“Messa in sicurezza del sistema trasfusionale lombardo, riposizionamento del coordinamento regionale entro l’attività di programmazione e pianificazione, centralità della donazione al servizio del malato, che va tutelata. Sono queste le richieste che Avis Regionale Lombardia ritiene indispensabili per la sostenibilità del sistema trasfusionale lombardo, che oggi non è in sicurezza”. Lo ha dichiarato il presidente regionale dell’associazione dei donatori del sangue Oscar Bianchi, che oggi ha incontrato i giornalisti nel corso di una conferenza stampa online. “Serve un impegno, forte e determinato del prossimo governo di Regione Lombardia, affinché, come primo atto, recepisca lo schema di Convenzione rispondente alle istanze di Avis, in termini di riconoscimento delle spese sanitarie che generano la perdita nelle attività di raccolta associative, allineando così le attività associative a quelle gestite direttamente dagli ospedali. – ha proseguito Bianchi – Le Avis del nostro territorio sono fortemente in difficoltà. Il sistema regionale associativo è in perdita di oltre 2 milioni di euro, una perdita coperta, fino ad oggi, dalle Avis Lombarde, che hanno utilizzato le loro risorse accantonate in 95 anni, risorse sottratte all’attività statutaria dell’associazione, e non destinate alla copertura dell’aumento dei costi sanitari, che sono esclusivamente di competenza del Sistema Pubblico. Abbiamo lavorato in tutti questi mesi per trovare a una soluzione con Regione Lombardia, ma, pur trovando apertura da parte della politica, abbiamo trovato uno scoglio al momento insormontabile, quello dell’ambito tecnico”. Le Avis sul territorio lombardo raccolgono, in convenzione con le ASST, il 40% (circa 200mila unità tra sangue e plasmaderivati) del sangue ed emoderivati con proprie strutture associative di raccolta (UDR e relative articolazioni).
Il 90% del sangue in Regione (circa 460mila unità tra sangue e plasmaderivati), compreso quello raccolto direttamente dalle strutture ospedaliere, viene donato da donatori Avisini (circa 270mila donatori). “Dati sintetici che sono chiaramente il segno dell’indispensabilità del contributo delle Avis lombarde al sistema trasfusionale di Regione Lombardia e che portano oggi Avis Regionale Lombardia a dichiarare la forte preoccupazione circa la ‘mancata sostenibilità’ del sistema lombardo. – hanno spiegato i rappresentanti dell’associazione di donatori – Si vuole portare in evidenza il fatto che le tariffe previste dalla Convenzione Stato Regioni, il cui schema tipo è stato approvato l’8 luglio 2021, risultano insufficienti, perché basate su dati economici del 2017 che oggi, come noto, hanno avuto più incrementi e anche di notevole entità. Le numerose interlocuzioni avute fino ad oggi con Regione Lombardia, per costruire uno schema di ‘convenzione unica regionale’, hanno avuto lo scopo di annullare le disparità territoriali/locali, di dare una parificazione economica delle attività di Avis a quelle effettuate nei Centri Trasfusionali pubblici e, soprattutto, hanno avuto l’obiettivo di garantire la sopravvivenza dell’Associazione, che ad oggi è in grave perdita economica/patrimoniale. Il coordinamento del sistema trasfusionale è in capo a SCR/Areu, che ha lo scopo di gestire Emergenza e Urgenza ma il sistema sangue non è emergenza e urgenza. È programmazione e pianificazione. Non possiamo essere considerati fornitori, bensì attori di pari livello delle ST ancorché accreditati e certificati. Dobbiamo muoverci dentro un sistema che risponda alla necessità quotidiana di cura delle persone attraverso il sangue ed emoderivati. Serve un cambiamento di rotta di carattere strutturale, facilmente attuabile, spostando la gestione del sangue dentro la Direzione Generale Welfare. Anche al fine di non doversi trovare nuovamente in una condizione come quella attuale, dove la parte tecnica rallenta l’obiettivo che è sì politico, ma soprattutto etico e a servizio del malato”, conclude l’associazione dei volontari del sangue.
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