In Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, le persone con disabilità, ovvero coloro che hanno problemi di salute nonché gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali, sono oltre il 5% dell’intera popolazione, ossia tre milioni e centocinquantamila cittadini. Nel corso degli anni, il processo di inclusione in atto, ha fatto registrare diverse fasi e processi tesi a migliorare il vissuto quotidiano di ognuno. Interris.it, in merito alla condizione attuale dei cittadini con disabilità e alle tematiche che segneranno maggiormente il prossimo futuro, ha intervistato il Ministro per le Disabilità, la dott.ssa Alessandra Locatelli.
Il profilo istituzionale
Alessandra Locatelli nasce a Como il 24 settembre 1976. Laureata in Sociologia, ha svolto esperienze di volontariato in Italia in diverse strutture sociali e socio sanitarie, presso associazioni che si occupano di sport e disabilità, nei servizi di urgenza ed emergenza e in Africa in centri per bambini. Ha lavorato per molti anni nel campo dell’assistenza, della cura, dell’educazione e dell’accoglienza di persone adulte con disabilità intellettiva. Ha diretto una Comunità Alloggio a Como, è stata assessore alle Politiche Sociali e Vicesindaco, parlamentare e assessore alle Politiche sociali e della Famiglia di Regione Lombardia. Dal 22 ottobre 2022 è Ministro per le Disabilità nel governo Meloni.
L’intervista
Ministro, quali sono i temi più importanti riguardanti le persone con disabilità su cui si sta concentrando la Sua azione al ministero per le Disabilità?
“Il mio mandato sarà ispirato dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità, dal rispetto della persona e dalla consapevolezza che oggi è prioritario promuovere e rafforzare a tutti i livelli la collaborazione tra istituzioni, enti del Terzo settore e associazioni. L’obiettivo è dare centralità alla persona per migliorarne la qualità di vita e supportare le famiglie. Lo faremo innanzitutto attraverso la legge delega per la disabilità e con la riduzione dell’estrema frammentazione di norme e di fondi che riguardano il tema della disabilità. Abbiamo iniziato a lavorare in questa direzione: in legge di bilancio ho voluto inserire un fondo sperimentale, che abbiamo chiamato ‘Fondo per le periferie inclusive’, da 10 milioni di euro, destinato alle città con popolazione superiore a 300mila abitanti. L’obiettivo è stimolare la coprogrammazione e la coprogettazione e replicare esperienze positive in tutto il Paese, per generare azioni virtuose in contesti svantaggiati che possono rigenerarsi ed essere più inclusivi”.
In base alla sua esperienza e visione, a che punto è il nostro Paese sui fronti dell’inclusione scolastica e lavorativa delle persone con disabilità?
“La strada da percorrere è ancora lunga, ma sono convinta che il momento storico di cambiamento e transizione nel quale viviamo ci dia la possibilità di fare importanti e ulteriori passi in avanti. I temi dell’inclusione scolastica e dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità sono prioritari. Oggi la prospettiva è cambiata: ogni persona ha un talento e delle competenze che portano un valore aggiunto alla nostra società. E tutti insieme abbiamo il dovere di valorizzare queste competenze e di dare a tutti la possibilità di contribuire alla crescita economica e civile del nostro Paese. È il motivo per il quale ho deciso di istituire un Tavolo tecnico sulla legge 68 del 1999 che partirà nelle prossime settimane. L’obiettivo è rivedere e attualizzare la norma”.
I caregiver sono fondamentali per l’assistenza quotidiana alle persone con disabilità, qual è il suo impegno su questo versante?
“Il nostro Paese ha l’urgenza e la necessità di dare una risposta alle persone che, con amore e dedizione, si occupano dei propri cari con gravissima disabilità, malattie cronico degenerative o rare, o con terapie complesse da seguire. Anche su questo tema ho deciso di istituire un Tavolo di lavoro e di confronto: le iniziative assunte dai precedenti governi con l’istituzione del fondo per il sostegno ai caregiver devono concretizzarsi in un’effettiva tutela. I caregiver familiari sono persone che amano e che curano e non possono continuare a rimanere invisibili”.
Cosa pensa della normativa sul cosiddetto “Dopo di Noi”? Quali margini di miglioramento ci potrebbero essere?
“La Legge 112/2016 è uno strumento innovativo che ha permesso l’avvio di tanti progetti di vita autonoma e nel tempo ha iniziato a cambiare la prospettiva sull’accompagnamento alla vita adulta per le persone con disabilità grave. Ci sono criticità nella rendicontazione e nel monitoraggio delle risorse del Fondo, ma ci attiveremo per sostenere i territori nella promozione e nella gestione dei percorsi abitativi e dei progetti. Ho firmato il decreto di istituzione di un Tavolo tecnico che ha l’obiettivo anche di individuare ipotesi di modifiche normative per rendere l’azione amministrativa più flessibile e coerente con la legge, ma anche di eventuali modifiche normative per potenziare i meccanismi giuridici volti a proteggere le risorse patrimoniali delle persone con disabilità, dei loro familiari o di terzi in favore dei percorsi di vita delle persone con disabilità. Il Dopo di noi, in realtà, si costruisce prima, è un ‘Durante noi’; serve iniziare a progettare il futuro delle persone con disabilità insieme alle famiglie”.
Quale messaggio vorrebbe lanciare alle persone con disabilità e alle loro famiglie?
“Il Ministero per le Disabilità è nato nel 2018 grazie ad un’intuizione di Matteo Salvini e della Lega, e da allora sono stati creati progetti importanti e sono state investite nuove risorse per sostenere le persone con disabilità e le loro famiglie. La strada da percorrere è certamente ancora lunga, ma c’è grande attenzione e sensibilità su questi temi. Con il Piano Nazionale d’azione sulla disabilità, elaborato dall’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, implementeremo le strategie e le azioni da intraprendere nei prossimi anni mettendo al centro il progetto di vita, le persone con disabilità e le loro famiglie, i percorsi di autonomia e vita indipendente, e quelli di formazione e inclusione lavorativa, senza dimenticare l’importanza dell’integrazione sanitaria. Lo dico spesso: spero che tra qualche anno non ci sia più bisogno di una persona che debba dar voce alle persone con disabilità e ai loro diritti, ma che tutti i livelli istituzionali diventino consapevoli della portata universale delle loro azioni politiche. La strada è tracciata e abbiamo il dovere tutti insieme di andare avanti con coraggio e convinzione in questa direzione”. (Interris)
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