Affori, Baggio, Chiaravalle, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino oggi sono toponimi identitari di diversi quartieri di Milano, ma fino al 1923 erano comuni autonomi, con la propria sede municipale (spesso denominata “Casa comunale”), il cimitero e la scuola elementare; con propri sindaci, maestri, medici condotti, levatrici e altro. Pochi anni prima, nel 1918, era stata la volta di Turro Milanese, piccolo comune attraversato dalla via Padova, lunga arteria che copriva ben tre comuni: Milano, Crescenzago e, appunto, Turro. Le tappe che portarono a questa fusione (chiamata all’epoca aggregazione, ma a volte anche annessione) sono complesse e ricoprono un discreto arco di tempo. Le premesse le pose negli anni del primo conflitto mondiale Emilio Caldara, primo sindaco socialista di Milano, in carica dal 1914 al 1920. La conclusione e il risvolto istituzionale avvenne invece in un clima politico completamente diverso: a capo del governo c’era Benito Mussolini e a Milano il sindaco Luigi Mangiagalli era alla guida di una coalizione di centro-destra composta da liberali, fascisti e popolari. Di fianco un articolo pubblicato nel 1923 sulla Città di Milano, rivista ufficiale del Comune, che offre una panoramica della realtà economica e territoriale degli 11 comuni al tempo della loro annessione.
Laurea Magistrale in Lettere Moderne. Master in Relazioni Pubbliche.
Diploma ISMEO (lingua e cultura araba). Giornalista. Responsabile rapporti Media relations e con Enti ed Istituzioni presso Vox Idee (agenzia comunicazione integrata) Milano.