L’Area B non funziona. Quanto meno, se il suo scopo era ridurre il numero di ingressi di veicoli nel perimetro di Milano. E i dati sono eloquenti: nel 2022, la media è stata di 630.104 vetture al giorno (tra le 7.30 e le 19.30, orario in cui vigono le limitazioni di accesso), pari a circa 407.068 vetture (gli accessi possono essere multipli). Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la diminuzione è irrisoria: 0,8%. E la flessione registrata in ottobre, mese d’entrata in vigore del divieto di circolazione per le Euro 2 a benzina e le Euro 5 diesel, è durata lo spazio di un mese, avendo già novembre riportato i valori ai livelli precedenti. Per contro, l’amministrazione locale non diffonde informazioni su quanto accade prima delle 7.30, probabilmente temendo di rivelare la crescita dei passaggi di chi ha anticipato l’ingresso in città per sfuggire alla tagliola delle telecamere.
Meno mezzi e più cari. L’Atm, azienda di trasporto pubblico milanese, ha intanto “rimodulato” il proprio servizio, per far fronte a costi di esercizio sempre più elevati (colpa anche del prezzo dell’energia): dal 30 gennaio, su 27 linee di autobus e di tram le corse saranno tagliate del 3%. Può sembrare una riduzione minima, ma è eloquente il fatto che arrivi proprio nel momento in cui, dal 9 gennaio, il costo del biglietto è invece aumentato da 2 a 2,20 euro (quello giornaliero da 7 a 7,60 euro). Che vuol dire meno corse e più care. Ma le cose non vanno meglio per i pendolari che devono arrivare a Milano dall’hinterland: stando ai dati più recenti, la società ferroviaria Trenord ha soppresso nel solo mese di ottobre una media di circa 65 treni al giorno (in settembre, “solo” 54,5…). Un dato in costante peggioramento rispetto agli anni precedenti: erano stati 50 nel 2021, 39 nel 2018. Le statistiche poi dei cosiddetti “grandi ritardi”, che danno diritto a un rimborso, sono impietose. E c’è chi considera l’uso dell’automobile un lusso…
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