Con le scelte politiche di sinistra mancano i soldi e la Giunta vuole tagliare i centri estivi

Milano

Un buco di 5,4 milioni di euro, in forse anche le case vacanza del Comune: o stanzia i fondi il governo, o non sapremo che fare •

A rischio la prossima estate per le famiglie milanesi. I centri estivi e le case vacanze comunali per le scuole primarie potrebbero non partire o, nel migliore dei casi, avere una capacita di accoglienza più che dimezzata. A oggi, infatti, nel bilancio di Palazzo Marino mancano 5,4 milioni su questa voce di spesa, circa tre milioni per i centri estivi della città e 2,4 milioni per le case vacanze fuori Milano. Un grave disagio per i genitori lavoratori che non hanno la possibilità di affidare i figli a nonni o baby sitter.

L’allarme è stato lanciato dalla vicesindaca e assessora all’Istruzione, Anna Scavuzzo, durante la Commissione Bilancio di ieri. L’anno scorso il Comune ha aperto 41 centri estivi, che hanno registrato 3.200 iscritti per un totale di 7.600 slot disponibili. Molti bambini, infatti, li hanno frequentati per più di una settimana. Alle attività dei centri hanno partecipato anche 270 bimbi con disabilità. La prossima estate tutto questa delicato ingranaggio potrebbe saltare. Lo stesso discorso vale per le case vacanze fuori Milano. L’anno scorso i posti disponibili erano 2700, mentre per l’estate 2023 la migliore delle speranze è quella di poter ospitare 700 bambini. Sempre che l’operatore voglia rinnovare il contratto per così pochi posti. «I centri estivi e le case vacanze del Comune sono in appalto a due operatori diversi. In questo momento noi non abbiamo soldi da mettere su questi contratti in essere», sottolinea Scavuzzo. «L’unico modo per poter garantire il servizio anche la prossima estate è ricevere risorse aggiuntive dal governo o altri finanziamenti entro aprile. In quella data dovremmo dare una risposta agli operatori perchè ci sono dei vincoli di contratto da rispettare».

L’amministrazione meneghina ha già avanzato a Roma richieste di fondi aggiuntivi per l’estate. «Nella sessione di approvazione dell’ultimaLegge di Bilancio statale abbiamo presentato proposte per una decina di emendamenti sul tema. Alcuni sono stati bocciati, altri neanche discussi», spiega l’assessore al Bilancio di Palazzo Marino, Emmanuel Conte. «Milano èuna delle poche città italiane che offre centri estivi e case vacanze comunali», rincara la dose Scavuzzo. «Ce l’ha sempre fatta in autonomia ma, in questo momento, tutti i Comuni sono in sofferenza per gli extra costi e ha bisogno di aiuto per poter continuare a offrire questo servizio. Nel 2022 ce l’abbiamo fatta solo grazie a degli aiuti arrivati in corso d’anno e come ristoro a settembre». Insomma, l’ultimatum è chiaro: o qualcuno tira fuori i soldi o quest’estate molti genitori non sapranno dove lasciare i propri figli durante l’orario di lavoro.

«Capisco le difficoltà nel costruire il bilancio comunale in questa momento», osserva il consigliere di Fratelli d’Italia a Palazzo Marino, Marco Bestetti. «Auspico anch’io aiuti in questo senso da parte di governo e Regione. Ma stiamo parlando di una questione di priorità e scelte politiche. Si può risparmiare su altre cose ma l’infanzia e l’educazione sono gli ultimi settori su cui si dovrebbero effettuare tagli».

In questo panorama 2023 non certo roseo per i servizi educativi meneghini, perlomeno non verranno tagliati i posti negli asili nido. L’offerta rimarrà in linea con quella dell’ anno scorso. Mentre le scuole per l’infanzia hanno mediamente un numero di iscritti inferiore rispetto alla capacità, molti bimbi rimangono fuori dagli asili nido per carenza di posti: lo scorso novembre erano 1.144. «Ampliare i posti negli asili nido significava tagliare da altre parti», giustifica Scavuzzo. «Cercheremo di rendere i posti vuoti nelle scuole per l’infanzia una possibilità per potenziare i nidi». Intanto, pero, nei prossimi mesi chiuderanno cinque micronidi, l’asilo di via Palletta e le materne di via Spiga e via Cima, come era successo mesi fa a quella di via Baroni. Nel 2023 sono a rischio, in parte, anche le opere di edilizia scolastica. Mentre su quelle finanziate dal Pnrr si procede abbastanza spediti, a causa dei rincari delle materie prime si va a rilento su alcune iscritte al piano triennale delle opere pubbliche del Comune. Come, ad esempio, ilcantiere in programma sulla scuola di via Sant’Abbondio. «L’ultima legge finanziaria ha rivisto i listini prezzi», spiega Scavuzzo. «Quindi dovremmo rivedere il tariffario su molti appalti. E’un tema delicato per tutti i comuni». (Libero)

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