Dopo una settimana di Festival, tra fluidità, antirazzismo e femminismo, gli elettori danno una scoppola alla sinistra.
Molte analisi si possono fare sul risultato delle elezioni regionali in Lombardia e Lazio. Si può ragionare sull’affluenza bassissima, ovviamente. Su quanto questo incida o meno nella vittoria del centrodestra. Ma se occorre realizzare una riflessione a “caldo”, sull’unghia diciamo, una considerazione viene in automatico: la sinistra ha perso. E perso male. Perché non è riuscita a mobilitare i suoi elettori, perché è divisa fino alla morte, perché non riesce a intercettare le istanze dei cittadini. E tutto questo nonostante il più grande evento culturale dell’anno, Sanremo, che peraltro andava in onda nella stessa settimana del voto, abbia nell’ordine: strappato la foto di un ministro vestito da nazista, lodato fino allo stremo la Costituzione “intoccabile”, descritto il Paese come razzista, cantato l’amore fluido e il gender.
All’Ariston insomma è andato in scena il solito film, molto chic e molto poco in linea con i risultati delle urne. Sì, è vero: lo share di Amadeus è stato senza dubbio incredibile. Tenere incollati alla tv 10 o 12 milioni di telespettatori (peraltro con musica scandente) non è cosa da tutti. Ma il risultato in Lombardia e Lazio dimostra che poi gli elettori votano con la matita diversamente da come usano il telecomando. Tony Damascelli, sul Giornale, ha definito il Festival un “carnevale” che “ha stretto a coorte milioni di italiani per share” ma “non per condivisione”. Verissimo. E quando Stefano Coletta dice che “la televisione deve rappresentare tutta la società, nella sua interezza” ha ragione, ma c’è un problema: qui si sono dimenticati di una grossa fetta di Italia, quella conservatrice e di destra, che di atti sessuali simulati in prima serata non vuole vederne; che di sentirsi additare come “Paese razzista” ne ha le palle piene; che l’agguato di Fedez a un ministro del governo lo ha trovato sbagliato e non “espressione artistica”; che di generi ne conosce due (maschio, femmina) e non centomila; che di prediche sul femminismo fatte da un’influencer con una vita perfetta ne fa anche a meno, così come di monologhi lagnosi di attrici affermate che non hanno avuto figli.
Insomma: inutile dire che la “narrazione” del Festival non è stata esattamente la narrazione del Paese reale. Ha strizzato l’occhio a sinistra e bacchettato, molto, il centrodestra. Ma come avevamo già avuto modo di dire Fedez e Sanremo nuocciono gravemente al Pd. Il Pd ha preso una scoppola alle politiche, ne ha rimediata un’altra alle regionali e in 6 mesi non è ancora riuscito a darsi un segretario. I rapporti col resto del centrosinistra sono ai minimi storici, tant’è che nelle due regioni si sono presentati con coalizioni differenti. Manca un progetto politico comune tra Pd, M5S e Terzo Polo. I punti di contatto tra queste tre forze sono molti meno di quelli dei tre tenori del centrodestra, al netto delle normali divisioni interne. Alla sinistra manca tattica politica, mancano le alleanze, i leader e pure le proposte politiche. Oltre ovviamente agli elettori. Una situazione disastrosa. E Sanremo non li salverà.
Giuseppe De Lorenzo (blog Nicola Porro)
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