della mia anima non ha mai conosciuto l’estasi dell’amore, della maternità, di un “sogno” realizzato… Rinunce…una donna incompiuta, sono”
Strappi di cronaca, una bambina impaurita “Perché questi uncini”, graffi a un gatto, fiori lacerati, insulti “E’ colpa vostra”, l’accettazione apparente per saper scrivere, il rifiuto per quel falso braccio bugiardo, la competizione di una brillante intelligenza per essere “prima”, la ricerca spasmodica dell’autonomia, studi con eccezionali risultati…e un padre nell’ombra protettivo.
“Milano sarà mia” e incontrò il grande Teatro, la pittura ancora sperimentale degli artisti, si sciolse di stupore per la raffinatezza dei Noh giapponesi e si innamorò della danza…e di Matisse con il suo girotondo di ballerini nudi, liberi, felici (La Danza)… e di Degas: grazia, movimento, gesti di poesia.
Là, nel parco vicino a casa, assorta in una stanchezza taciuta, con la monotonia dei giorni che si ripetono, si rivede mentre rileggeva Aristotele, Cartesio, Kant, Hegel… per offrire ai sui studenti la loro anima, il loro pensiero, alla ricerca della ragion d’essere della vita dell’uomo.
Aspettando il vento, ascoltando le voci dei fiori tra i fili d’erba. Ad occhi chiusi, rubando sogni alle nuvole, per lei, Gaia. E sì, le farfalle sono tornate.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano