La moda cambia: non è una notizia visto che per definizione le collezioni all’anno sono almeno due, fenomeno delle capsule collection a parte, ma questa volta a mutare sono ritmi, tono di voce e cadenza. La fashion week milanese dedicata alla moda uomo, che si avvia oggi alla conclusione con una mattinata dedicata solo alle sfilate digital, ha ben interpretato lo spirito del tempo: le sfilate sono 22 spalmate su quattro giorni, le presentazioni sono 31, più altre cinque su appuntamento.
Il tempo, inteso anche come durata e durabilità dei capi, a Pitti Uomo, kermesse che si è conclusa venerdì 13 gennaio, così come alla fashion week, diventa centrale, sia in nome della sostenibilità, sia in nome di una moda e di un lusso fatti bene, con tagli forse più classici, ma con materiali di eccellenza e con fibre in grado di garantire un’economia circolare. Ne è convinta Giusy Bettoni, fondatrice e ceo di Class (acronimo di Creativity lifestyle and sustainable synergy) ecohub internazionale di materiali innovativi e green. Dallo stand di tessuti “Blue di Cupro” di PureDenim realizzato con Bemberg by Asahi Kasei, la fibra con un’impronta di economia circolare ottenuta da linters di cotone (la corta peluria ancora aderente ai semi del cotone dopo la separazione delle fibre) attraverso un processo che garantisce credenziali di sostenibilità, Bettoni ha spiegato a FashionUnited, che la svolta risiede nel pensare a una moda che duri e i cui processi produttivi siano in totale sintonia con il pianeta e, solo alla fine della vita di un capo, permetta di chiudere il cerchio senza danni per l’ambiente.
I trend: Armani, Gucci, Canali, Prada, Tod’s, Boglioli
Ed è questo, anche senza tecnicismi e formule da laboratorio, il messaggio delle griffe della moda che, con le loro collezioni uomo per l’autunno inverno 23, hanno animato la fashion week milanese e i padiglioni fiorentini della Fortezza da Basso. Partiamo da Gucci, la cui sfilata, dopo l’addio dello scorso novembre del direttore creativo Alessandro Michele, era attesissima. In realtà, per la griffe di casa Kering, non si può parlare di vera e propria rottura con il passato e, soprattutto, con la direzione creativa di Michele, ma di una piccola inversione di rotta, un andare avanti senza clamore. Sembra quasi sotto tono la nuova collezione per l’autunno inverno 2023 2024 ma forse è il pubblico della griffe che si era abituato ai colpi di teatro. Sta di fatto che il team stilistico della griffe fiorentina ha portato in passerella una collezione che punta sulla pulizia delle linee, sui bei tagli delle giacche classiche ma un po’ over, proprio come i pantaloni classici scivolati, sulle t-shirt bianche, su camicie scivolate. Insomma, via pizzi e broccati, via leziosità e tocchi troppo eccentrici. In passerella non sono mancati cappotti lunghi fino al pavimento, onnipresente il cappello e il richiamo agli anni Ottanta con scaldamuscoli e stivali. Nulla di esageratamente sobrio, quindi, ma sicuramente diverso dal passato recente. Nel terzo trimestre 2022, i ricavi di Gucci sono stati pari a 2,581 miliardi di euro, in crescita del 18 per cento. Il marchio ha registrato un forte slancio in Europa occidentale, sostenuto sia dai clienti locali, sia dai turisti, in particolare dagli Stati Uniti. In Giappone i ricavi sono aumentati, mentre i risultati in Cina continentale sono stati contrastanti, con un impatto sulle vendite in Asia-Pacifico.
Rigore sartoriale, compostezza, semplicità ha caratterizzato anche la collezione uomo di Prada per l’autunno inverno 2023 disegnata da Miuccia Prada e da Raf Simons. Si tratta di una ulteriore esplorazione dei fondamenti della moda vista durante queste due settimane di moda uomo. I precetti modernisti di riduzione e semplicità si combinano con le loro apparenti contraddizioni: comfort, esagerazione, intimità. I dettagli estranei sono eliminati dagli abiti che avvolgono la forma in uno scambio tattile, contro il corpo nudo. Le silhouette sono enfatiche, amplificate e attenuate, esplorando l’estrema vicissitudine tra i volumi della couture attraverso l’architettura degli abiti.
Insomma, la griffe si è concentrata su ciò che è utile. Nessun orpello, nessuna concessione alla stravaganza, tranne gli svolazzanti colletti a punte lunghe. La maison ha archiviato il primo semestre 2022 con ricavi pari a 1,9 miliardi, +22 per cento rispetto al primo semestre 2021. Le vendite retail sono state pari a 1,7 miliardi, + 26 per cento rispetto al primo semestre 2021 e +38 per cento rispetto al primo semestre 2019.
Un altro marchio storico italiano, Boglioli, ha dato prova di saper coniugare tradizione e innovazione vivacizzando i capi più classici con un’atmosfera contemporanea. Il marchio ha presentato, nella suggestiva sala di Palazzo Reale, alcuni capi delle nuove collezioni uomo e donna, raccontando il Dna dell’etichetta: “una forte attenzione per la ricerca di materiali esclusivi e pregiati, silhouette destrutturate e confortevoli, e uno spirito che vuole evolvere i canoni dell’eleganza ricercandone il futuro”, come ha spiegato Francesco Russo, ceo di Boglioli.
E’ partito per un viaggio alla riscoperta dell’essenza dello stile italiano con un’eleganza moderna e senza nostalgie anche Tod’s. Decori e dettagli sono funzionali, per un guardaroba urbano di capi essenziali, rivisti nei volumi e nelle silhouette sartoriali, realizzati nei materiali dall’eccellente qualità. Il tutto in una palette cromatica che ruota intorno ai toni caldi, dal marrone al caramello al beige, in contrasto con inserti di grigio e bianco. Giorgio Armani ha optato per abiti scivolati e perfettamente tagliati, borse a mano, tessuti preziosi. Il tema della collezione è ispirato agli atri dei nobili palazzi del capoluogo lombardo. Atri che nascondono giardini, geometrie discrete di marmi pregiati e policromi a cui corrisponde la preziosità di certi tessuti usati per realizzare l’abbigliamento, come il cashmere, l’alpaca, i velluti e drapperia di nuova concezione. A chiudere la sfilata capi sportswear dedicati alla montagna e allo sci: tute, cappe e giubbotti imbottiti nei colori del rosso e del grigio.
Incarna l’uomo che vive di notte, la collezione di Charles Jeffrey Loverboy. In passerella modelle e modelli hanno indossato maxi maglioni con motivi etnici scozzesi, mini kilt e reggicalzini. Focus sui tessuti, invece, per Canali, azienda fondata nel lontano 1934. La collezione per l’autunno inverno 2023 è caratterizzata da un forte richiamo agli elementi della natura. La palette dei colori va dal grigio, al marrone, nelle declinazioni castagna e bruciato, al classico bianco e nero dei check, al cammello.
Sono state 800 le collezioni presentate a Pitti Uomo
Un certo classicismo, almeno nell’accezione legata a costruzioni e tessuti, ha caratterizzato anche le quasi 800 collezioni presentate alla Fortezza da Basso di Firenze ai 13500 buyer registrati, di cui il 33 per cento provenienti dall’estero. La kermesse, che quest’anno ha pensato anche all’eleganza di cani e gatti, con un’offerta mirata raggruppata nella sezione Pets, ha raggiunto i 18mila i visitatori totali. I primi 10 mercati esteri più presenti a questa edizione sono stati Germania, Olanda, Spagna, Gran Bretagna, Turchia, Svizzera, Francia, Stati Uniti, Giappone, Belgio. Dal Giappone sono arrivati oltre 190 buyer (erano 6 nel gennaio 2022), dalla Corea del Sud sono stati quasi 140 (rispetto ai 5 del gennaio 2022), così come sono tornati i buyer dalla Cina continentale, Cina-Hong Kong, Taiwan, Singapore e Tailandia, paesi che all’ultima edizione invernale erano stati quasi assenti, hanno spiegato gli organizzatori.
Sportswear e tradizione sartoriale: Knt, Herno, Boy London, Entre Amis
I trend vedono marchi strizzare l’occhio a sportswear e abbigliamento tecnico, come fa Knt. “La collezione gioca con le sovrapposizioni, reinterpreta il classico in chiave attuale, mantenendo tagli impeccabili ma lasciando spazio alle necessità dell’uomo moderno”, ha raccontato a FashionUnited, Mariano De Matteis che, con il fratello gemello Walter, è direttore creativo del marchio. Insomma, la tradizione sartoriale di casa Kiton resta un punto fermo, ma Knt punta a un target diverso ed è a tutti gli effetti un marchio con una propria identità. E non poteva essere altrimenti visto che i gemelli Walter e Mariano De Matteis, trentenni, rappresentano la terza generazione dell’azienda Kiton. I due direttori creativi rileggono il mantra di qualità, artigianalità e made in Italy che hanno respirato da quando erano bambini e lo ripropongono accogliendo le contaminazioni di mondi come lo sportswear e l’abbigliamento tecnico. Nella collezione la classica giacca in cashmere dal taglio impeccabile viene abbinata a felpe oversize, a polo con collo a camicia o a camicie girocollo. Il completo maschile abbina a giacche dalla vestibilità smilza gli iconici pantalaccio, ormai capo immancabile nelle collezioni di Knt. Tra i tessuti, anche il cashmere realizzato nel lanificio biellese di Kiton, pensato in nuovi disegni e fantasie per i cappotti monopetto dai colori naturali, proposti anche in versione con cappuccio. La palette di colori va dai neutri, ai classici blu e nero, al grigio chiaro, al rosso e al cammello. Presente anche il denim sia nei jeans 5 tasche, sia nei modelli cargo dalla vestibilità maxi, tutti proposti in 7 diversi lavaggi, dall’azzurro al nero. Capi unisex dal sapore rock, montoni over in ecopelle, pantaloni street style, righe e stampe, invece, caratterizzano la collezione autunno inverno 23-24 di Boy London, marchio inglese che ha scelto Pitti Uomo per avvicinarsi al mercato italiano. Attualmente il brand è presente con monomarca in Cina, Hong Kong, Taiwan, Thailandia e Macau. Entro fine anno dovrebbe essere aperto uno store a Londra, mentre il focus per il medio periodo è sull’Europa e, in particolare, sull’Italia.
Rilanciato sul mercato inglese nel 2009, il marchio è stato fondato nel 1976, data di apertura del primo negozio in Kings road, a Londra, da Stephane Raynor e da John Krivine. I capi di questa etichetta nel passato sono stati indossati da artisti come Andy Warhol e Madonna. Il brand ha molti fan nella comunità hip hop, da Rihanna a Wiz Khalifa, e gay: da Elton John a Boy George.
Sceglie il pop degli anni’80, proponendo uno sportswear rivisitato in un’ottica più rigorosa ma anche classici capispalla, costruiti con materiali innovativi e performanti, Herno.
Il lusso, per l’azienda guidata da Claudio Marenzi (che è anche il presidente di Pitti Immagine), si declina nei filati più nobili e nelle lavorazioni pregiate. Nella realizzazione dei capi trovano spazio il cachemire e il cashmere-seta che caratterizzano i piumini più chic. Il mondo sportswear offre pesantezze diverse di tessuti. Da un lato il tecnicismo con il neoprene per i capi dalle linee minimali, il nylon robusto e opaco e i cotoni tecnici; dall’altro il gusto vintage con le lane e il velluto. Cappotti, piumini e impermeabili hanno una palette colori che va dal color crema, al blue navy, al nero, al marrone testa di moro, al tortora, al verde college, al rosso. Due le anime della nuova collezione: quella minimal, contraddistinta da linee pulite ed essenziali, dal dominio dei colori nero, cammello e crema e quella Pop mountain ’80. Quest’ultima è caratterizzata da piumini super imbottiti, forme oversize, patch in colori shock blue elettrico, verde e viola intervallati dal bianco ottico, cammello e grigio asfalto.
Bianco sporco, blu navy, blu elettrico, coccio e cachi sono i colori di punta della collezione autunno inverno di Entre Amis. Il brand, che fa capo alla Ca Group dei fratelli Antonio e Angelo Casillo, è nato nel 2010 e si è imposto nel menswear grazie a vestibilità sartoriali e texture inedite, attestandosi come uno dei brand di riferimento del segmento pantaloni uomo. Prodotta in Italia, a Napoli, la nuova collezione è realizzata secondo il principio dell’artigianalità che adotta le tecniche più antiche. Filo conduttore sono sempre la tradizione sartoriale, la ricerca dei tessuti, la cura artigianale. La collezione fall winter 23 vede l’ingresso di Ivan Tafuro per la direzione artistica, designer indipendente di base a Milano. La novità principale è la rivisitazione del completo maschile, che qui viene interpretato ispirandosi più a uno stile “workwear” in un’estetica vintage, tipica delle vecchie uniformi. Per Tafuro l’obiettivo è “esprimere un’identità attraverso la moda”.
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