Il centrodestra vince ovunque, ma non a Milano. Perché?

Milano

“A un certo punto dobbiamo capirci: qui le cose sono due. O i milanesi sono masochisti oppure il centrodestra sta sbagliando qualcosa. Io non sono Calenda, non penso che gli elettori, per definizione, possano avere torto. Quindi probabilmente stiamo sbagliando qualcosa di grosso noi”.

Scuote la testa Franco Vassallo, Responsabile per le politiche abitative e decentramento del coordinamento cittadino di Milano di NOI CON L’ITALIA. Le elezioni sono andate certamente bene. A condizione che non siate di centrodestra e Milanesi. Di Milano città, quanto meno. Già, ma cosa stiamo sbagliando?

“Partiamo da una prima considerazione: abbiamo perso anche il 26 settembre, alle elezioni politiche. Lo dico in premessa perché la prima idea che potrebbe venirci è che la colpa sia tutta del candidato. Ma non è possibile accusare Giorgia Meloni di essere “sbagliata”, come leader. I numeri ce lo impediscono. E non credo lo sia nemmeno Fontana. Quindi il problema non è (solo) chi candidiamo. C’è qualcosa di più profondo. E deve esserlo molto, perché in un mese qui sono aumentati i biglietti, sono partite migliaia di lettere di riscossione nelle case popolari, si è avuto l’aumento degli asili, c’è stata la proposta di Milano ai 30 allora, Area B continua a marciare verso il disastro. Eppure Majorino vince di 10 punti. Cosa diamine sta succedendo, verrebbe da chiedersi.

Io credo che la risposta sia dolorosa, ma che dobbiamo darcela: stiamo sbagliando tutto noi, nel nostro approccio.

Prima di tutto, il centrodestra, con alcune lodevoli e coraggiose eccezioni, ha candidato una serie di recordman di voti dell’hinterland. Tutta gente competente che farà certamente benissimo, ma rispetto al battaglione cittadino del PD non attirava il voto Milanese. E questo ha indotto gli elettori a pensare che, ancora una volta, non sarebbe cambiato nulla. E a restare a casa. Ma soprattutto siamo rimasti vittime di quella che, con molto dolore, sono costretto a chiamare Sindrome delle Periferie.

Milano, a destra, è una gigantesca San Siro. O una lunghissima via Padova. O, ancora, una sterminata Rogoredo. Perché là siamo forti. Solo che, e consentitemi un “per fortuna” non è precisamente così. Milano ha molte facce. Ma noi ci sforziamo di parlare solo con quella che ci dà ragione. Non ci sforziamo di parlare agli altri. Li guardiamo con astio e ci rifiutiamo di ascoltarli. Non ci credete? Quando diamo del radical chic a chiunque chieda meno macchine in strada, inclusi quelli che non lo fanno per ideologia, ma per puro buonsenso, non ci facciamo un favore.

Vogliamo essere provocatorii? Va bene, ci sto: Area B è una fesseria e lo sanno anche nel PD. È una fesseria perché toglie l’auto ai Milanesi. Ma affronta un enorme problema: ci sono 700 mila cittadini che di sera respirano aria buona, magari in Brianza, e di giorno portano lo smog tra le vie cittadine. Senza pagare nulla. Questo è un problema, ci crediate o meno, che ha “solo” 300 anni. Pochi lo sanno, ma fuori dalle Mura Spagnole c’è stato per qualche secolo un Comune, detto dei “Luoghi Santi”. Questa ciambella fu sciolta qualche anno dopo l’Unità di Italia esattamente per questo problema: chi ci viveva godeva dei benefici di Milano, ma non pagava.

La congestion tax voluta dalla Regione e da Letizia Moratti aveva questa logica. Poi è stata dirottata e trasformata nel mostro di Area C e poi allargata in Area B. Ma il principio non era sbagliato: per fare un favore a Rho noi non possiamo sacrificare il benessere del centro. Che poi si fa presto a dire “centro”, Corso Buenos Aires ha il medesimo problema. E come si risolve? Chiediamo un pedaggio ai non residenti. Fine. Lasciamo la macchina ai nostri anziani, gli altri pagano.

Ovviamente sto solo facendo un esempio, magari errato, ma mi interessa il concetto: per vincere a Sesto e San Donato, stiamo perdendo a Città Studi e City Life. E questo non ha alcun senso. Giusta la battaglia per contenere gli aumenti dei mezzi pubblici. Sbagliata quella per far pagare a tutti lo stesso, facendo sconti all’hinterland e facendo ricadere la cosa sui Milanesi.

La casa poi è la prossima trappola in cui cadremo: i cittadini milanesi non vogliono case meno care. Vogliono semmai servizi migliori e all’altezza. E allora insistiamo sulla qualità delle partecipate (che sta crollando a picco). Comunque ho parlato anche troppo, voglio chiudere riassumendo: il 2026 è dietro l’angolo. Non è (lo ripeto: SOLO) questione di leadership e nomi. È questione di visione. Le buche per terra sono un problema, ma non IL problema. Dobbiamo dare ai nostri concittadini una visione nuova di città. Altrimenti ci prenderemo un’altra sonora batosta”

2 thoughts on “Il centrodestra vince ovunque, ma non a Milano. Perché?

  1. Basta con queste ciclabili demenziali assurde inutili e dannose per la normale viabilità.
    Le ciclabili si fanno solo dove c’è spazio sufficiente senza che venga tolto a parcheggi e al traffico. Vigili in giro…chi li ha visti? ATM a prezzo politico per invalidi e disoccupati. Case popolari disastrate e occupate.

  2. Io penso che invece a Mil.ano si sia già radicata, prima di ogni altro luogo, una pericolosa idiocrazia buonista di origine borghesotta, personaggi che non mancano mai di votare per mantenere il proprio ‘fuedo’ meneghino.. Gli aitri cristi si sono rotti le balle, si disinteressano e non votano più.

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